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Antonio Masiello/Getty Images - 22 ottobre 2018
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Migranti a Claviere, cosa dicono gli accordi tra Italia e Francia

Tensione alta tra Roma e Parigi, funzionari del Viminale alla frontiera. Ecco cosa prevedono i trattati in caso di rimpatri

A nulla sono servite le parole del ministro dell’Interno francese, Castaner, che ha esortato al dialogo sul tema migranti. Come annunciato dal vicepremier Salvini, i funzionari del Viminale sono arrivati a Claviere, in Piemonte, al confine con la Francia. Il loro compito è quello di bloccare i migranti rispediti dalla gendarmeria di Parigi in territorio italiano, controllando che non si ripetano episodi come quello di venerdì 19 ottobre quando agenti transalpini hanno abbandonato alcuni migrantinei boschi subito dopo la frontiera italo-francese.

Dopo la prima camionetta con una decina d poliziotti italiani, dunque, ecco i funzionari della Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia di frontiera (Dipartimento pubblica sicurezza) che controllano il rispetto degli accordi internazionali. Secondo l’Eliseo, che si era scusato attribuendo la responsabilità a un "errore" di alcuni gendarmi inesperti, non sarebbe comunque stata infranta alcuna legge. Non la pensa così Roma e in particolare il ministro dell’Interno, Salvini.

Cosa dicono gli accordi

La Francia, pur ammettendo quello che ha chiamato un “errore” del 19 ottobre, sostiene che non ci sia stata violazione degli accordi internazionali e bilaterali tra Parigi e Roma. Ma il Viminale spiega che quelli scaricati di notte dai gendarmi d’Oltralpe non erano “dublinanti” e il “rimpatrio non era autorizzato”.

Per dimostrarlo è stato ricordato che i respingimenti, previsti nel caso di "migranti secondari", prevedono un iter ben preciso: ad esempio, coloro che venissero trovati in un paese europeo differente da quello in cui hanno chiesto asilo e dove dovrebbero rimanere fino all’ottenimento dello status, dovrebbero essere accompagnati in una stazione o presidio di polizia italiano, non abbandonati nei boschi.

"La stazione di polizia di Bardonecchia" - hanno spiegato fonti francesi  - era "informata correttamente in relazione al trasferimento di due stranieri illegali al confine". Questi, però non sono stati affidati ai colleghi italiani, come prevedono le norme del Trattato di Dublino III, in vigore dal 2014. E’ proprio quanto previsto nel caso dei voli charter dalla Germania all’Italia, già al centro di una recente polemica.

Il regolamento europeo prevede anche che il migrante possa essere rimpatriato entro i tre mesi dal suo sconfinamento. Superato questo termine è il Paese secondario a doversene fare carico. In caso di trasferimento nel primo paese di approdo o ingresso, comunque, deve essere inoltrata un’apposita domanda allo Stato nel quale il migrante aveva presentato richiesta, “quanto prima e allegando "elementi di prova o circostanze indiziarie" che "permettano alle autorità dello Stato richiesto di verificare la competenza".

"Lo Stato membro richiesto - prosegue la norma - procede alle verifiche necessarie e delibera sulla richiesta di presa in carico".

I clandestini

Differente è la procedura nel caso di immigrati clandestini, per i quali la Francia dal 2015 ha chiuso i propri confini, ripristinando i controlli, giustificati da motivi di sicurezza interna. Di fatto si tratta di una sospensione di Shengen sulla libera circolazione all’interno dei confini europei, un provvedimento che finora è stato prorogato di sei mesi in sei mesi e che dovrebbe scadere il 30 ottobre (ha una validità massima di 3 anni).

Per i migranti irregolari, dunque, Parigi procede con un rimpatrio forzato, caricandoli su treni diretti in Italia.

L’accordo di Chambery del 1997

Nelle scorse settimane e giorni Parigi ha ricordato anche l’esistenza dell’accordo di Chambery di 21 anni fa, siglato dall’allora premier Prodi. Prevede che Francia e Italia possano restituire “gli extracomunitari clandestini provenienti” da uno dei due Stati, “intercettati all’atto di oltrepassare la frontiera”. La gendarmiera francese, dunque, sarebbe autorizzata a rimandare in territorio italiano gli irregolari, ma dovrebbe consegnarli presso "Centri di cooperazione", che si trovano a Ventimiglia e Mentone, dunque non in un luogo qualsiasi né tantomeno nei boschi.

