Hai da spegnere?
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Hai da spegnere?

Le multinazionali del settore si stanno muovendo per offrire alternative all'avanguardia al fumo, che vanno oltre i dispositivi elettronici

da New York

ll futuro del fumo si scrive al primo piano di un lussuoso hotel nel centro di Manhattan, in una stanza tutta specchi, lampadari piccoli ma sfarzosi, moquette lieve immacolata. Sembrerebbe l'antipasto di un gran ballo, con gli invitati vestiti in maniera impeccabile che si scambiano sorrisie strette di mano, invece stanno celebrando un'estrema unzione.

La promessa del funerale di un prodotto che, paradossalmente, gode di ottima salute; che solo lo scorso anno (dati Euromonitor) è stato venduto in tutto il mondo in 5,5 trilioni di pezzi, generando 683 miliardi di dollari di fatturato.

Un prodotto in cui convivono la forza dell'abitudine e la schiavitù spesso mortale di un vizio: la sigaretta. Ci vorrà ancora qualche decina d'anni perché scompaia definitivamente da bocche, borse e scaffali, ma il suo destino sembra segnato: "Servirà il tempo di una generazione" ripetono come un mantra i suoi aguzzini,i suoi stessi produttori, assieme a rappresentanti dei governi, scienziati ed esperti di prim'ordine.

Il calore che non brucia

Sono i partecipanti al Global tobacco& nicotine forum, il più importante evento internazionale del settore. Tutti concordi nel voler trovare strade alternative a un oggetto che uccide 7,2 milioni di persone l'anno. Tutti convinti, anzi, di aver già individuato una soluzione con l'aiuto della tecnologia, che permette di ridurre la tossicità del tabacco, scaldandolo e non più bruciandolo all'interno di dispositivi alternativi molto sofisticati.

Superiori ai non riuscitissimi esperimenti elettronici del passato recente; simili, per esperienza sensoriale, alla sigaretta classica. In grado, in parallelo, di non generare quelle sostanze chimiche dannose che provocano il cancro e altre gravi malattie.

Il cambio di paradigma, la virata verso un'offerta nuova, non è il frutto di sole spinte etiche. Si tratta piuttosto di una strategia di lungo periodo, la riconversione di un intero business.

Sempre la società di ricerca Euromonitor, prevede per il 2021 perdite per il mercato tradizionale del fumo di quasi 8 miliardi di dollari; a compensarli, e ampiamente, sarà una crescita di 13,2 miliardi degli introiti del tabacco riscaldato. Segno che l'innovazione conviene a tutti. A chi non riescea smettere, ma tiene alla sua vita;a chi è obbligato a far quadrarei conti e deve vedersela con regolatori sempre più determinati e severi. Come Mitch Zeller, il direttore del centro peri prodotti di tabacco dell'Fda (Food and drug administration), l'ente governativo americano che ne sovrintende la commercializzazione negli Stati Uniti e che per la prima volta in nove edizioni partecipa al forum. Anzi, dopo i saluti di rito, lo apre.

Il suo è l'intervento più atteso, accolto da un silenzio nervoso: "La sigaretta è un mix chimico di malattia e di morte. È la causa numero uno dei decessi prevenibili" bastona Zeller. Ma è scaduto il tempo del proibizionismo, dei divieti assoluti, meglio rovesciare la prospettiva: "Abbiamo di fronte una straordinaria opportunità per la salute pubblica. Dobbiamo diminuire la probabilità che le future generazioni diventino dipendenti dal tabacco, ma anche incoraggiare l'innovazione di soluzioni meno nocive per gli adulti che ne hanno bisogno".

Da qui, l'idea allo studio di ridurre la percentuale di nicotina delle sigarette classiche per far migrare i consumatori verso quelle evolute (ipotesi appoggiata dagli scienziati), che infliggerebbe un altro colpo al mercato tradizionale. E poi, una robusta spinta a esaminare e approvare in tempi rapidi quelle hi-tech più recenti per portarle sugli scaffali americani.

Con la consapevolezza di giocare un ruolo decisivo per la loro affermazione globale: come per i medicinali, quando l'Fda dà l'okay a un prodotto, viene seguita a ruota dagli enti di molti mercati che non dispongono di laboratori paragonabili per le analisi di rito.

Obiettivo primo: ridurre i danni

Le premesse sono confortanti: uno studio pubblicato lo scorso febbraio sulla rivista scientifica Annals of internal medicin, ha rilevato come i fumatori passati ai surrogati elettronici abbiano "sostanzialmente ridotto" i loro livelli interni di tossine e agenti cancerogeni.

"I nuovi prodotti sono potenzialmente molto meno dannosi. La riduzione dell'esposizione a sostanze tossiche è nell'ordine del 90 per cento» scandisce Riccardo Polosa, professore ordinario di medicina interna all'università di Catania. "Che questo si traduca in un 90 per cento di rischio in meno, ancora non lo sappiamo, gli studi sono stati appena avviati e avremo le risposte tra due o tre anni. Però, mi aspetto di sicuro un abbassamento in termini di pericoli per la salute" aggiunge Polosa, esperto internazionale di malattie respiratorie, l'unico italiano tra i relatori della manifestazione di New York.

