Assunzioni:  come funzionano gli incentivi del 2016
ANSA/FRANCO SILVI
Economia

Assunzioni: come funzionano gli incentivi del 2016

Le agevolazioni per chi recluta nuovo personale sono oggi meno generose che nel 2015. Per questo, i contratti a tempo indeterminato sono in forte calo

Circa 107mila assunzioni stabili a gennaio del 2016, in calo di oltre il 39% rispetto allo stesso mese del 2015. Sono gli ultimi dati sul mercato del lavoro diffusi dall'Inps, che non lasciano spazio a dubbi. Il boom di impieghi a tempo indeterminato registrato nel 2015 (+800mila in 12 mesi) aveva una ragion d'essere ben precisa: la volontà delle aziende di approfittare dei generosi incentivi introdotti dal governo a favore di chi recluta nuovo personale e propone fin da subito un inquadramento stabile (o stabilizza il dipendente assunto in precedenza con un contratto a termine). Nel 2016, però, tali agevolazioni sono state pesantemente tagliate e si è arrivati dunque ai dati diffusi ieri dall'istituto nazionale della previdenza, che attestano appunto un drastico calo dei contratti a tempo indeterminato.


Il Jobs Act


Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha minimizzato le cifre dicendo che erano prevedibili. Le opposizioni, invece, hanno subito sostenuto che le statistiche dell'Inps sono la dimostrazione del fallimento del Jobs Act, la riforma del welfare del governo Renzi, giacché le assunzioni del 2015 sono state spinte soltanto dagli sgravi sui contributi e non dalle nuove regole introdotte dall'esecutivo nel mercato del lavoro, con la rottamazione dell'articolo 18. Chiunque abbia ragione, una cosa resta certa: negli ultimi mesi, le aziende bisognose di assumere hanno fatto bene i loro conti e hanno capito che gli incentivi di quest'anno sono assai magri, se raffrontati a quelli del 2015.


Un esempio concreto

Per rendersene conto, basta prendere in esame un caso specifico. Con le norme in vigore fino all'anno scorso, un'azienda che proponeva un'assunzione a tempo determinato aveva uno sgravio quasi totale sui contributi Inps, per un periodo di ben 36 mesi e fino a un massimo di 8.060 euro annui. Esempio: considerando un dipendente con una retribuzione di 2mila euro lordi al mese (1.500 circa netti), se un datore di lavoro lo ha assunto prima del 31 dicembre scorso non dovrà pagare per tre anni quasi nulla di contributi, risparmiando così oltre 7mila euro ogni 12 mesi, rispetto a quanto avrebbe dovuto versare all'Inps in assenza degli incentivi.


Jobs Act: assunzioni stabili, ma per finta


Da quest'anno, invece, lo sgravio è calato notevolmente e l'azienda che fa un'assunzione risparmia solo il 40% dei contributi dovuti, fino a un massimo di 3.250 euro annui. La durata degli incentivi è stata inoltre accorciata a 24 mesi, contro i 3 anni previsti in precedenza. Nel caso sopra esaminato del dipendente che ha uno stipendio di 2mila euro lordi mensili, il datore di lavoro che lo assume nel 2016 deve pagare circa 4mila euro di contributi all'anno per un periodo di 24 mesi, anziché i 7mila annui dovuti in assenza di incentivi. Anche nel 2016, c'è in effetti una certa convenienza ad assumere in maniera stabile, che tuttavia non è minimamente paragonabile a quella che le imprese ottenevano fino al dicembre scorso. Non c'è da stupirsi, dunque, se a gennaio di quest'anno i nuovi contratti a tempo indeterminato sono stati 107mila circa, contro i ben 176mila dello stesso mese del 2015.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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