Dissalatori, desalinizzazione acqua mari e oceani
(Acqua)
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Dissalatori, cosa sono e come funzionano

La desalinizzazione delle acque marine e oceaniche si sta affermando come una delle vie per affrontare la crisi idrica a livello mondiale

La grave ondata di siccità che si sta abbattendo sul pianeta ha reso la crisi idrica più concreta che mai, ridando forza al dibattito sul perché non si usino i dissalatori dal momento che il 70% della superficie terrestre è coperta dagli oceani. Concettualmente, “dissalazione” significa che si prende l'acqua del mare, si toglie il sale e si ottiene l’acqua dolce (o potabile). E dal momento che la tecnologia esiste ed è avanzata come non lo è mai stata prima, perché esiste il problema della mancanza dell’acqua? Attualmente ci sono due soluzioni, la prima è la distillazione e la seconda è l’osmosi inversa.

DISTILLAZIONE

La “distillazione” consiste nel far bollire l’acqua salata per far evaporare le molecole d’acqua (perché il sale rimane e non evapora). Il vapore ottenuto viene raccolto e poi trasformato nuovamente in liquido tramite la condensazione. Per ottenere il risultato voluto da questo processo c’è bisogno di 8kWh per produrre 1 metro cubo d’acqua dolce. Si tratta di molta energia e, dunque, togliere il sale dall’acqua di mare è un processo energivoro.

OSMOSI INVERSA

La seconda tecnica, “l’osmosi inversa”, è quella più utilizzata nonché la più efficiente: l’acqua salata viene spinta ad alta pressione verso una membrana cosiddetta semipermanente che fa passare le molecole d’acqua ma non quelle dei sali. Non si tratta di un processo spontaneo ma dev’essere forzato. Per forzarlo c’è bisogno di energia e in questo caso il fabbisogno energetico si aggira tra 1,5 kWh e 4 kWh per produrre 1 m cubo di acqua. Dati energetici notevolmente diversi rispetto alla tecnica della distillazione tramite l’ebollizione (come descritto nel primo processo di "distillazione").

PERCHÈ GLI IMPIANTI DI DISSALAZIONE SONO UNA DELLE MIGLIORI ALTERNATIVE

Uno dei punti nodali del dibattito intorno alla carenza idrica in Italia è che ogni anno si perde il 40% d'acqua dagli acquedotti. Finanziare una grande opera di ammodernamento della rete idrica può essere una soluzione, ma si scontra con le tempistiche lunghe di un intervento che copra tutte le criticità. Molto meno tempo servirebbe per la costruzione degli impianti di dissalazione.

La dissalazione dell’acqua salata tramite il processo di osmosi inversa non è una soluzione in una situazione ordinaria, ma bensì è una soluzione di emergenza: una soluzione estrema perché le condizioni sono estreme. Ma secondo gli esperti sarebbe saggio considerare la soluzione della dissalazione non solo come un costo ma come un vero e proprio investimento. Perché i dissalatori, oltre ad offrire un’alternativa rapida alle problematiche idriche del pianeta, danno una soluzione continua e duratura nel tempo.

QUANTO COSTA DISSALARE L’ACQUA?

I costi di distillazione nell’osmosi inversa, si attestano intorno a 1 dollaro per ogni metro cubo. In realtà il costo dipende direttamente dal costo dell’energia ed è una variabile non fissa. Nel 2022, ad esempio, il costo dell’energia è schizzato alle stelle e anche desalinizzare l’acqua salata ha avuto un costo lievitato. Secondo le stime più recenti ad oggi saremmo tra i 2 e i 3 euro per metro cubo di acqua.

IL RUOLO DELL'ITALIA NEL SETTORE DEGLI IMPIANTI DI DISSALAZIONE

L'Italia ha una tradizione nella costruzione, fornitura e gestione di impianti di dissalazione. In Oman, a Salalah, c’é un impianto di osmosi inversa in grado di produrre circa 113.000 metri cubi al giorno di acqua potabile, in Arabia Saudita, a Shoaiba, ce n’é un altro che produce 250.000 metri cubi al giorno di acqua dolce, riuscendo a fornire acqua potabile ad oltre 1 milione di persone. A Dubai c’é un impianto enorme: 636.000 metri cubi d’acqua potabile al giorno. Anche in Qatar, a Doha, ce n’é uno che produce circa 340.000 metri cubi d’acqua, sempre al giorno. Tutti gli impianti elencati sono stati realizzati dall'industria italiana.

Ad oggi nel mondo ci sono circa 20.000 impianti di dissalazione. Ma in Italia solo il 4% dell’acqua che utilizziamo viene da questi impianti. A differenza, ad esempio, della Spagna, dove la percentuale sale fino al 56%.

I PROBLEMI LEGATI ALLE POLITICHE AMBIENTALI

Nel processo di distillazione per osmosi inversa, oltre all’acqua dolce, si ottiene un prodotto di scarto: la “salamoia”, una sostanza considerata tecnicamente come scoria perché è costituita da sale e tracce di metalli. Di conseguenza, le problematiche legate allo smaltimento di tale sostanza sono diverse e sempre più studiate dagli esperti. Se nel mare viene gettato un eccesso di sale, l’equilibrio idro salino locale potrebbe avere un grosso impatto negativo nei confronti di piante e animali.

Per far fronte a questa problematica, oggi gli impianti di dissalazione vengono costruiti in zone dove questo materiale di scarto viene rilasciato nei pressi di forti correnti marine o oceaniche in modo da facilitare la miscelazione con il resto degli oceani.

In Italia ci sono forti limitazioni dovute alle politiche ambientali e ai rischi associati alla produzione delle scorie di distillazione. Nel giugno 2022 è entrata in vigore la legge “Salvamare” secondo la quale la costruzione di nuovi impianti come quello di distillazione, è ammissibile solo in situazioni di comprovata carenza idrica e in assenza di alternative.

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Francesca Catino