Il Belpaese, peraltro, sta già beneficiando dell'indotto di questo nuovo corso. Vicino a Bologna, il leader mondiale del settore, Philip Morris International, ha aperto un centro che fabbrica per il mercato internazionale le ricariche di tabacco del suo dispositivo hi-tech, IQOS, il cui cuore è una lamina rivestita in oro platinato e ceramica. Serve a scaldare lo stick di tabacco, la sua ricarica usa e getta, a una temperatura costante inferiore ai 350 gradi (contro gli oltre 600 della sigaretta tradizionale), non sviluppando la combustione che è molto nociva per l'organismo umano. Non crea nemmeno fumo o cenere, solo vapore che si disperde rapidamente.

Nell'area, l'azienda ha investito circa 500 milioni di euro, che raddoppieranno entro il 2018, quando gli addetti saranno in tutto 1.600, 200 più di oggi.

Dal 2008, a livello globale, la multinazionale ha finanziato la ricerca con oltre tre miliardi di dollari, coinvolgendo più di 400 scienziati, ingegnerie tecnici per realizzare l'evoluzione della sigaretta: "A differenza di quella elettronica, IQOS non scalda nicotina liquida aromatizzata, ma tabacco, rilasciando il gusto a cui i consumatori sono abituati" sintetizza Michael Franzon, consulente medico dei prodotti a rischio ridotto della società.

Fumo nocivo, addio

"Si sviluppa un aerosol" aggiunge "che è molto meno complesso del fumo, frutto invece di una combustione". La quale genera oltre 8 mila sostanze chimiche, tra cui arsenico, benzene e monossido di carbonio, responsabili dell'insorgenza di molte malattie, anche letali. All'opposto, i prodotti che non arrivano alla combustione, che scaldano il tabacco senza bruciarlo perché operano a temperature più basse, sono potenzialmente meno pericolosi. E sembrano piacere: IQOS, ad agosto, contava già tre milioni di utilizzatori, capaci di abbandonare la sigaretta; ne guadagna, in media, 8 mila al giorno.

A New York, Philip Morris International ha anche annunciato l'istituzione di una fondazione indipendente "per un mondo senza fumo" a cui contribuirà con quasi un miliardo di dollari nei prossimi 12 anni. "Stimolerà la ricerca" anticipa Germana Barba, vicepresidente degli affari regolamentari dell'azienda: "Sarà un'occasione di incontro aperta a tutti. A scienziati, regolatori, persino a quanti, a lungo, hanno combattuto l'industria augurandole l'estinzione, ma si sono resi conto che il suo contributo è fondamentale affinché i nuovi prodotti arrivino nelle mani dei consumatori". Uno di questi ex acerrimi nemici è David Sweanor, avvocato, professore di legge all'università di Ottawa, per oltre un decennio consulente dell'associazione dei diritti dei non fumatori: "Osteggiavo le multinazionali" spiega «quando promuovevano morte e malattie. Ora penso che bisogna sostenerle nella transizione, molto accettabile, verso alternative che portino al declino delle sigarette".

L'esperto enfatizza il ruolo determinante degli Stati: "Serve una tassazione proporzionale alla pericolosità, bisogna prevedere un vantaggio fiscale per i dispositivi di nuova generazione. Un po' come si fa con gli incentivi all'auto elettrica, per scoraggiare quellea benzina. Se è vero che i governi perderanno gettito, risparmieranno sulla spesa sanitaria. Maggiore sarà la convenienza economica delle alternative tecnologiche, maggiore sarà il numero delle persone disposte ad adottarle". È la stessa logica che potrebbe spingere ad abbassare la nicotina nei prodotti tradizionali, per rendere più desiderabili quelli evoluti. Attacco doppio. Un agguato alla vecchia sigaretta. Nella guerra al fumo, ogni arma è lecita.

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Questi dispositivi aiutano i fumatori

La ricercatrice anti-tumore Dorothy Hatsukami approva l'utilizzo di soluzioni meno tossiche delle sigarette

"Ridurre l'attrattiva delle sigarette tradizionali abbassandone il livello di nicotina, è una buona strategia. Può spingere i consumatori a migrare verso soluzioni alternative meno tossiche, che invece rilasciano le quantità di nicotina di cui ha bisogno il fumatore".

Così Dorothy Hatsukami, direttore del Centro per la prevenzione e il controllo del cancro dell'università del Minnesota e autrice di numerose ricerche sulla dipendenza da tabacco, appoggia l'ipotesi allo studio dell'Fda per incentivare i dispositivi di nuova generazione: "La nicotina" chiarisce "non provoca tumori o malattie cardiovascolari, che derivano invece dalla combustione delle sigarette. La letteratura in tal senso è solida".

La sfida sarà evitare che le giovani generazioni si avvicinino direttamente ai dispositivi innovativi: "Anche quelli più sicuri ed evoluti" commenta Hatsukami "hanno un impatto sul cervello perché possono creare dipendenza. Il loro uso va riservato agli adulti che non riescono a smettere di fumare.


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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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