"Vi racconto l'inferno dei migranti nel Mediterraneo"
Parla un maresciallo elicotterista a bordo della nave Sirio impegnato nelle operazioni di soccorso. Se Ue e Onu non ci aiutano
"Bisogna essere qui per capire". Le immagine trasmesse sui telegiornali, le riprese aeree degli sbarchi continui dei migranti non riescono a fotografare la reale situazione di emergenza, dolore e fatica che viene vissuta quotidianamente da coloro che scappano ma anche dai nostri militari impegnati dell’operazione Mare Nostrum.
Il 1° maresciallo elicotterista della Marina Militare, Vincenzo Romano, imbarcato sulla nave Sirio, una delle imbarcazioni della Marina che partecipano alle operazioni di soccorso nel Mediterraneo, vive ogni giorno e ogni notte le emergenze degli sbarchi e dei soccorsi ai migranti.
Qual è la reale situazione nella quale state operando?
E’ un inferno di proporzioni enormi che solo chi fa il nostro lavoro può capire. C’è un continuo esodo di fuggitivi: eritrei, somali, siriani, libici. Ormai sono decine e decine gli avvistamenti che facciamo ogni giorno e sono tantissime anche le navi impegnate a solcare in lungo e in largo il Mediterraneo per soccorrere tutta queste persone: donne, uomini, bambini, neonati, adolescenti. Ma la situazione è cambiata nell’ultimo anno. Dodici mesi fa non c’erano tutti questi arrivi. Adesso è veramente una cosa impressionante, il termine giusto è “un inferno”.
Come definiresti l’operazione Mare Nostrum…
Un'esperienza che ti segna. Basta incrociare gli occhi di questi poveri uomini, per capire quello che hanno passato per arrivare su quei gommoni, con la paura e la speranza che tutto vada bene. Quando li troviamo, stipati in centinaia su quelle fragili imbarcazioni, si capisce immediatamente che non sarebbero mai potuti arrivare tutti vivi in Italia, perché affrontare il mare in quelle condizioni equivale a morte sicura.
E il tuo compito a bordo della nave qual è?
Adesso sono un elicotterista senza velivolo a bordo e quindi mi appresto con i miei colleghi ad accogliere i migranti, aiutarli, a servire i pasti. Ma cerco anche di portare un po’ di conforto ai bambini. I miei colleghi ed io siamo prima di tutto marinai e quindi sempre pronti e professionali. Noi siamo uomini di Stato, indossiamo la divisa ma davanti a queste persone non riusciamo a mantenere un distacco emotivo.. E’ davvero difficile non soffrire con loro. Se conosci le loro storie non puoi rimanere indifferente.
C’è una storia che ti ha colpito più di altre?
La storia di un dentista Siriano. Mi ha raccontato di essere partito dalla Siria più di un anno fa per raggiungere la Scandinavia dove ha degli amici. Per uscire dalla guerra civile in Siria ed entrare in Libia ha pagato 7.000 dollari, per sé e la sua famiglia. Ha abbandonato tutto: casa, lavoro, beni. Non è riuscito a vendere niente ed è partito per la Libia. Qui il dentista siriano, per un intero anno, ha lavorato per pochi soldi; ha cercato di far studiare i propri figli nell’attesa del momento di imbarcarsi alla volta dell'Italia. Con gli ultimi risparmi, 5.000 dollari, ha pagato per il viaggio della speranza su un gommone insieme ad un centinaio di altri poveracci.
Assieme alle navi della Marina ci sono motovedette della Capitaneria e della Finanza. Ma ricevete un supporto anche dai pescherecci?
Certo, anche i pescherecci o i mercantili in navigazione se avvistano quello che noi in gergo definiamo “il bersaglio” ci chiamano. In attesa che raggiungiamo il luogo che ci hanno indicato, i mercantili o i pescherecci ombreggiano il barcone, il bersaglio...
La nave sulla quale lavori presta soccorso ma è anche una sorta di “ponte” nel Mediterraneo..
Sì, il nostro è un "ponte caldo". Mi spiego meglio. La nostra nave Sirio è sempre pronta ad accogliere un velivolo nel caso di un'emergenza sanitaria oppure per un rifornimento. Ma a bordo serve sempre una mano, quindi elicottero imbarcato o no, ci diamo tutti da fare anche noi piloti elicotteristi. In poche ore un'unità concepita per 400 persone arriva ad imbarcare 1.000 persone tra equipaggio e migranti. Solamente pochi minuti fa abbiamo imbarcato 300 persone a circa 30 miglia dalla Libia. E adesso devo andare a servirgli la colazione.