M5s: nome esterno per il candidato sindaco di Roma
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M5s: nome esterno per il candidato sindaco di Roma

Fonti del Movimento smentiscono la frase di Casaleggio che boccia i quattro consiglieri capitolini. Ma nessuno di loro è tra i favoriti per la corsa

Vedrete che la nostra esperienza in consiglio comunale sarà valorizzata. Sono certo che il futuro candidato sindaco di Roma del Movimento 5 Stelle sarà uno di noi quattro”. Della serie “le ultime parole famose”.

A pronunciarle il capogruppo dei grillini in Aula Giulio Cesare Daniele Frongia che a Panorama.it proprio ieri spiegava che no, non c'è alcun rischio che il principio per cui “uno vale uno” danneggi chi, dopo due anni e mezzo di opposizione alla giunta di Ignazio Marino, rischia adesso di vedersi scippare la candidatura a primo cittadino dall'ultimo arrivato o magari da un nome calato dall'alto talmente forte da schiacciare quelli dei quattro consiglieri grillini.

Perché Di Battista non può essere il candidato sindaco dei 5Stelle a Roma


L'anatema di Casaleggio
Passano infatti appena 24 ore che sui giornali appare la presunta bocciatura del quartetto romano da parte del guru del Movimento Gianroberto Casaleggio, calato a Roma per un vertice a Montecitorio con il direttorio dei 5Stelle.

Avrebbe detto Casaleggio che, guardando in tv i consiglieri di Roma, non gli sarebbero apparti “adeguati per questa sfida”, tanto da dover trovare “un altro candidato sindaco per la Capitale”. Frasi piombate come un masso su chi si era spinto fino in Procura per denunciare lo scandalo degli scontrini che tanti guai hanno provocato al sindaco oggi ancora dimissionario e che in questi ultimi mesi aveva fatto il giro delle quattro chiese televisive, singolarmente e anche in gruppo, per denunciare le inefficienze dell'amministrazione Marino e il comportamento “isterico e pericoloso” con cui il Pd “tiene in ostaggio la città”.

La smentita del Movimento
Contattata da Panorama.it, una fonte ufficiale del Movimento smentisce categoricamente quanto riportato dai quotidiani. Ma non che il Movimento stia comunque puntando ad allargare le maglie delle candidature (non solo per la composizione della lista) alla cosiddetta “società civile” per formare una squadra di “volti noti”, anche non iscritti al Movimento, il più competitiva possibile in una sfida che, a dar retta ai sondaggi che danno il Movimento in testa tra tutte le forze politiche presenti in città, potrebbe rivelarsi epocale.

Odor di vittoria
Grillo e Casaleggio avvertono odor di vittoria. E non vogliono lasciarsi scappare l'occasione. Virginia Raggi, Marcello De Vito, Enrico Stefano e Daniele Frongia che garanzie danno? La domanda, semplice e cruda, è questa. Dato per assodato che uno come Alessandro Di Battista non può essere candidato in quanto già parlamentare, cosa vieta di puntare su un nome altrettanto popolare anche se magari totalmente privo di quell'esperienza che i quattro consiglieri hanno maturato delle complesse dinamiche che regolano i processi amministrativi, politici e anche comunicativi di una città come la Capitale d'Italia?

Le regole per essere candidati
Nulla. Se è vero che per votare alle consultazioni on line è necessario essere iscritti al Movimento almeno da un certo periodo di tempo, per farsi votare invece no. Da nessuna parte del “Non statuto” grillino appare infatti l'iscrizione al Movimento tra i requisiti necessari. Basta solo non militare in altri partiti, non aver riportato condanne penali e non aver assolto in precedenza più di un mandato elettorale sia a livello centrale o locale.

Le contraddizioni di Beppe
Certo, si tratterebbe di una scelta che va nella direzione esattamente opposta a quanto sosteneva Beppe Grillo alla kermesse di Imola a proposito del fatto che, tutto sommato, essere molto popolari non serve poi così tanto a farsi eleggere e che sulla notorietà che la tv regala ai politici, il popolo italiano debba ancora essere educato a capire che saper bucare il video non è tutto nella vita e nemmeno nella politica.

Puntare in alto
Ma pazienza. In ballo c'è la conquista della Capitale e per dimostrare che i 5Stelle non hanno paura di governare, puntare in alto diventa un obbligo. Così, anche ammesso che le parole di Casaleggio siano solo “una pura invenzione giornalistica di chi aveva bisogno di un titolo per il giornale del giorno dopo”, dare per scontato che i favoriti alla corsa siano ancora la giovane Virginia Raggi o colui che fu già candidato sindaco già nel 2013, Marcello De Vito, non è più così ovvio.

Il nome forte 
Il rischio di essere fortemente ridimensionati in presenza di altre candidature forti esiste eccome. “Ma potranno sempre contare sulla visibilità ottenuta in questi anni” replicano i comunicatori del Movimento insistendo sul fatto che il futuro candidato sindaco di Roma, anche se non iscritto al Movimento, sarà comunque scelto tra gli attivisti sul territorio. Che si chiami De Vito, Rossi o Salvatore Settis. Per fare solo un nome tra quelli della cosiddetta “società civile” impegnata sul territorio (è del 26 ottobre un suo post sul blog di Grillo a proposito della salvaguardia del patrimonio artistico e museale di Roma) che, qualora arrivasse un'investitura più o meno ufficiale dall'alto, non avrebbe molti concorrenti nemmeno tra i quattro consiglieri capitolini.

Le speranze deluse dei consiglieri capitolini
I quali al momento, presi alla sprovvista dalle dichiarazioni di Casaleggio, preferiscono non commentare. Perché anche se la loro presunta bocciatura è stata smentita, nemmeno qualcuno ha detto che sarà su uno di loro che il Movimento punterà come magari si sarebbero aspettati dopo aver dato il loro consistente contributo alla caduta di un marziano. “Se la vedranno con gli altri”. Tutto qua.

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Claudia Daconto