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Le mani delle mafie sull'agricoltura italiana

La relazione della DIA conferma quanto denunciato da Panorama qualche mese fa: la criminalità organizzata cerca di infiltrarsi nella gestione dei fondi del Pnrr destinati al settore agro-pastorale

Le organizzazioni criminali sul territorio nazionale hanno una nuova mission ed è quella di mettere le mani sui fondi del Pnrr e sui finanziamenti dell’Unione Europea destinati al settore agro-pastorale. Un nuovo business su cui Panorama aveva posto l’attenzione qualche mese fa. È questo quanto rilevato dalla Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione al parlamento, dove la ‘ndrangheta «si conferma oggi l'assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d'influenza con mire che interessano quasi tutte le regioni» con 46 “locali” (gruppi criminali) censiti al Nord.

Nella Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta ed i risultati conseguiti dalla DIA del primo semestre 2022 ci sono ben 10 pagine sull’analisi della criminalità organizzata operante nel Lazio dove Roma si conferma capitale del Riciclaggio con un costante e significativo incremento riscontrato negli ultimi anni, basti pensare che la Capitale ha raggiunto le 8.365 segnalazioni nel primo semestre 2022.

«L’ultima relazione della DIA relativa al primo semestre 2022 mette in evidenza l’importanza delle Operazioni Finanziarie Sospette come indicatori di riciclaggio delle mafie. Integrando i dati della Relazione DIA con l’ultimo monitoraggio della Banca d’Italia riguardante il 2022 Roma si conferma la capitale del riciclaggio nel nostro Paese con ben 17068 segnalazioni di Operazioni Finanziarie Sospette con un aumento di 1916 rispetto al 2021. Se l’ammontare economico complessivo in Italia delle Operazioni Sospette è di 100 miliardi la ricaduta stimata a Roma è di circa 12 miliardi.

Numeri e importi davvero allarmanti» commenta Gianpiero Cioffredi ex presidente dell’Osservatorio delle Mafie del Lazio

Questo cosa indica?

«L’aumento di operazioni finanziarie sospette è indicativo di una mafia liquida, camaleontica che, nel suo incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, negli ultimi anni implementa le sue reti e capacità relazionali con i colletti bianchi sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con linee d’azione di silente infiltrazione nel nostro tessuto economico

Il riciclaggio svolge una funzione inclusiva della criminalità organizzata nella vita sociale ed economica delle nostre comunità e realizza un perverso intreccio fra soggetti e risorse legali e illegali. Tutto ciò ci conferma il grande interesse della criminalità organizzata per le risorse del Pnrr che rischiano di essere intercettate dalle organizzazioni mafiose. Dalla Relazione della DIA emerge la convivenza a Roma di mafie tradizionali con un ruolo preponderante della ndrangheta , mafie autoctone e sodalizi stranieri che riescono ad intrecciare attività delittuose legate al territorio come spaccio di droga, usura, estorsioni con livelli più sofisticati di una mafia imprenditrice».

La Lombardia invece si colloca al primo posto per lo spaccio di stupefacenti con 3.729 operazioni antidroga rispetto alle altre Regioni, mentre è al terzo posto, dopo Sardegna e Calabria, per i quantitativi di stupefacenti complessivamente sequestrati. Dalla Relazione emerge peraltro che, pur a fronte della diminuzione del numero delle operazioni di polizia, nell’area metropolitana di Milano i quantitativi di sostanze sequestrate sono aumentati del 22,51%, passando dai circa 2.500 kg del 2020 agli oltre 3000 del 2021.

A far parte del contesto c’è anche criminalità cinese che si distingue da quella di altre etnie per la propensione alla commissione di reati di natura fiscale. Mentre a Brescia in relazione al traffico di stupefacenti e alle correlate ipotesi di riciclaggio commesse spesso in sinergia con organizzazioni criminali straniere il coordinatore della DDA di Brescia, Francesco Prete ha rimarcato come “[...] crescente risulti anche l’attenzione dedicata dalla criminalità organizzata al traffico di sostanze stupefacenti, che si rivela molto spesso di carattere transnazionale, considerato che l’Italia si pone, sia come luogo di destinazione finale, sia come paese di transito, per le partite di droga che viaggiano sulla via dei Balcani, provenendo da est, e su quelle provenienti dal centro America.

