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(Getty Images)
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Non si placano le tensioni tra Francia e Mali

Si registrano nuove fibrillazioni tra Parigi e Bamako, mentre la Russia consolida la proprio influenza sul Sahel

Non si placano le tensioni tra il Mali e la Francia. Bamako ha di recente accusato Parigi di aver violato il suo spazio aereo e di aver consegnato materiale militare a dei gruppi armati. In particolare, il ministro degli Esteri del Mali, Abdoulaye Diop, ha inviato una missiva al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sostenendo che lo spazio aereo di Bamako sarebbe stato violato 50 volte quest’anno, principalmente da velivoli e droni francesi. “Queste flagranti violazioni dello spazio aereo maliano sono state utilizzate dalla Francia per raccogliere informazioni per i gruppi terroristici che operano nel Sahel e per consegnare loro armi e munizioni”, recita la lettera. Una versione, questa, tuttavia respinta da Parigi. “Ovviamente la Francia non ha mai sostenuto, direttamente o indirettamente, questi gruppi terroristici, che rimangono i suoi nemici designati in tutto il pianeta”, ha replicato l'ambasciata francese in Mali.

Queste tensioni rappresentano solo l’ennesimo capitolo della sempre più deteriorata relazione che intercorre tra Parigi e Bamako. La Francia ha perso progressivamente influenza sul Paese africano a netto vantaggio della Turchia e, soprattutto, della Russia. La giunta militare al potere in Mali sta infatti rafforzando i propri legami con il Cremlino. Lo scorso 10 agosto, Vladimir Putin ha non a caso avuto una conversazione con l’attuale leader maliano, Assimi Goita. Nell’occasione, il presidente russo si è mostrato disponibile a fornire al Paese cibo, carburante e fertilizzante: segno, questo, che Mosca punta sul soft power, oltre che sulla propria presenza militare in loco attraverso i mercenari del Wagner Group. Del resto, pochi giorni prima, il portavoce del governo di Bamako, Abdoulaye Maiga, aveva dichiarato: “Il governo di transizione chiede che il presidente Macron abbandoni definitivamente il suo atteggiamento neocoloniale, paternalistico e condiscendente per capire che nessuno può amare il Mali più dei maliani”. Era invece giugno scorso, quando Goita ebbe un colloquio telefonico con Recep Tayyip Erdogan. Nell’occasione, secondo l’agenzia di stampa Anadolu, “il presidente turco ha sottolineato che presto verranno presi provvedimenti per rafforzare le relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi”.

Insomma, la Francia continua a perdere terreno in Mali, mentre cresce l’influenza di Russia e Turchia. Quelle stesse Russia e Turchia che, nel recente incontro a Sochi tra Putin e Erdogan, hanno ulteriormente rafforzato i loro legami. La situazione si pone come particolarmente problematica. Non dimentichiamo infatti che il Sahel è un crocevia fondamentale per i flussi migratori diretti verso l’Europa occidentale. A tal proposito, va tenuto presente che sia Putin sia Erdogan hanno in passato utilizzato proprio i flussi migratori come strumento di pressione politica sull’Occidente. Ne consegue che l’aumento dell’influenza russa e turca sul Sahel rappresenta un enorme problema per la Nato e l’Unione europea. È anche in quest’ottica che l’Alleanza atlantica dovrebbe celermente consolidare il proprio fianco meridionale.

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Stefano Graziosi