La Consulta boccia il Porcellum
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La Consulta boccia il Porcellum

Incostituzionali secondo i giudici il premio di maggioranza senza soglia e l'assenza del voto di preferenza. Ed ora?

Il Porcellum è incostituzionale. Lo ha stabilito, al termine della Camera di Consiglio, la Consulta, secondo la quale i «profili di incostituzionalità» sono rilevabili nel premio di maggioranza senza soglia minima nonché nella «mancanza delle preferenze».
 
Il ricorso era stato presentato da 27 singoli cittadini (l'accusa è di «violare il diritto di scelta degli elettori e di conseguenza la Costituzione»). Le motivazioni del pronunciamento «saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici», ha reso noto la Corte Costituzionale per la quale «resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali».

A meno che la sentenza della Corte non esprima esplicitamente nelle motivazioni un parere favorevole al ritorno in vigore del Mattarellum, ipotesi però ritenuta improbabile da numerosi costituzionalisti, serve ora un intervento legislativo del parlamento, senza il quale non è possibile sciogliere anticipatamente le Camere. Il giudizio di ammissibilità del ricorso presentato da 27 cittadini, e la conseguente dichiarazione di incostituzionalità del Porcellum, apre ora un vuoto legislativo che il Parlamento deve colmare.

Cosa succede adesso? Renato Brunetta per "Il Foglio"

Gli effetti della bocciatura del "Porcellum" riguardano due aspetti:


1. L’impatto sulla legislatura in corso;


2. Il problema di una nuova legge elettorale.

Quanto all’impatto sulla legislatura in corso, non vi sono dubbi che vi sarebbero degli effetti giuridico-costituzionali.

Va infatti considerato che le sentenze di annullamento della Corte costituzionale non valgono solo per il futuro, ma hanno effetto retroattivo, a meno che le situazioni del passato non siano ormai giuridicamente definite e concluse. A tal proposito è fondamentale rilevare che le elezioni del febbraio 2013, che hanno dato vita all’attuale Parlamento, non sono state ancora convalidate. Quindi non si può parlare di rapporti e procedimenti “chiusi”. Conseguentemente le giunte chiamate alla convalida delle elezioni non potranno non tenere conto della dichiarazione di incostituzionalità. E dunque: 
a) nel caso in cui la Corte costituzionale proceda a un annullamento totale della legge (o anche alla reviviscenza della legge Mattarella) non si potrebbe convalidare nessuna elezione e l’esito sarebbe il necessario scioglimento nel giro di qualche settimana, magari con una legge elettorale tampone approvata con decreto-legge del tutto eccezionalmente e limitata a colmare i vizi di incostituzionalità del Porcellum; 
b) nel caso di annullamento del solo premio di maggioranza bisognerebbe, invece, ricalcolare proporzionalmente i seggi e assegnarli ai partiti a cui sono stati sottratti per attribuirli alla coalizione che ha vinto il premio ormai illegittimo. La nuova ripartizione dei seggi produrrebbe evidentemente un terremoto nei rapporti di forza parlamentari;
c) nel caso in cui la Corte accertasse l’incostituzionalità, ma non la dichiarasse ovvero decidesse di circoscrivere gli effetti temporali della propria pronunzia alle prossime elezioni, salvando la legislatura attuale, non vi sarebbero effetti giuridici, ma è evidente che una tale soluzione (già molto impegnativa per la Corte) produrrebbe comunque una gravissima delegittimazione politica non solo del Parlamento nel suo complesso, ma anche dei rapporti numerici all’interno della maggioranza di governo e tra questa rispetto all’opposizione.

Quanto poi al problema della nuova legge elettorale, essa dovrebbe venire adottata dal Parlamento nella “nuova” composizione a seguito della ridefinizione dell’assegnazione dei seggi o dal governo con un decreto legge di emergenza limitato a tamponare la situazione in vista dell’elezione di un nuovo Parlamento legittimo cui spetterebbe di riesaminare la questione.

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