Il sindaco Marino rischia di cadere sul bilancio
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Il sindaco Marino rischia di cadere sul bilancio

I revisori dei conti del Campidoglio potrebbero dare parere negativo sul preventivo 2014 costringendo così il primo cittadino a varare una manovra lacrime e sangue. Reggerà la sua maggioranza?

I nubifragi di questi giorni a Roma rendono bene l’idea delle difficoltà che stanno per rovesciarsi sul sindaco Ignazio Marino. Su di lui incombe sempre più minaccioso un interrogativo: è in grado di portare avanti il mandato ottenuto con le elezioni dell’anno scorso oppure sarà costretto a consegnare la città a un commissario governativo, e in prospettiva a un nuovo turno elettorale in primavera? La risposta dipende da un numero di variabili che hanno a che fare con la politica nazionale e locale (dalle tensioni interne al Pd romano ai rapporti freddini fra Marino e il presidente del Consiglio Matteo Renzi) per cui qualunque previsione rischia di risultare azzardata. C’è uno scoglio, tuttavia, che il sindaco «marziano» dovrà riuscire a superare a breve se vuole restare in sella: quello dei disastrati bilanci di Roma Capitale.

   Oggi pomeriggio i revisori dei conti hanno ipotizzato in commissione Bilancio del Campidoglio di dare parere negativo sul preventivo 2014. Significa che se vuole vederselo approvare (entro la fine di luglio) Marino dovrà mettere mano pesantemente al bilancio di previsione dell’anno in corso, rendendolo assai meno ottimista e più vicino alla situazione reale delle finanze capitoline di quanto ha fatto finora. Le obiezioni dei revisori sono numerose e molto pesanti. Fra l’altro, ci sono i 100 milioni previsti e mai trasferiti al Comune dalla Regione Lazio per il trasporto pubblico locale, i debiti fuori bilancio trasferiti scorrettamente (sempre secondo i revisori) da un bilancio all’altro, la cifra abnorme messa a bilancio come introito stimato per le multe, clamorosamente in contrasto con la realtà accertata dagli ispettori della Ragioneria dello Stato per i bilanci passati e l’insufficiente accantonamento di risorse a copertura di crediti incerti.

   Complessivamente ballano quasi 700 di milioni di euro, che rischiano di dare il via a un vero “domino” politico-economico su un arco di diversi anni. Il punto di partenza è il 2013. Proprio le riserve espresse dai revisori sul consuntivo dello scorso anno, infatti, hanno spinto la capogruppo dell’Ncd Sveva Belviso a chiedere di ascoltarli in commissione Bilancio sul preventivo del 2014, da approvare entro fine luglio. Se vengono contestate le cifre del 2013, infatti, come potrebbe passare indenne all’esame il bilancio 2014, che su quelle cifre poggia le basi? In mezzo a questi due documenti, agganciato a entrambi come l’anello di una catena, c’è infine il piano pluriennale di rientro dai debiti, che Marino si è impegnato a presentare al governo entro il 4 luglio. Ecco dunque l’alternativa del diavolo in cui si trova il sindaco in questi giorni: se la smette di “vendere” numeri che già sono stati dichiarati fasulli dai revisori deve contestualmente annunciare un piano lacrime e sangue a cui forse la sua maggioranza non reggerebbe. Ma se rifiuta di ammettere che le cose stanno peggio di come annunciato finora rischia che a mandarlo a casa sia il governo, proprio a partire da quel che dicono i revisori dei conti.

   La situazione ha un risvolto paradossale perché a ridurre i margini di manovra del sindaco è stata la sua stessa scelta di richiedere alla Ragioneria generale dello Stato una certificazione dei conti di Roma Capitale. L’idea era probabilmente di mettere in rilievo le magagne ereditate dalla giunta Alemanno. Ma il risultato è che di fronte alle bacchettate distribuite a destra e a manca dagli ispettori del ministero dell’Economia (e al rischio che anche su quella base la Corte dei Conti intervenga un domani con un procedimento per danno erariale) nessuno ora vuole assumersi la responsabilità di prendere per buone le previsioni ottimistiche del sindaco. Che anche per questo ora rischia di cadere.

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Stefano Caviglia