Parlamento Georgia, Tbilisi legge agenti stranieri
(Ansa)
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Georgia: revocata la legge «sugli agenti stranieri»

Dopo due notti di protesta e scontri a Tbilisi il Parlamento della Georgia ha revocato questa mattina la cosiddetta legge «sugli agenti stranieri» pro Russia

In una nota il partito Sogno Georgiano che detiene la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento ha fatto sapere: «Da partito responsabile di governo abbiamo preso la decisione di ritirare senza condizioni la proposta di legge che avevamo sostenuto». Secondo il bilancio fornito dal ministero dell'Interno georgiano, la polizia durante gli scontri ha fermato 133 persone mentre decine di agenti e civili sono rimasti feriti.

SuTwitter i rappresentanti dell'Unione europea in Georgia hanno espresso la loro soddisfazione: «Accogliamo con favore l'annuncio del partito al governo di ritirare il progetto di legge ‘sull'influenza straniera’. Incoraggiamo tutti i leader politici georgiani a riprendere le riforme a favore dell'Ue, in modo inclusivo e costruttivo e in linea con le 12 priorità della Georgia per ottenere lo status di candidato».

Ieri il presidente della Georgia Salome Zurabishvili, da New York dove si trovava in visita, aveva incoraggiato attraverso l'Ukrainska Pravda i manifestanti: «Mi rivolgo a voi che rappresentate la Georgia libera, la Georgia che vede il suo futuro in Europa e non permetterà a nessuno di privarla di questo futuro. La Georgia non ha bisogno del disegno di legge sugli ‘agenti stranieri’ ed io metterò il veto». Della controversa legge ha parlato sempre nella giornata di ieri l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa, Josep Borrell, secondo il quale quanto avvenuto negli scorsi giorni. «È uno sviluppo molto negativo per la Georgia e la sua gente». La legge nella sua forma attuale rischia di avere un effetto dissuasivo sulla società civile e sulle organizzazioni dei media, con conseguenze negative per i molti georgiani che beneficiano del loro lavoro. Questa legge è incompatibile con i valori e con gli standard dell’Ue». In serata Levan Khabeishvili, leader del partito di opposizione georgiano Movimento unito nazionale, ha lanciato un appello affinché le manifestazioni quotidiane proseguano fino alla revoca del provvedimento e ha bruciato pubblicamente il testo della legge. Il ritiro della legge sugli «agenti stranieri» ispirata a quanto fatto dalla Russia nel 2012 non piace a Mosca che stamani si è detta «preoccupata» per i fatti di Tbilisi. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha detto: «Certamente per noi è importante che ci sia tranquillità lungo i nostri confini e in Georgia adesso la situazione lascia a desiderare». Una frase sibillina che non può che preoccupare i georgiani che temono l’intervento di Mosca come avvenuto nella notte tra il 7 e l'8 agosto del 2008, quando le forze armate della Federazione russa entrarono nel Paese e scatenarono quella che è conosciuta come la seconda guerra in Ossezia del Sud o guerra dei cinque giorni d’agosto.

Come sempre in questi casila Russia di Vladimir Putin motivò l’invasione con «la tutela dell'auto determinazione degli osseti del sud e degli abcasi», ma non ci sono dubbi che fu un tentativo di tornare ad avere un peso rilevante nelle decisioni di una ex provincia dell’impero sovietico. Stesso copione nel 2014 con la brutale annessione della Crimea e l’invasione dell’Ucraina che è ancora in corso. A proposito di quanto accadde in Georgia nel 2008: nel 2021 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accusato la Russia di violazioni dei diritti umani nelle regioni separatiste ancora occupate.

Per Valentina Chabert, analista di Opinio Juris: «Nonostante il ritiro delle legge sono state annunciate nuove manifestazioni per la giornata odierna, con il presagio che possa riesplodere la violenza degli scorsi giorni con una repressione ancora maggiore da parte delle forze di polizia». Figura centrale in questa vicenda è il presidente di Sogno Georgiano e del Parlamento di Tbilisi, Irakli Kobakhidze, che secondo Valentina Chabert: «In un briefing con la stampa aveva dichiarato che il Parlamento aveva già inviato il testo della legge per una valutazione della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa di cui la Georgia fa parte. La Commissione che ha il compito di promuovere la democrazia attraverso il diritto, e lo stesso Kobakhidze ha poi relegato a mere speculazioni le accuse dei partiti d’opposizione radicale che hanno sollevato il timore che per via della legge potessero esserci ripercussioni sulla concessione alla Georgia dello status di candidato all’UE».

Ora nonostante il partito Sogno Georgiano abbia annunciato di voler rinunciare alla legge bisognerà vedere cosa faranno i suoi deputati che dovranno votare in Parlamento contro il provvedimento presentato e votato da loro stessi. E qui bisognerà attendere le mosse della Russia che non sopporta che i georgiani continuano a sostenere pienamente l'integrazione europea ed euro-atlantica. Secondo un recente sondaggio il 75% dei cittadini sostiene l'adesione all'UE, indicando la mancanza di volontà politica del governo georgiano come la principale barriera (25%) che impedisce l'adesione della Georgia. In una tendenza simile, il 69% rimane fedele all'adesione alla Nato. La maggioranza considera la Russia e i territori occupati come il principale ostacolo all'adesione alla Nato. Tuttavia, nuovi dati rivelano che un numero record di persone (62%) afferma che la Georgia non è una democrazia, e inoltre non è un buon esempio per i vicini (56%).

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Stefano Piazza