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Usa e Germania mandano i tank a Kiev (e forse arriveranno anche gli F16)

Washington e Berlino accontentano Kiev ma per far funzionare al meglio i carri serve anche un aiuto dal cielo

Aiutare l’Ucraina a vincere la guerra potrebbe essere secondario alla vendita di armi. A pensar male si fa peccato ma il dubbio viene. Ieri si è saputo che i tank di costruzione tedesca ma di proprietà polacca saranno i primi ad arrivare al fronte, stante che partendo dalla Polonia la strada da fare non è poi molta. Dunque la Germania darà a Zelensky 14 Leopard 2, ottenendo dagli Usa un aiuto di 31 carri Abrams, la cui urgenza viene sottolineata – in modo strumentale – con l’ammissione da parte ucraina che i russi avrebbero conquistato la città di Soledar. In questa situazione l’esercito di Varsavia coglie l’occasione per rinnovare il parco dei mezzi blindati pesanti e può cominciare a discutere con gli Usa una prossima fornitura di Abrams, consentendo quindi a Washington di liberare i suoi magazzini per sostituire i suoi stessi carri armati, destinati a Polonia e Ucraina, con i già annunciati Abrams ma nella rinnovata versione X. Ufficialmente, l’esercito americano dispone di 3.500 Abrams dei quali 2.650 sarebbero modernizzati e adatti al combattimento in Ucraina, mentre molti altri sono ancora dotati delle modifiche che servivano per altri scenari operativi come l’Asia e il Medioriente.

Secondo quanto è riportato sul sito della Difesa tedesca, in Germania sono presenti 325 carri Leopard 2 e altri 139 sarebbero parcheggiati presso il costruttore Rheinmetall (così ha dichiarato l’azienda alla stampa nazionale), ma di quelli soltanto una trentina possiedono le dotazioni complete che servono in battaglia. Le unità in servizio con l’esercito tedesco sono però nelle versioni da A5 ad A7, soltanto 220 risulterebbero operativi e di questi ancora meno sarebbero pronti per essere impiegati, poiché era in corso la loro modifica in variante “export” per soddisfare commesse precedenti versi Paesi terzi, quasi tutti dell’area est-europea, che volevano sostituire i vecchi T-72 di produzione sovietica che nel frattempo i rispettivi governi hanno già mandato a Kiev. Dunque, da parte tedesca tutti gli esemplari della serie Leopard 1 e delle varianti A4 del Leopard 2 sono già state vendute ma non consegnate alla Repubblica Ceca ma neppure alla Slovacchia né all’Ungheria. Perciò la condizione posta da Berlino agli Usa per concorrere nell’invio di carri all’Ucraina è stata una necessità, perché di fatto sono stati promessi e venduti carri armati che ad oggi ancora non sono pronti.

«La richiesta pressante di carri armati da parte di Kiev deve essere letta e messa in sistema con le forniture già da tempo assicurate di veicoli da combattimento per la fanteria (Infantry Fighting Vehicles) del tipo del Bradley statunitense o dello svedese CV90. Lo scopo è quello di realizzare una “massa critica” di forze corazzate e meccanizzate (così si chiamano le unità di fanteria che operano con i veicoli di supporto corazzati) in alcuni settori del fronte in grado di superare e disarticolare le difese russe, raggiungere i punti nevralgici dell’avversario e ottenere vittorie decisive sul campo di battaglia» ha spiegato a Panorama il Gen. Corpo d'Armata, Maurizio Boni. «In questo modo verrebbe oltretutto riaffermato il primato della guerra di manovra su quella di logoramento. I carri armati in dotazione all’esercito ucraino sono tutti di fabbricazione russa e più del 50% delle dotazioni di Kiev sono mezzi abbandonati dai russi sul campo di battaglia. I carri Leopard tedeschi, gli Abrams statunitensi, i Challenger britannici e molto presto forse i francesi Leclerc costituiscono indubbiamente il meglio a livello mondiale che la tecnologia di settore può fornire al momento attuale. Tutto dipenderà dal numero di mezzi che verranno forniti ma, soprattutto, dall’addestramento che verrà conferito agli equipaggi che dovranno affrontare i russi e dalla logistica di sostegno che dovrà essere realizzata rivolta a ben quattro linee di mezzi differenti e decisamente sofisticati. La capacità di combattimento di un’unità non è mai solamente legata ai numeri o alla qualità dei mezzi impiegati».

Gli affari sono affari e viene spontaneo chiedersi se Biden non abbia già proposto ai clienti dei Leopard tedeschi di accettare gli Abrams della penultima generazione, conscio del fatto che magari Kiev non potrebbe pagarli tutti, mentre le altre nazioni certamente sì. Se il colpo gli riuscisse, Washington otterrebbe anche il risultato di legare queste nazioni alla sua industria della difesa per le parti di ricambio (costose, quelle degli Abrams), per l’addestramento e per le munizioni.

Intanto, secondo i servizi segreti inglesi, la Russia si starebbe preparando a inviare al fronte i primi carri armati di nuova generazione T-14 Armata (sulla carta più veloce dei Leopard 2), dei quali una ventina di esemplari sarebbero stati fotografati dai satelliti mentre venivano schierati nel sud della Russia. Tuttavia, sullo stato di prontezza degli Armata, la Nato discute da tempo sostenendo che il programma, annunciato nel 2012, sarebbe in forte ritardo per questioni tecnologiche e produttive, nonché logistiche poiché si tratta di carri molto più pesanti e complessi di quelli attualmente usati in Ucraina, ovvero i T-90A e T90M. Di fatto pare che i primi T-14 fossero inizialmente stati equipaggiati per cominciare la loro carriera operativa in uno scenario come la Siria, molto differente da quello Ucraino. Secondo i russi, i T-14 sono progettati per distruggere i Leopard ma soprattutto gli M-1 Abrams anche a diversi chilometri di distanza, riuscendo a perforare la loro blindatura con il cannone armato non con proiettili balistici, ma con razzi anticarro 9M119 Svir. Pare quindi che nei prossimi mesi questo scontro potrà avvenire, dando le prime tragiche risposte sia sul piano bellico, sia su quello commerciale.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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