Cioccolato: se ne mangia meno anche se i prezzi calano
Economia

Cioccolato: se ne mangia meno anche se i prezzi calano

Per alcuni la riduzione dei consumi è solo temporanea, perché le spese sui dolci sono troppo difficili da tagliare

A fare le spese della crisi che attanaglia da qualche anno l'Europa non sono solamente i cittadini del Vecchio Continente. Se gli Europei sono sempre più squattrinati, infatti, la prima conseguenza è che spendono molto di meno in beni voluttuari. Fra questi, il cioccolato e i prodotti a base di cacao, i cui prezzi - come mostra il nostro grafico della settimana, pubblicato dal Wall Street Journal - sono in continuo calo.

Il fenomeno è particolarmente evidente da agosto: in estate, si consuma meno cioccolato che in altre stagioni, per intuibili problemi di conservazione del prodotto, ed è abituale registrare una diminizione delle vendite; quest'anno, però, non si è assistito alla consueta ripresa autunnale. O meglio, un recupero c'è stato, ma è durato meno di trenta giorni.

Oltre al calo dei consumi europei (che pesano per un quarto del crollo dei prezzi, secondo gli analisti della Mintel, società britannica di ricerca di mercato con un'esperienza quarantennale), fattori più tecnici pesano in questa nuova tendenza di mercato. La Costa d'Avorio - principale produttore mondiale di semi di cacao - ha scorte in eccesso ed ha iniziato a vendere cacao prima del raccolto, provocando un eccesso di offerta che ha contribuito in maniera determinante al calo del prezzi. Un'evoluzione quanto meno inaspettata in un mercato in cui, fino qualche tempo fa, pareva che i prezzi fossero destinati ad aumentare per la penuria di cacao che, a causa di scioperi organizzati sempre dalla Costa d'Avorio, avrebbe dovuto colpire i mercati internazionali.

Quale che sia la causa, il problema di oggi è che il quantitativo totale di cacao da macinare è destinato a scendere vistosamente (secondo gli esperti del gruppo bancario olandese Rabobank, il 21% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso), così come il prezzo della materia prima (meno 11% rispetto alla fine di agosto). Eppure, non è detto che la stagflazione dolciaria possa essere sfruttata per confermare una tendenza globale verso la recessione.

Per almeno due motivi: l'imprevedibilità delle evoluzioni della politica della Costa d'Avorio in materia di esportazioni (c'é chi sostiene che se la vendita prima dei raccolti continuerà ancora a lungo, i produttori locali potrebbero decidere di vendere semi di cacao ai paesi vicini a prezzi più alti, provocando un nuovo aumento nelle vendite al dettaglio per l'aggiunta di un intermediario nella commercializzazione). E il fatto che la riduzione dei consumi possa essere considerata temporanea. Perché se davvero gli europei si ritroveranno costretti a ridurre la spesa per generi alimentari, è possibile che le leccornie preferite dai golosi vengano sostituite da cioccolatini e dolciumi più economici, non tagliate.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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