Emerge tuttavia il sempre più marcato coinvolgimento di cittadini marocchini in grado di importare, su canali autonomi, significativi quantitativi di cocaina e di hashish. Lo spaccio al minuto è gestito in prevalenza da cittadini nordafricani e/o provenienti dall’Africa sub sahariana (Senegal, Gambia, Nigeria ecc.) e risulta purtroppo molto fiorente in quanto direttamente proporzionale all’elevatissimo numero di assuntori che si registra sul territorio”.

In Sicilia invece la DIA ha dedicato 9 pagine alla città di Messina che criminalmente è strettamente collegata alla ‘ndrangheta, specie nel settore sostanze stupefacenti. La gestione del gioco d’azzardo, unitamente alla capacità di alcune organizzazioni mafiose messinesi di espandersi nell’illecito accaparramento di finanziamenti pubblici destinati al settore agro-pastorale, evidenziano l’evoluzione di talune consorterie e la spiccata capacità di affiancare, ai reati tradizionali dell’associazione mafiosa, abilità imprenditoriali nella gestione di attività criminali particolarmente remunerative. Invariata risulterebbe la ripartizione delle aree d’influenza dei gruppi messinesi.

Anche in Liguria la DIA ha lanciato l’allarme confermando il rischio di infiltrazioni nei grandi appalti liguri, non solo ad opera della ‘ndrangheta ma anche di camorra e mafia siciliana, e il ruolo centrale dei porti liguri nel traffico di stupefacenti dove arriva il 40% di tutta la cocaina sequestrata in Italia.

Le attività investigative hanno evidenziato inoltre la presenza di soggetti contigui alla famiglia facente capo a Matteo Messina Denaro a Genova. Ma a preoccupare come aveva già scritto Panorama alcuni mesi fa è la Mafia dei Pascoli in Abruzzo che ad oggi è ancora poco nota ma attenzionata dalla DIA come riportato nella relazione a pag. 450

«L’attività della prefettura aquilana - si legge nella relazione - prosegue nel garantire la piena legalità tramite la costante vigilanza interforze e l’utilizzo di provvedimenti amministrativi di natura preventiva. Un’azione preventiva svolta anche per evitare ogni possibile infiltrazione nell’ambito delle concessioni di terreni agricoli e pascoli demaniali. Ne sono testimonianza alcuni provvedimenti interdittivi emessi nel semestre in questione nei confronti di 3 aziende zootecniche con sede legale a L’Aquila, per collegamenti con organizzazioni mafiose campane e foggiane”.

In particolare, il contesto attenzionato dai provvedimenti amministrativi è riconducibile a talune aziende agricole che, mediante raggiri sui “pascoli fantasma”, avrebbero frodato l’AGEA (Agenzia Erogazioni in Agricoltura) al fine di ottenere indebitamente l’erogazione di contributi comunitari e aiuti pubblici per l’alpeggio/monticazione dei capi di bestiame in aree montane dislocate tra le province di Trento (Comune di Bleggio Superiore e di Stenico), Foggia (Comune di Monte Sant’Angelo) e L’Aquila (nell’area del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga). Un allarme lanciato anche in

provincia di Pescara dove resta alta l’attenzione delle Autorità nei confronti del rischio di infiltrazione criminale nel tessuto socio-economico e imprenditoriale della zona. Infatti, il capoluogo, oltre ad essere il più grande agglomerato urbano della Regione, in virtù anche della sua posizione geografica, parrebbe esposto alle attenzioni di organizzazioni criminali, in particolare pugliesi e campane, interessate a permeare i fiorenti settori industriali e commerciali. Invero, anche nel contesto pescarese l’attività del Gruppo Interforze della Prefettura ha consentito di estromettere alcuni imprenditori e allevatori della provincia ritenuti “vicini” a esponenti del clan dei casalesi, della mafia garganica e di quella sanseverese, interessati all’erogazione dei fondi pubblici europei.

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Linda Di Benedetto