Trump all'attacco del Covid-19 e di Biden
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Trump all'attacco del Covid-19 e di Biden

Il Presidente Usa lancia un piano economico mai visti per uscire dalla crisi che sta oscurando il suo rivale alla corsa per la Casa Bianca

Milleduecento dollari in assegno a ciascun cittadino che guadagna fino a settantacinquemila dollari e cinquecento dollari alle famiglie per ogni bambino: sono queste le misure centrali del pacchetto di stimolo economico voluto da Donald Trump, su cui mercoledì hanno finalmente trovato un accordo al Senato repubblicani e democratici. Il piano, dal valore complessivo di circa duemila miliardi di dollari, è stato fortemente caldeggiato dalla Casa Bianca e mira principalmente a contrastare gli effetti recessivi che la pandemia da coronavirus sta determinando sull'economia statunitense.

Tra le altre misure incluse in questo maxi provvedimento, figurano poi 367 miliardi in prestiti alle piccole imprese, 130 miliardi per le strutture ospedaliere e ulteriori 150 miliardi diretti ai governi dei singoli Stati.

Se riuscirà ad ottenere il via libera definitivo dal Congresso, si tratterà di una misura dalle proporzioni economiche considerevoli: molto superiore ai 700 miliardi usati da George W. Bush nell'ottobre del 2008 per il salvataggio delle banche dalla crisi finanziaria e anche maggiore dei circa 800 miliardi stanziati ai tempi di Barack Obama per il contrasto alla Grande Recessione nel febbraio del 2009.

Donald Trump sembra quindi sempre più convinto di un approccio keynesiano, nella risposta economica alla crisi del coronavirus. Non dimentichiamo d'altronde che, alcuni giorni fa, il presidente abbia siglato un legge bipartisan, volta a introdurre sussidi di disoccupazione, congedi lavorativi retribuiti e tamponi gratuiti: una legge dal valore complessivo di oltre cento miliardi di dollari. Insomma, grazie anche alla collaborazione con il Congresso, Trump sta progressivamente sfatando il mito che lo vede come un presidente repubblicano spietato e desideroso di energici tagli alla sanità e al welfare. Tra l'altro, non dobbiamo neppure trascurare che, negli scorsi giorni, abbia annunciato di voler ricorrere a una legge dei tempi della guerra di Corea, come il Defense Production Act, per potenziare la produzione di materiale sanitario: un fattore che gli ha attirato commenti positivi da parte della stessa sinistra democratica.

E' chiaro che, da un punto di vista squisitamente politico, il presidente americano stia cercando di conseguire due obiettivi. Da una parte, vuole fronteggiare la recessione economica incombente che – avvenendo nell'anno delle elezioni presidenziali – potrebbe danneggiarlo sul fronte della riconferma novembrina: in questo senso, giustificato dalla crisi, Trump può adesso ricorrere a quelle politiche di spesa pubblica che la destra repubblicana ha sempre cercato di affossargli (si pensi solo al suo vecchio progetto di riforma infrastrutturale).

Dall'altra, l'inquilino della Casa Bianca punta a ribaltare le accuse che tradizionalmente gli rivolge gran parte dell'universo democratico. Non dimentichiamo che, all'inizio di marzo, il suo probabile sfidante democratico nella corsa per la presidenza, Joe Biden, avesse proposto tamponi gratuiti e sussidi di disoccupazione: esattamente quei provvedimenti che, nei giorni scorsi, sono stati adottati dalla Casa Bianca. Non sarà del resto un caso che Biden stia riscontrando non poche difficoltà in questo periodo, non riuscendo a ritagliarsi un ruolo chiaro e riconoscibile nel mezzo della crisi in atto.

