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(Ansa)
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L'Ucraina non sta vincendo la guerra, ma ora sa che può farlo

L'avanzata nel Donbass dell'esercito di Kiev è rapida ed impressionante; frutto delle armi occidentali e degli errori di Mosca. Ma la parola fine è ancora lontana

Questa mattina l'ultranazionalista russo Igor Girkin ha pubblicato un video nel quale prevede la fine sanguinosa di Vladimir Putin: «I suoi cortigiani uccideranno Putin. Tutto ciò che servirà è l’aumento incontrollato dell’inflazione o qualche altra sconfitta militare per finirlo» . Quale sarà il destino di Putin dopo la guerra è impossibile prevederlo, tuttavia, le difficoltà sono evidenti vista la controffensiva ucraina che continua a scacciare i russi dalle città e dai villaggi conquistati in sette mesi di guerra. É di oggi la notizia data dall'intelligence del ministero della Difesa britannico che la Russia avrebbe perso negli ultimi dieci giorni altri quattro aerei da guerra in Ucraina, per un totale di 55 velivoli abbattuti dal 24 febbraio scorso: «Esiste una possibilità realistica che l'aumento delle perdite sia stato in parte il risultato dell'accettazione da parte dell'aviazione russa di un rischio maggiore nel tentativo di fornire supporto aereo ravvicinato alle forze di terra russe sotto la pressione dei progressi ucraini». Inoltre, l'intelligence di Londra spiega che la consapevolezza della situazione da parte dei piloti russi è spesso scarsa tanto che «è realisticamente possibile che alcuni velivoli si siano allontanati dal territorio nemico e da zone di difesa aerea più dense a causa del rapido spostamento delle linee del fronte. La continua mancanza di superiorità aerea della Russia rimane uno dei fattori più importanti alla base della fragilità del suo disegno operativo in Ucraina».

Sempre oggi il bollettino quotidiano dello Stato maggiore delle Forze armate ucraine ha diffuso la notizia che ammonterebbero a 54.650 i soldati russi deceduti durante il conflitto, ma si tratta di una cifra che nessuno oggi è in grado di verificare. A proposito della controffensiva ucraina, il presidente americano Joe Biden in un'intervista a 60 Minutes, programma della Cbs, ha dichiarato: «L’Ucraina sta ottenendo dei successi guadagnando terreno in diverse aree, ma non sta ancora vincendo la guerra contro la Russia. Quello che ha fatto Vladimir Putin in Ucraina è vergognoso con gli attacchi agli ospedali e alle scuole: è oltraggioso». Secondo il report quotidiano dell’Istitute for the Study of War (Isw) «Putin fa sempre più affidamento su volontari irregolari e forze per procura piuttosto che su unità e formazioni convenzionali delle forze armate della Federazione Russa. L'Isw aveva precedentemente riferito che Putin aveva aggirato il comando militare superiore russo e la leadership del Ministero della Difesa per tutta l'estate e soprattutto dopo la sconfitta intorno all'oblast di Kharkiv. Il rapporto inasprito di Putin con il comando militare e il russo (Mod) potrebbe spiegare in parte la crescente attenzione del Cremlino sul reclutamento di volontari mal preparati in unità irregolari ad hoc, piuttosto che tentare di attirarli in riserve di sostituzione per normali unità di combattimento russe». Volontari che comprendono anche i detenuti nelle carceri, come i 400 detenuti della prigione russa di Tambov arrivati stamane al fronte e secondo l'esercito ucraino «questa decisione è stata presa a causa della mancanza di personale militare tra le truppe di Mosca».

Solo qualche giorno fa il consigliere di Putin, Evgenij Viktorovič Prigožin, si era fatto riprendere mentre visitava un campo di prigionia per reclutare nuovi soldati la da inquadrare nei reparti del Wagner Group, la compagnia militare privata della quale è proprietario. Ma questa guerra gli ucraini la possono vincere? Lo chiediamo al Generale di Corpo d’Armata Maurizio Boni: «Le possibilità di vittoria dell’Ucraina in questo conflitto vanno esaminate alla luce degli obiettivi strategici dichiarati da Kiev e ribaditi in numerose occasioni: sconfiggere la Russia sul piano militare, cacciare i russi dal territorio ucraino (Crimea compresa) e ristabilire i confini prebellici del 2014. I successi ottenuti sul terreno a Kharkiv dalle forze ucraine sono notevoli e anche nel settore di Kherson le cose non stanno andando bene per i russi. Per Kiev è fondamentale mantenere elevato quello che in gergo militare viene definito come l’operational tempo, il ritmo dell’operazione, che non deve concedere pause all’avversario.

Per un attaccante non c’è scelta. Sia a nord est che a sud, il ritmo viene mantenuto costringendo i russi sulla difensiva se non addirittura alla ritirata e ci sono buone possibilità che gli ucraini riescano a realizzare le condizioni per la riconquista del Donbass. Aprire le porte di accesso alla Crimea a sud non è impossibile, ma richiede più tempo. In ogni caso, da un punto di vista strettamente militare, il raggiungimento degli obiettivi strategici è ancora lontano e non dimentichiamoci che l’alimentazione dell’onerosissimo sforzo offensivo di Kiev è pressoché totalmente nelle mani degli alleati occidentali». E a sua volta Mosca può continuare con successo «l’operazione militare speciale»? Secondo Maurizio Boni: «Dal punto di vista di Mosca prevalgono, ovviamente, le considerazioni opposte. Le forze russe devono interrompere il ritmo dell’operazione stabilizzando urgentemente le linee del fronte, fermando l’avanzata ucraina, riorganizzandosi e lanciando la propria controffensiva.

Tenuto conto della oramai conclamata carenza di truppe terrestri e degli esiti non favorevoli delle varie campagne di reclutamento avviate da Mosca per alimentare l’offensiva, a Putin non rimangono molte opzioni da considerare. Quella più logica sarebbe quella di dichiarare la mobilitazione generale. La Russia dispone di un bacino di riserve di più di due milioni di uomini che hanno prestato servizio militare negli ultimi cinque anni da richiamare, ma che andrebbero comunque nuovamente addestrate. Questa opzione è fortemente sostenuta dai nazionalisti russi, fautori di un inasprimento del conflitto costi quello che costi, ma Putin ha evitato sino ad ora di prenderla in considerazione perché teme pesanti ripercussioni sul fronte interno. Mettere la Russia su un piede di guerra completo comporterebbe il rischio di una reazione pubblica contro una leva forzata, e costituirebbe anche un’ammissione che la Russia è impegnata in conflitto su vasta scala e che la guerra sta andando male per Mosca. In ogni caso, ammesso che le forze russe riescano a stabilizzare i due fronti, a Putin serve una lunga pausa operativa che possa permettergli di ricostituire una capacità di risposta militare credibile, agevolata dall’inverno e dall’auspicio russo che il sostegno a Kiev dell’occidente si possa in qualche modo assopire».

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Stefano Piazza