Maltempo: la mappa delle ferrovie a rischio frane
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Maltempo: la mappa delle ferrovie a rischio frane

Ecco quali sono, da Nord a Sud, le linee ferroviarie considerate a "rischio". In Toscana attualmente sono tre di cui due tratte sono già state chiuse - Maltempo: foto

L’Italia continua a franare: montagne, case, costruzioni medievali e ovviamente anche tratti ferroviari. A distanza di due settimane dalla frana che ha travolto il treno intercity nel Comune di Andora, Imperia, il maltempo continua a creare difficoltà, non solo ad interi paesi e città, ma anche al trasporto ferroviario.

Solamente in Toscana, regione colpita anche dall’ultima ondata di maltempo, sono due le tratte ferroviarie chiuse perché interessate da frane o da smottamenti: la Porrettana e la tratta Siena-Grosseto. Ma dalla Liguria a Veneto, dalla Emilia Romagna alla Puglia e alla Calabria sono centinaia i chilometri di ferrovia che possono essere considerati a “rischio”.    

Franco Frattini, Segretario regionale Toscana Fit Cils- Dipartimento mobilità Ferrovieri, quali sono in Italia i tratti ferroviari a “rischio” frana?
“Sicuramente una delle tratte più “sensibili” in Italia è quella della Liguria nella linea ferroviaria che collega Genova a Ventimiglia ma  altrettanto “pericolose” sono la Tirrenica che collega Genova a Roma, quella dell’Adriatica che unisce Venezia a Bari e i tratti ferroviari che dalla Puglia e dalla Campania raggiungono e attraversano la Calabria. Queste reti ferroviarie sono state costruite lungo la costa, in tratti già considerati originariamente molto delicati e le successive cementificazioni le hanno rese ancora più “fragili”. E’ necessario chiarire che queste tratte non sono pericolose per la scarsa manutenzione delle linee ferroviarie o dei binari ma per i terreni sui quali sono state realizzate decenni fa. Terreni, che all’epoca erano curati, coltivati e adesso abbandonati o peggio ancora cementificati”.

La Toscana negli ultimi anni è stata flagellata dalle alluvioni. Quanti e quali sono i tratti più pericolosi?
“Attualmente due sono i tratti chiusi perché considerati ad “elevatissimo rischio di frana”. La prima è la ferrovia Porrettana che unisce la Toscana all’Emilia Romagna ovvero Pistoia a Bologna e attraversa tutto l’Appennino Tosco-emiliano. L’altro tratto, la Siena-Grosseto, è stato chiuso circa 2 mesi fa. Sempre per lo stesso motivo. Poi c’è la Pontremolese, altro tratto che attraversa parte delle Alpi Apuane e che può considerarsi ad elevato rischio frane. E’ il tratto che inizia a Pontremoli, in Toscana, raggiunge Fornovo ed infine Bologna. Anche in questo caso l’elevato rischio idrogeologico di queste zone si ripercuote sulla stabilità e sicurezza della linea ferroviaria”.

Queste tratte quando saranno nuovamente funzionanti?
“Non lo sappiano. Forse ci vorranno dei mesi prima che siano nuovamente aperte”

E gli utenti?
“Adesso sono costretti ad usare l’auto o gli autobus sostitutivi”  

Anche la rete ferroviaria calabrese potrebbe risentire seriamente delle forti piogge che stanno colpendo la Regione…
“Si, la Calabria è un territorio molto particolare e la rete ferroviaria attraversa zone molto impervie che potrebbero essere soggette, in considerazione degli ultimi eventi climatici, a frane e smottamenti importanti”

E’ possibile capire, per tempo, se un tratto ferroviario sta per cedere? Insomma è possibile prevenire un disastro come quello di Andora?
“Certo, ne è un esempio il caso della Porettana o della Siena-Grosseto dove il trasporto è stato interrotto prima che potesse verificarsi un disastro. Rfi utilizza i “treni dignostici”per rilevare lo stato del binario e linea ferroviaria. In sostanza si tratta di un locomotore che con dei sensori particolari è in grado di rilevare se ci sono avvallamenti o anomalie sul binario e quindi è in grado di capire se quel terreno sta per cedere. E ovviamente di interrompere per tempo i collegamenti che potrebbero rivelarsi a rischio.”

Ogni quanto vengono effettuati i controlli con i treni diagnostici?
“Dipende dai tratti ferroviari. Purtroppo negli ultimi anni la politica di Rfi ha privilegiato le tratte dell’Alta Velocità a scapito di linee minori e periferiche portando ad una desertificazione delle stazioni e di intere tratte ferroviarie e di conseguenza a minori controlli. Ad esempio, il treno diagnostico percorre le tratte dell’Alta velocità due volte a settimana mentre in tratte minori o secondarie anche una volta al mese. Ovviamente, se si diminuisce la frequenza dei controlli e anche dei controlli visivi ovvero quelli effettuati direttamente dal personale, aumentano le probabilità che non ci si renda conto se il dissesto idrogeologico della zona stia per interessare la sede ferroviaria”.

In Italia è l’Emilia Romagna ad avere il rischio idrogeologico più elevato tra tutte le Regioni. I territori colpiti dal devastante terremoto del 2012 hanno anche il triste primato, in base ai chilometri quadrati e alla popolazione, delle criticità idrogeologiche più alte: il 19, 5% per i 4.315 kmq. Il secondo posto della black list è riservato alla Campania con 19,1% di rischio su una superficie totale di 2.598 kmq. Il terzo posto è a sorpresa del Molise che per il suoi 836 chilometri quadrati di territorio né ha a rischio ben il 18, 8%. La classifica delle zone “rosse” prosegue con la Valle d’Aosta (17%), il Friuli Venezia Giulia (15,4%), Piemonte e Trentino Alto Adige entrambe con il rischio pari al 12,2%, poi la Toscana (11,1) e l’Umbria (10,6%). Seguono Lombardia (,9%), Liguria (8,7%), Marche e Veneto (8,4%), Lazio (7,6%) Puglia (7,1%). All’ultimo posto della classifica redatta dall’Ance, c’è la Sicilia con solamente l’1% di rischio su tutto il territorio. Secondo uno studio attuato dal Corpo Forestale dello Stato e i dati rilevati dall’Eurispes, il numero dei Comuni in aree ad elevato rischio idrogeologico è straordinariamente cresciuto nell’ultimo anno, fino a raggiungere i 6.631 ovvero il 10% della superficie territoriale italiana.

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Nadia Francalacci