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Migranti, missione Sophia dimezzata: Europa senza navi nel Mediterraneo

Ecco cosa succede dopo la decisione di rinunciare al controllo europeo. Tutto in mano ai libici (addestrati da noi)

Dal 1° aprile non ci saranno più navi europee (e della Marina italiana) a pattugliare il Mediterraneo. Combattere i trafficanti di uomini e salvare i migranti, ma senza imbarcazioni, è il compromesso messo a punto da Bruxelles che ha prorogato di sei mesi l’operazione Sophia, in gergo EuNavforMed. Una decisione che di fatto lascerà le acque del Mare Nostrum senza controllo europeo, limitandosi a dare appoggio alla guardia costiera libica, la più temuta proprio dagli stessi migranti che si rifiutano di sbarcare a Tripoli temendo di finire in carcere.

Perché Sophia è stata dimezzata

Una decisione arrivata da uno scontro in qualche modo tutto italiano. Da una parte il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che già a dicembre aveva chiesto di modificare la missione, a guida italiana dal 2015, che ha portato ad approdare nei porti italiani, ora chiusi ai migranti, decine di navi. Dall’altra l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini, che ha sempre difeso l’operazione e che più fonti riferiscono furiosa.

Un braccio di ferro che già si era visto a fine 2018 quando si decise per una proroga fino al 31 marzo, sperando in un compromesso. Un accordo si è trovato, con l’intervento di Francia e Germania, ma che di fatto rinuncia al controllo in mare. Dal 1° aprile della missione, nata dopo la morte di 700 migranti nel Canale di Sicilia, resterà solo il pattugliamento aereo, mentre in acqua ci sarà solo la guardia costiera libica, addestrata dagli europei.

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Le tappe del ritiro dal Mediterraneo

A dare il via libera alla decisione sono stati gli ambasciatori dei 28. Ora sarà il Cops, Comitato politico e di sicurezza, a dare l’ordine al comandante della missione, l’ammiraglio italiano Enrico Credendino. A quel punto dovranno ritirarsi le tre unità navali impegnate, mentre resterà operativo il controllo aereo. Se è vero, infatti, che l’operazione Sophia ha più volte cambiato volto, le sue navi fino ad ora potevano essere coinvolte nel soccorso dei migranti.

Con le nuove norme non più. In caso di avvistamento di barconi o naufraghi gli aerei di pattuglia dovranno avvisare il comando dell’operazione a Roma cui toccherà contattare le autorità del paese competente. Gli uomini di Sophia potranno solo partecipare all’addestramento del personale libico, che starà in mare. Il più temuto da ong e migranti, pronti anche a dirottare una nave pur di non essere costretti a sbarcare.

Tutti i numeri della Missione Sophia

Eppure l’operazione Sophia il suo nome lo lega proprio al soccorso in mare: è il nome dato ad una bambina nata su una nave che ha salvato la madre, somala, il 22 agosto 2015 al largo delle coste libiche. Ad oggi all'operazione europea per il Mediterraneo partecipano 26 su 28 nazioni europee. Per l’Italia sono state schierate via via le navi più rappresentative, dalla Cavour alla San Giorgio, dalla Zeffiro alla San Marco. Navi che dovranno restare in porto.

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Anna Migliorati