Come riportava la testata The Hill il 24 marzo, questa situazione sta determinando non poca preoccupazione tra le alte sfere del Partito Democratico, visto che il loro (teorico) candidato alle presidenziali di novembre è letteralmente finito in un cono d'ombra mediatico e politico ormai da svariati giorni. E, sotto questo aspetto, a poco gli è servito un intervento su ABC News nelle scorse ore: non solo sull'argomento della crisi pandemica Biden si è infatti dimostrato scarsamente incisivo ma – come se non bastasse – ha affrontato la questione di chi sarà la sua candidata alla vicepresidenza: un problema che difficilmente può risultare di interesse per gli americani in questi drammatici giorni.

Se dunque Biden sembra al momento brancolare abbastanza nel buio, Trump – almeno per ora – si sta rafforzando nei sondaggi. Secondo una rilevazione di Gallup del 24 marzo, il presidente godrebbe di un'approvazione del 49%: un incremento del 5%, rispetto a tre settimane fa. E attenzione: non si tratta esclusivamente della consueta dinamica, in virtù di cui – nei periodi di forte difficoltà – il popolo americano tende a compattarsi attorno al presidente di turno (come accadde a Bush jr subito dopo gli attentati dell'11 settembre). Più nello specifico, Trump starebbe infatti ottenendo consenso proprio dalla gestione della crisi: Gallup riferisce infatti che si dicono favorevoli su questo fronte il 90% dei repubblicani, il 60% degli indipendenti e il 27% dei democratici. Tra questi, il dato forse maggiormente significativo sotto il profilo elettorale è quello degli elettori indipendenti, che storicamente si rivelano decisivi in occasione delle presidenziali. In tutto questo, anche un sondaggio di ABC News/Ipsos, condotto il 19 marzo, ha riscontrato che – a fronte di un 43% di scontenti – il 55% degli americani si dica favorevole a come il presidente sta gestendo la crisi.

Tra l'altro, non bisogna neppure trascurare che – ormai da giorni – Trump stia collaborando strettamente con il governatore dello Stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, visto che proprio quest'area risulta al momento la più colpita dal virus di tutti gli Stati Uniti. E' pur vero che i due abbiano avuto qualche attrito nelle ultime ore, dal momento che il governatore non approva l'idea, avanzata da Trump, di riaprire le attività economiche il più in fretta possibile (addirittura entro Pasqua). Tuttavia, più in generale, i due stanno da giorni lavorando di squadra, come sottolineato dallo stesso Cuomo alcuni giorni fa. Trump, dal canto suo, ha approvato lo stato di calamità per New York, ha mandato una nave della Marina con l'obiettivo di incrementare i posti letto ospedalieri in loco e ha infine annunciato l'invio di quattromila respiratori nella Grande Mela.

E' quindi probabile che una simile cooperazione bipartisan nella gestione dell'emergenza possa determinare significative conseguenze sul piano politico. Trump – lo abbiamo visto – per il momento si rafforza nei sondaggi, mentre Cuomo risulta da giorni l'esponente democratico maggiormente esposto – suo malgrado – sul fronte della crisi. Un fattore che, se il governatore riuscirà a gestire efficacemente l'emergenza sul proprio territorio, potrebbe magari spingere l'establishment del suo partito a puntare su di lui, anziché su Biden, per le elezioni di novembre. Non dimentichiamo infatti che l'ex vicepresidente americano non abbia ancora blindato matematicamente la nomination e che molti Stati abbiano rimandato – a causa del coronavirus – le proprie primarie al mese di giugno. Se quindi nelle prossime settimane non riuscirà a trovare uno proprio spazio politico, Biden rischia un progressivo logoramento in termini di consenso. Anche per questo, non si può del tutto escludere che le alte sfere dell'asinello possano alla fine scegliere di puntare sul governatore dello Stato di New York, per quanto – ricordiamolo – non sia candidato alle attuali primarie. Un "dettaglio" non di poco conto, ma comunque non insormontabile: in fin dei conti, Hubert Humphrey ottenne la nomination democratica nel 1968 senza partecipare alle primarie.

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Stefano Graziosi