Niger
(Ansa)
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Anche gli Usa via dal Niger

Il predominio russo-cinese sul continente africano si estende ancora (soprattutto sulle risorse minerarie del paese)

Non appena è stata annunciata la scontata vittoria di Vladmir Putin alle elezioni presidenziali russe la giunta militare del Niger, che governa il paese dal colpo di Stato dello scorso luglio, ha annunciato «la fine con effetto immediato» degli accordi che permettevano agli Stati Uniti di impiegare personale militare e civile nel paese. Nel 2016, gli Stati Uniti hanno investito circa 100 milioni di dollari nella costruzione di una base militare situata nella città di Agadez, distante circa 750 chilometri a nord-est di Niamey, la capitale del Niger. Nell’ottobre 2023, l'amministrazione statunitense aveva descritto il cambio di governo in Niger come un «colpo di Stato.» Tuttavia, nei mesi successivi, le trattative per una transizione democratica avevano suscitato speranze di un possibile riavvicinamento fra i due paesi.

Gli americani sono presenti in Niger con meno di mille effettivi (circa 700) e il loro apporto è stato fin qui importantissimo nel contrasto alle mililizie locali dell’Isis e di al-Qaeda che si combattono per la supremazia nell’area. Il Niger confina a nord conAlgeria e Libia, ad est con il Ciad, a sud con la Nigeria e il Benin e a ovest con Burkina Faso e Mali. Si tratta di confini colabrodo che i jihadisti superano ogni volta che vogliono. Se davvero gli americani lasceranno il Niger sarà impossibile contrastare i gruppi salafiti armati.

Con la disdetta unilaterale dell’accordo di cooperazione annunciata in pompa magna in diretta televisiva dal portavoce della giunta, il colonnello Amadou Abdramane, i soldati e i dipendenti della base americana da domenica sono di fatto degli «illegali» nel paese con tutto ciò che consegue. Quanto sta accadendo ricalca esattemente quanto avvenuto con i 1.500 soldati francesi che nel settembre 2023 hanno lasciato il Niger. E ora chi difenderà il Niger dalla furia dei jihadisti? E chi aiuterà la popolazione con generi di prima necessità? A questo proposito è utile ricordare che gli Stati Uniti sono uno dei principali partner di sviluppo del Niger, con un impegno significativo in termini di aiuti economici e militari tanto che solo nel 2022 hanno inviato circa 437 milioni di dollari a sostegno del Niger dove secondo USAID oltre il 47% dei bambini sotto i 5 anni di età sono cronicamente denutriti e i tassi di malnutrizione acuta sono ben oltre la soglia delle emergenze sanitarie pubbliche.

Il progresso economico è ulteriormente messo a dura prova dal tasso di fertilità più alto del mondo (7 figli per donna), che è destinato a raddoppiare la dimensione della popolazione nei prossimi vent’anni. Questi ostacoli, uniti alla crescente presenza di violenza, criminalità ed estremismo, in particolare lungo le regioni di confine con i vicini Mali, Libia e Nigeria, mettono il Niger a rischio di invertire i suoi recenti progressi in termini di sviluppo. Il Niger è inoltre alle prese con un significativo afflusso di rifugiati in fuga dai conflitti nella regione, in particolare in Nigeria e Mali. La malaria è responsabile del 50% dei decessi tra i bambini sotto i 5 anni. Inoltre, il Niger ha il tasso di fertilità più alto del mondo. Se lasciata senza controllo, la rapida crescita della popolazione del Niger minerà ulteriormente l’efficace fornitura di servizi sanitari e indebolirà la resilienza delle persone più vulnerabili del Paese.

I programmi USAID si concentrano sullo sviluppo della capacità del governo, della società civile e di altri importanti partner per migliorare la pianificazione familiare, la nutrizione e mitigare le malattie infettive, inclusa la malaria e le minacce sanitarie emergenti. Il 71% della popolazione del Niger è analfabeta e solo il 54% delle studentesse della scuola primaria raggiunge la prima media. Nonostante tutto questo la giunta militare golpista del generale Abdourahmane Tchiani, già capo della Guardia presidenziale del Niger noto anche come Omar Tchiani, ha scelto di legarsi alla Russia di Putin esattamente come fatto dalle giunte golpiste di Mali e Burkina Faso. In tal senso il primo ministro nominato dalla giunta, Ali Mahaman Lamine Zeine, nel dicembre scorso è stato ricevuto a Mosca in un incontro ufficiale.

I russi sono molto interessati al Niger viste le sue risorse naturali: il Niger è il quarto produttore mondiale di uranio con riserve stimate di 300.000 tonnellate; petrolio con riserve stimate di 1,5 miliardi di barili; carbone riserve stimate di 2 miliardi di tonnellate; ferro riserve di ferro stimate di 1 miliardo di tonnellate; oro riserve stimate in 200 tonnellate. Inoltre, il paese possiede anche altri minerali come il fosfato, il rame, lo zinco e il molibdeno. Aldilà della narrazione antioccidentale e anticolonialista e al massicio utilizzo della disinformazione i russi intrappolati nella guerra in Ucraina non possono certo investire risorse o inviare soldati per difendere Mali, Burkina Faso o il Niger, tuttavia, possono mandare qualche centinaio di uomini dell’Africa Corps (ex Wagner Group) per proteggere i notabili locali e depredare le miniere cosa che stanno facendo nel Mali. Infine, a proposito della disinformazione un recente studio del Centro Africano per gli Studi Strategici mostra come le campagne di disinformazione volte a manipolare i sistemi informativi africani sono aumentate di quasi quattro volte dal 2022, innescando conseguenze destabilizzanti e antidemocratiche. In partcolare si legge: «La Russia continua a essere il principale fornitore di disinformazione in Africa, sponsorizzando 80 campagne documentate, rivolte a più di 22 paesi. Ciò rappresenta quasi il 40% di tutte le campagne di disinformazione in Africa. Queste 80 campagne hanno raggiunto molti milioni di utenti attraverso decine di migliaia di pagine e post falsi coordinati.

Lo sfruttamento aggressivo della disinformazione è uno dei pilastri dell’uso da parte della Russia di canali irregolari per acquisire influenza in Africa . La Russia ha diffuso disinformazione per minare la democrazia in almeno 19 paesi africani , contribuendo all’arretramento del continente su questo fronte». Ma non ci sono solo i russi a fare disinformazione perché lo stesso fanno da anni i cinesi che depredano l’Africa peggio di quanto abbiano fatto gli europei nei secoli. Come abbiamo scritto più volte, la destabilizzazione dei paesi africani ed in particolari quelli del Sahel ci riguarda molto da vicino perché delle decine di migliaia di sfollati interni, molti cercano raggiungere le coste europee alla ricerca di un futuro e l’Italia come ben sappiamo, è il loro punto di approdo preferito.

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Stefano Piazza