Cosa sta accadendo

Nonostante la presenza di un presidio di agenti di polizia, la comunità di Claviere pare che non abbia reagito negativamente. “È un presidio che non si ripercuote sull’attività quotidiana del paese - ha spiegato il Sindaco, Franco Capra - “Ma è una risposta politica che non risolve il problema dei migranti. Forse questo presidio e questo muro contro muro farà capire che è ora di mettere mano ai trattati di Dublino. Azione che non è più procrastinabile”.

Il botta e risposta Castaner-Salvini

Castaner aveva annunciato a Le Journal du Dimanche di voler “discutere prossimamente con gli omologhi europei, compreso Salvini” del tema migranti e dei respingimenti alla frontiera in Piemonte, spiegando però: “Non ci può essere soluzione senza cooperazione. Le decisioni unilaterali non possono farci fare passai avanti”. Castagner si era detto convinto che “nella maggior parte delle zone di frontiera, la cooperazione con la polizia italiana funziona bene”.

Non si era fatta attendere la replica del responsabile del Viminale: “Continueremo a pattugliare i confini, l’Italia ha rialzato la testa. Invito Castaner a Roma, ma intanto continueremo a vigilare i confini” ha fatto sapere Salvini, aggiungendo: “L’Italia non è più pavida, rassegnata a essere il campo profughi d’Europa e che prende ordini da Bruxelles e da Berlino”.

D’accordo il premier Conte che, seppure con toni differenti, sul proprio profilo Facebook ha scritto di attendere  “garanzie che tali episodi non si verifichino mai più".

Errore della gendarmieria?

In precedenza l’Eliseo aveva spiegato lo sconfinamento dei gendarmi francesi a Claviere, in territorio italiano, definendolo un "errore", ma denunciando anche una "strumentalizzazione politica individuale" da parte del ministro dell'Interno, Salvini. "Bisogna relativizzare le cose" aveva spiegato la presidenza francese a Le Figaro, precisando: “C'è stata un'incursione, non prevista né conforme agli ordini, in territorio italiano, dove sono stati depositati due individui (…) Gestiamo insieme una frontiera comune e puntualmente, dalle due parti, ci sono piccoli incidenti deplorevoli, di cui abbiamo dato atto".

Ma Salvini aveva rispedito al mittente le scuse, definendole “ridicole": “Abbandonare degli immigrati in un bosco italiano non può essere considerato un errore o un incidente. Quanto successo a Claviere è un'offesa senza precedenti nei confronti del nostro Paese e mi chiedo se gli organismi internazionali - a partire dall'Onu fino all'Europa - non trovino "vomitevole" lasciare delle persone in una zona isolata senza assistenza. Siamo di fronte a una vergogna internazionale e il signor Macron non può far finta di nulla. Non accettiamo le scuse". 

I precedenti

I recenti casi non sono gli unici finiti sotto le lente della polizia italiana e della Procura di Torino. In passato i migranti andavano da Chez Jesus, il rifugio “autogestito” nei locali occupati nella canonica del paese, poi sgomberato. I pm del capoluogo piemontese, intanto, indagano su un altro caso avvenuto lo scorso agosto sempre a Claviere, quando le autorità francesi avevano controllato due abitanti del posto.

Sul caso, che va ad aggiungersi a quello notato venerdì scorso da agenti della Digos nella zona di Cesana, stanno indagando i pm. Due cittadini italiani residenti a Claviere sarebbero stati avvicinati e controllati da 4 uomini armati in tuta mimetica militare "verosimilmente francesi" in territorio italiano. La scorsa primavera, invece, un altro “incidente” si era verificato a Bardonecchia, dove cinque agenti armati della dogana francese avevano fatto irruzione nella sala della stazione della località piemontese, costringendo un migrante, sospettato di essere uno spacciatore, a sottoporsi al test delle urine.

La Farnesina aveva convocato l’ambasciatore francese e il caso era diventato diplomatico. Ma Parigi aveva risposto che “i doganieri francesi possono intervenire sul territorio italiano in base a un accordo sugli uffici di confine del 1990, in condizione di rispetto della legge e delle persone”, come precisato in un comunicato del ministro francese dei Conti pubblici, Gerald Darmanin.

All’interno della stazione, però, opera la Ong Rainbow4Africa, che aveva risposto: “L’accordo italo-francese sulla cooperazione transfrontaliera in materia di polizia e dogana in vigore è quello firmato a Chambery il 3 ottobre 1997 e non prevede l’imposizione di analisi mediche e accertamenti sanitari come quelli svolti a Bardonecchia”. L’organizzazione aveva parlato di “grave ingerenza nell’operato delle Ong e delle istituzioni italiane” ricordando come “un presidio sanitario è un luogo neutro, rispettato anche nei luoghi di guerra”.

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