Letta, il chiarimento, la tregua (armata)
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Letta, il chiarimento, la tregua (armata)

Al termine di una giornata di incontri a tutti i livelli la crisi sembra scongiurata (fino al 4 ottobre) - la nota del Quirinale  -

Finisce con il “vedremo” di Fabrizio Cicchitto che così risponde alla domanda se il Pdl voterà, anzi, confermerà la fiducia al governo.  Ma Cicchitto dice anche che “i ministri non si dimetteranno” E Renato Brunetta: “Difendere lo stato di diritto e proseguire con l’esecutivo”.

Al termine di una giornata contrassegnata da una vorticosa girandola di incontri a livello di partito e di governo e culminata con l’incontro al Colle tra il premier Enrico Letta e Giorgio Napolitano, una giornata giocata sul filo del collasso del governo di larghe intese, non è però ancora crisi. Ma richiesta di chiarimento in parlamento (probabilmente lunedì o  martedì prossimo) “senza se e senza ma” chiesto da Letta al Pdl dopo l’annuncio di dimissioni di massa dei parlamentari del centrodestra se il 4 ottobre Silvio Berlusconi sarà dichiarato decaduto dalla Giunta delle Elezioni del Senato, riunita in seduta pubblica. Un chiarimento sul quale c’è l’ok di Giorgio Napolitano.

Chiarimento e non verifica. Non è questione lessicale, verifica significherebbe di fatto una pre-crisi.  E invece la verifica l’aveva chiesta il segretario pro tempore del Pd Guglielmo Epifani. Che ha attaccato a testa bassa il Pdl tacciandolo di “tradimento”, “colpo alla schiena” nei confronti del Paese.  Di più: Anna Finocchiaro, altra autorevole esponente del Pd, ha parlato subito di voto di fiducia e di necessità di riformare il Porcellum (la legge elettorale) entro il 3 dicembre.

Ma chi vuole veramente far tornare gli italiani alle urne? Il sospetto viene e forte dal crescendo di accuse e dichiarazioni del Pd dove nessuno spende una parola a favore di quel governo di larghe intese di cui loro sono la metà e anche più, avendo più ministri del Pdl.

Che le dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl non vogliono “interferire sulla vita del governo”, lo hanno spiegato nella loro lettera a “Il Giornale” di venerdì 27 settembre i due capigruppo del Pdl Renato Brunetta e Renato Schifani. I quali hanno in sostanza detto che non si uccide politicamente così un tre volte presidente del Consiglio, “senza rispetto della Costituzione”, ovvero senza dargli il diritto alla difesa che consiste nell’andare a chiedere alla Consulta un parere sulla costituzionalità dell’applicazione retroattiva della norma Severino.

Schifani e Brunetta hanno risposto per le rime a Epifani ricordandogli che chi vuole andare a votare è proprio il Pd per dare poi la colpa al Pdl. “Che ha dato dimostrazione di compattezza (quasi tutti hanno firmato le dimissioni: fino alla tarda sera di ieri mancava ancora quella del ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi già ieri mattina ha annunciato che non firmerà ma solo per difendere meglio Berlusconi, pensiero che verrebbe facile attribuire anche a Quagliariello ndr) smorzando le illusioni di chi sognava di fare un Letta bis con pezzi di Pdl.

Noi non siamo il Psi. Quando a Bettino Craxi arrivarono avvisi di garanzia e monetine non si trovava più un socialista per Roma. Ecco noi non siamo così”, dice il senatore Pdl e ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini.

“I magistrati perseguitano Berlusconi e il Pd pure. Pensano di farlo uscire di scena così, senza dargli il diritto alla difesa. La realtà è che il problema vero di questo Paese è il Pd. E’ sbagliato attaccare Giorgio Napolitano, sbagliano alcuni miei colleghi a farlo, bisogna attaccare il Pd”, dice il moderato Salvatore Cicu, deputato del Pdl.

“Il punto è che per il Pd ormai è questione di vita e di morte. Non ritorneranno indietro sulla decadenza di Berlusconi. E figuriamoci se il Pd su questo darà retta a Napolitano...”, dice a Panorama.it un attento osservatore delle cose del Colle. Significa che c’è stata una moral suasion non andata a buon fine?

Che sia il Pd a voler sfasciare tutto e andare al voto non lo dice solo il Pdl. Confida a Panorama.it un parlamentare che conosce bene i meccanismi di Largo del Nazareno: “Puntano al voto magari il 9 marzo, puntano a fra saltare così il congresso e fregare Matteo Renzi. Si sono già messi d’accordo: diranno che anche per il candidato premier ci vogliono le primarie così anche Enrico (sponsorizzato da Epifani, Pier Luigi Bersani, ma chissà anche da Massimo D’Alema) potrà correre e sfidare Renzi”. E ancora dice il parlamentare sotto anonimato: “Vedrete che il piano sarà del Pd sarà quello di logorare il governo, voteranno la fiducia ma caricandola dell’eliminazione dell’Imu per i ricchi  in modo da far saltare i nervi al Pdl e attribuirgli la colpa”.

Del resto, già il responsabile economico del Pd Matteo Colaninno ha annunciato che sulla seconda rata dell’Imu bisogna ridiscutere. Altro che dimissioni di massa. Altro che manifestazione di solidarietà a Berlusconi il 4 ottobre nel giorno della “ghigliottina” del voto  sulla sua decadenza,. Sulla quale però il voto decisivo sarà quello dell’aula del Senato forse alla metà di Ottobre. Aveva le lacrime agli occhi questa mattina Napolitano quando ricordando Luigi Spaventa ha parlato di mancanza di cobnfronto civile nella nostra politica. Ce l’aveva con le dimissioni di massa del Pdl, ma chissà forse pensava anche al Pd, dove c’è quel che resta di quello che era il suo partito.
 

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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