Ita airways
(Ansa)
News

Ita cancella il volo Milano-New York per ragioni (logiche) aziendali

La compagnia si adegua agli standard richiesti e da gennaio cancellerà l'unica tratta intercontinentale che la vedeva in perdita e con uno scarso livello di riempimento

Troppa concorrenza, poca raccolta di passeggeri su Malpensa da trasportare poi verso gli Usa, un aeromobile come lo A330-200 che probabilmente sarebbe più redditizio su altre rotte e infine si, anche l'idea che sia necessario cominciare ad organizzarsi come Lufthansa vorrebbe. Di ragioni logiche ce ne possono essere tante, sta di fatto che l'ultimo volo Ita Airways in partenza da Milano Malpensa per New York aeroporto Jfk decollerà il prossimo sette gennaio e tornerà lo stesso giorno atterrando a Malpensa la mattina del giorno seguente. Ita comunque fa sapere che continuerà a volare verso destinazioni nazionali e internazionali dall'aeroporto Enrico Forlanini di Linate. Di questo taglio se ne parlava da tempo, e sarà necessario trovare una soluzione per i possessori dei circa settemila biglietti già venduti per il prossimo anno, che stando ai regolamenti internazionali potranno scegliere se volare con un altro volo Ita, presumibilmente da Roma, o essere rimborsati.

Quando si parla di troppa concorrenza e scarso “feederaggio” si dice il vero: tra Malpensa e New-York volano LaCompagnie, Delta Airlines, United, American, Neos Air e poi l'ingombrante ma molto apprezzata Emirates. Ma bisogna anche considerare che per riempire un A330-200 servirebbero passeggeri provenienti da voli Ita che facessero scalo a Malpensa, che invece non ci sono perché atterrano saggiamente a Milano Linate, il vero e unico aeroporto dei milanesi e di chi abita nella metà sud della Lombardia, ovvero cinque dei quasi undici milioni di persone che definiamo Lombardi. E che giocoforza, e nonostante quanto negli anni la politica abbia tentato di fare, in fatto di preferenze sugli scali hanno questa classifica ben chiara: Linate (60km massimo dai confini regionali a sud), Orio al Serio (per chi abita a Est, fino a Mantova, che spesso alimenta persino Verona Villafranca) e poi Malpensa, quando non se ne può fare a meno.

Esiste persino un meme: “Ma non c'era da Linate?

Non è puzza sotto al naso bensì mero calcolo dei tempi e dei costi. A proposito, ma ancora consideriamo il treno suburbano venduto come Cadorna-Malpensa Express (di sola prima classe!) a 13 euro a viaggio? Ecco, una malpensata cui porre rimedio. Certo, Linate ha una pista corta e limitazioni legali (assurde) per dare meno fastidio possibile a Malpensa, che nonostante il celebre decreto Burlando del 2000 può crescere ancora molto ma non può diventare un vero hub per due motivi. Primo: a causa della sua forma, ovvero ha piste troppo vicine tra loro per poter essere usate contemporaneamente per ogni tipo di movimento (decolli e atterraggi simultanei). Secondo, perché uno Hub oggi non serve più, è desueto, dopo che la pandemia ha dimostrato che quello basato su pochi grandi aeroporti è il miglior sistema per isolare intere regioni in caso di grandi crisi internazionali, mostrando invece la flessibilità del modello “punto a punto” e dei sistemi aeroportuali. E questo in Ita lo sanno, a Roma lo ammettono a denti stretti, ma in via Bellerio a Milano fanno molta fatica ad accettarlo. Basterebbe ripassare storia: Gianni Caproni comprò la cascina Malpensa perché gli serviva un posto lontano dalla città per collaudare i suoi aeroplani. Non pensava certo di portarci metà degli italiani per spedirli negli Usa.

I più letti

avatar-icon

Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

Read More