bombardamento kiev
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La vendetta di Putin sono 80 missili su città e civili in Ucraina

Kiev, Dnipro, Odessa, Mykolaiv sono state bersagliate da missili a lungo raggio come rappresaglia per il camion bomba sul ponte in Crimea. Un segno di forza ma anche di debolezza

Vendetta, è questa la parola che è risuonata al Cremlino subito dopo l’attacco al ponte di Kerch dello scorso 8 ottobre. E vendetta è stata. Questa mattina i russi hanno colpito diverse città in tutta l’Ucraina e secondo quanto riportato dai media locali e internazionali ci sono state almeno cinque esplosioni a Kiev, ed attacchi anche a Dnipro, Odessa, Mykolaiv, Khmelnytski e Zhytomyr, Leopoli (15 missili) e Sloviansk dove quattro persone sono morte. A Kiev per la prima volta dopo mesi le stazioni sotterranee della metropolitana sono tornate ad essere il rifugio per la popolazione e il primo bilancio stilato sul Telegram da Anton Gerashchenko, consigliere del capo del Ministero degli affari interni dell’Ucraina, parla di cinque morti e 12 feriti. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che ci sono «morti e feriti» negli attacchi di stamani che hanno colpito diversi centri del Paese, compresa Kiev. Ha inoltre chiesto alla popolazione di «non lasciare i rifugi, i russi stanno cercando di distruggerci e spazzarci via dalla faccia della Terra e distruggono la nostra gente mentre dorme a casa a Zaporizhzhia, uccidono le persone mentre vanno a lavorare a Dnypro e Kiev». Dopo quello dell’altra notte dove sono morte 17 persone, i russi hanno ancora attaccato un edificio a Zaporizhzhia e secondo il capo dell’amministrazione militare della città, Oleksandr Starukh«Il terrore del nemico continua. A seguito dell’attacco missilistico nel centro di Zaporizhzhia, un edificio residenziale a più piani è stato distrutto. Ci sono vittime». L’ultimo bilancio delle vittime arriva dopo i ripetuti attacchi alla città degli ultimi giorni e secondo le prime stime le persone uccise nell’ultima settimana sarebbero almeno 43. Intanto sul campo prosegue senza sosta la controffensiva ucraina che secondo Natalia Humeniuk, portavoce del comando militare meridionale, ha portato alla riconquista «di oltre 1.170 kmq in direzione di Kherson. Continuano i lavori di consolidamento del territorio, di bonifica e le operazioni di stabilizzazione, poiché gli insediamenti in cui entriamo contengono molte sorprese lasciate dagli occupanti russi».



Lukashenko cede ai ricatti di Putin e schiera la truppe

Brutte notizie anche dalla Bielorussia, dove secondo i media ucraini, il dittatore Aleksandr Lukashenko prima ha accusato Kiev «di preparare un attacco contro la Bielorussia poi ha convocato una riunione urgente con i vertici delle forze armate e della sicurezza di Minsk». Successivamente è arrivata la comunicazione nella quale si spiega che russi e bielorussi hanno deciso di schierare un gruppo regionale congiunto di truppe e Lukashenko ha dichiarato: «In relazione all'aggravamento della situazione ai confini occidentali dello Stato dell'Unione, abbiamo deciso di schierare un raggruppamento regionale della Federazione Russa e della Repubblica di Bielorussia», il presidente bielorusso che ha aggiunto: «La base, l'ho sempre detto, di questo raggruppamento è l'esercito, le forze armate della Repubblica di Bielorussia. Devo informarvi che la formazione di questo raggruppamento è iniziata». In precedenza, il presidente bielorusso aveva addirittura accusato «la Nato e altri Paesi europei stanno valutando la possibilità di lanciare un'aggressione contro la Bielorussia. In Occidente c'è la convinzione diffusa che l'esercito bielorusso parteciperà in modo diretto all'operazione militare speciale sul territorio dell'Ucraina. Dopo aver creduto a queste teorie, la leadership politico-militare dell'Alleanza Atlantica e un certo numero di paesi europei sta già valutando apertamente le opzioni per una possibile aggressione contro il nostro paese, fino a un attacco nucleare». Ora bisognerà vedere se il fronte interno bielorusso gli crederà e lo seguirà e non è così scontato che questo possa avvenire.

Oggi molte cose potrebbero cambiare

Tra circa un ora si terrà una riunione del Consiglio di sicurezza russo (38 membri), che vedrà la presenza anche del presidente Vladimir Putin. Di sicuro ci saranno il Primo ministro, i presidenti delle due camere (Consiglio Federale e Duma di Stato), il capo dello staff di Putin, 3 ministri (Difesa, Esteri e Interni), i direttori di Fsb, Svr, Guardia Russa e il segretario del Consiglio. Di certo si discuterà della guerra e di quanto accaduto sul ponte di Crimea, tuttavia, potrebbe essere anche l’occasione per annunciare nuovi cambiamenti all’interno dello Stato russo. Quali? Il canale Telegram della Compagnia militare privata Wagner, di proprietà dell’oligarca Yevgeny Prigozhin, fedelissimo di Putin, da giorni ha preso di mira il ministro della Difesa Sergeij Shoigu e il capo di Stato maggiore, Valerij Gerasimov, entrambi accusati pubblicamente dal leader ceceno Razman Kadyrov e dallo stesso Prigozhin di essere i responabili anche del tracollo avvenuto durante la controffensiva ucraina. Secondo quanto affermato Shoigu e Gerasimov verrebbero sostituiti con il governatore di Tula Alexey Dyumin e il vice comandante in capo delle Forze di terra, il tenente generale Alexander Matovnikov.

Russi in difficoltà sul campo

Tornando al campo di battaglia cosa sta succedendo e come sta procedendo la mobilitazione russa? Secondo il Generale di Corpo d’Armata Maurizio Boni: «L’esercito russo è in grandissima difficoltà sul terreno e credo che le nostre analisi debbano essere sostenute, in questo momento, da qualche dato effettivo di riscontro, ancorché drammatico, per poter pienamente valutare la gravità della situazione. Alla vigilia dell’invasione l’esercito russo era in grado di esprimere una forza terrestre operativa reale di poco meno di 200.000 soldati attivi e regolarmente addestrati, e la forza d’invasione russa era costituita da circa 190.000 uomini».

Mentre scriviamo, le stime sulle perdite parlano di più di 50.000 tra morti, feriti e dispersi, senza contare le defezioni. In termini di manpower si è già superato abbondantemente il limite oltre il quale ogni esercito dovrebbe fermarsi».

Possiamo fare lo stesso ragionamento per le armi? «Esattamente, prendiamo ad esempio la situazione dei carri armati: all’inizio dell’invasione ne risultavano circa 3.300 in linea (combat ready) e solo 1.900-2000 dei quali upgraded aggiornati, cioè, alle più recenti versioni dell’armamento, dei sistemi di puntamento e tiro, della parte motoristica e della blindatura. I dati sulle perdite parlano di più di 1300 carri distrutti (conferme visuali) e 440 abbandonati e catturati dal nemico. Arriviamo a sfiorare il 60% delle dotazioni. Di fatto, almeno il 50% delle forze corazzate ucraine sono equipaggiate con i carri lasciati sul campo dai russi. Per gli altri mezzi la situazione non cambia molto».

Intanto la Moldavia ha denunciato la violazione dello spazio aereo moldavo da parte dei missili russi lanciati stamane contro diverse città dell'Ucraina, tra cui la capitale Kiev.testo Piazza

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Stefano Piazza