Libia: approvata la risoluzione Onu per il nuovo governo
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Libia: approvata la risoluzione Onu per il nuovo governo

Entro trenta giorni la costituzione dell'esecutivo e il ritorno della capitale a Tripoli

La comunità internazionale mette il cappello sul futuro della Libia dopo l'Accordo Politico di Skhirat in Marocco.

A meno di una settimana dalla firma dell'intesa facilitata dalle Nazioni Unite, e dopo un anno di complessi negoziati, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha dato il benvenuto all'unanimità al patto del 17 dicembre che ha istituito un Consiglio di Presidenza a cui è stato chiesto di formare un governo entro 30 giorni e di finalizzare gli accordi di sicurezza necessari per la stabilizzazione del Paese e il ritorno della capitale a Tripoli.

"Grande soddisfazione" dell'Italia è arrivata immediatamente dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che ribadito il ruolo di Roma nella trattativa che portato all'accordo di Skhirat, passando dalla Conferenza di due settimane fa nella capitale.

L'Italia e "gli altri Paesi firmatari faranno la loro parte", ha aggiunto sottolineando che l'Onu ha "fissato la cornice legale" per il sostegno internazionale alla stabilizzazione della Libia e ora "il nuovo governo indicherà le necessità più urgenti" economiche, umanitarie e di sicurezza.

Gli occhi sono puntati sulle parti libiche, anche quelle che non hanno ancora firmato ("La porta è aperta e la mano dell'amicizia tesa", ha detto l'ambasciatore britannico Matthew Rycroft) ma anche su quanto nel prossimo mese riuscirà a fare il generale italiano Paolo Serra, consigliere militare della missione UNSMIL che - ha detto nei giorni scorsi l'inviato Onu per la Libia Martin Kobler - sta trattando con esercito e polizia regolare libici ma anche con le milizie per consentire al nuovo governo e alla missione Onu di rientrare nella capitale.

"Sono consapevole - ha ammesso Gentiloni - di quanto lunga e difficile resti la strada" e che "nessun trionfalismo è giustificato. Ma oggi non posso che esprimere la grande soddisfazione dell'Italia".

Nella risoluzione adottata non ci sono riferimenti espliciti al Capitolo Sette, che autorizza l'uso della forza.

La bozza ricorda però la risoluzione 2238 del 10 settembre secondo cui la situazione in Libia "costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale" e offre un mandato di fatto ai Paesi che intendano "assistere il governo di unità nazionale", sollecitandone il sostegno, "se richiesto", di fronte a minacce di Isis e gruppi affiliati, Ansar al Sharia e al Qaida.

Oggi, sul giornale francese Le Figaro, sono emersi dettagli su "piani di intervento" francesi in Libia nei prossimi sei mesi all'interno di una coalizione internazionale" contro l'Isis mentre ieri il Segretario alla Difesa americano Ash Carter e la collega italiana Roberta Pinotti hanno discusso di "prossimi passi" in Libia.

L'ambasciatore della Libia all'Onu Ibrahim Dabbashi (ha rappresentato il governo di Tobruk, quello finora internazionalmente riconosciuto) ha tuttavia messo il piede sul freno: "Non vogliamo raid nel breve periodo", ha detto il diplomatico alla Reuters online, tornando a chiedere la revoca dell'embargo delle armi perché "l'Isis siamo capaci di combatterla da soli". Lo stesso Dabbashi nei giorni scorsi aveva detto a un giornale arabo di aspettarsi i raid a breve da parte delle aeronautiche di "Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia". (ANSA)

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