Lukashenko
(Ansa)
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Mistero sulla salute di Lukashenko. E si parla di avvelenamento

Come ogni anno il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko era atteso a Minsk per le celebrazioni della Giornata nazionale della bandiera, dell'emblema e dell'inno ma per la prima volta non si è presentato. Secondo i suoi oppositori sarebbe stato avvelenato durante il Giorno della Vittoria a Mosca lo scorso 9 maggio ma c’è chi ritiene che sia già morto

Come ogni anno il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko 68 anni ieri era atteso a Minsk per le celebrazioni della Giornata nazionale della bandiera, dell'emblema e dell'inno ma per la prima volta non si è presentato lasciando che il suo primo ministro Roman Alexandrovich Golovtchenkoleggesse un messaggio a suo nome. Sempre ieri il canale televisivo del ministero della Difesa bielorusso, citato da Interfax ha reso noto di aver messo in assetto da combattimento sistemi missilistici tattici e a lancio multiplo sul confine occidentale del Paese. Dov’è Alexander Lukashenko e come sta?

Dall'8 maggio scorso quando lascio’ improvvisamente la parata del “Giorno della Vittoria” che si è svolta come ogni anno a Mosca nessuno lo ha piu’ visto. Quello che ormai è considerato al pari del dittatore ceceno Razman Kadyrov una sorta di fantoccio di Vladimir Putin grazie al quale è rimasto al potere nonostante abbia perso le elezioni dell’agosto del 2020 che secondo l’Unione Europea «non sono state libere, corrette, non hanno risposto ai criteri internazionali e sono state falsate», secondo le opposizioni sarebbe ricoverato in gravi condizioni in una clinica della capitale Minsk. A proposito di quanto accadde durante quei giorni secondo l’analista geopolitica Valentina Chabert : «Dal punto di vista politico, è ancora viva nei cittadini la memoria delle proteste del 2020, così come è attiva quella rete di oppositori che sono sfuggiti alle carceri di Minsk e si trovano in esilio in Europa (soprattutto in Lituania), che potrebbero dare nuovo vigore ad una protesta sopita in favore di una transizione democratica che guarda a Bruxelles. Tra questi non si può dimenticare Svetlana Tichanovskaja, in esilio dopo le elezioni bielorusse del 9 agosto 2020. Nonostante gli scenari che si prospettano siano piuttosto incerti, quel che è chiaro è che l’attacco russo in Ucraina ha cambiato per sempre la percezione che i cittadini bielorussi hanno di Mosca e del Cremlino. Resta da vedere tuttavia la possibilità di una concreta alternativa a Lukašenko all’interno dell’establishment bielorusso, così come la possibile reazione di Mosca, che ha contato sul sostegno di Minsk per il transito dei suoi mezzi militari diretti in Ucraina».

Il politologo e dissidente bielorusso Dmitry Bolkunets, coorganizzatore del Forum delle forze democratiche bielorusse, a Repubblica ha avanzato l'ipotesi che Lukashenko " « sia stato avvelenato dopo averlo visto in evidente difficoltà chiedere a Putin di aiutarlo durante la parata. Non riusciva nemmeno a camminargli accanto». Da Minsk nessun commento sulle condizioni del dittatore bielorusso se non qualche vago accenno alla possibilità che Lukashenko possa aver contratto «un virus influenzale» mentre Pavel Latushko ex ministro della Cultura diventato uno dei più importati oppositori del regime ritiene che Lukashenko «è gravemente malato».

Non sarebbe certo il primo caso di avvelenamento a queste latitudini e qui basta tornare al 26 novembre 2022 quando morì improvvisamente il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei 64 anni che solo pochi giorni prima aveva partecipato ad una riunione dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto) a Erevan (Armenia) e aveva in programma poco prima di morire, un incontro con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Makei da piu’ parti era stato indicato come il possibile successore di Lukashenko nonostante non fosse in linea con le politiche di Mosca. Della sua morte non si è mai saputo nulla ma Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell'Interno ucraino non appena venne diffusa la notizia della morte del ministro bielorusso su Twitter scrisse: «Vladimir Makei, 64 anni, ministro degli Esteri bielorusso, è morto. Si dice che potrebbe essere stato avvelenato. Makei era stato indicato come possibile successore di Lukashenko. Era uno dei pochi non sotto l'influenza russa. Le voci dicono che questo potrebbe essere un segno per Lukashenko». Sabato 13 maggio l’analista americano Jason Jay Smart su Twitter ha rilanciato la possibilità che il despota bielorusso sia ricoverato in ospedale: «Secondo le nostre informazioni, oggi intorno alle 19:00 Lukashenka è arrivato al Centro medico clinico repubblicano del Dipartimento di polizia della Repubblica di Bielorussia, che si trova sulle rive del bacino idrico di Drozdy». Poi il 14 maggio Jay Smart ha di nuovo twittato mostrando il tracciato dell'aereo russo che aveva accompagnato Putin in Kazakhstan diretto a Minsk: «Ieri alle 12:53 un jet privato Dassault Falcon 7X russo numero di registrazione RA-09090 è arrivato a Minsk. Questo volo speciale trasporta alti funzionari, forze di sicurezza o scorte. Nel 2022 è stato inviato al Consiglio intergovernativo eurasiatico a Minsk, ma Putin non c'era: c'erano il primo ministro Mishustin e il portavoce Volodin. E' difficile dire chi ci abbia volato adesso. L'aereo è rimasto a Minsk per meno di un giorno ed è partito oggi alle 10:58. In Bielorussia forse c'è il cadavere di un dittatore?». Se davvero Alexander Lukashenko al potere dal 1994 è morto o sarebbe ricoverato in gravi condizioni per la Bielorussia sarebbe difficile evitare l’annessione a Mosca specie in un momento come questo: Per Valentina Chabert « Dalla sua elezione nel 1994, Lukashenko si è presentato come leader nazionale fedelissimo e allo stesso tempo nostalgico dell’URSS, tanto da firmare un accordo (mai realizzato) con Boris Eltsin per la riunificazione di Russia, Bielorussia e Ucraina in una nuova entità statale sul modello sovietico. Per molto tempo la Bielorussia ha mantenuto una certa stabilità economica (benché pur sempre in una condizione di povertà) rispetto alle altre neonate ex repubbliche socialiste sovietiche, anche in virtù del fatto di non aver mai aperto la propria economia al mercato internazionale. Ancora più importante, al mantenimento della centralizzazione si è accompagnata una pericolosa fedeltà a Mosca, che ha permesso a Minsk di godere delle risorse energetiche russe a prezzi stracciati. Ad oggi, tuttavia, la dipendenza dalla Russia e le sanzioni occidentali imposte a seguito dell’invasione russa della Crimea prima e dell’Ucraina poi, la Bielorussia si trova a dover fare i conti con un’economia stagnante, aggravata ancor di più dalla pandemia e dal rifiuto di Lukashenko di adottare le adeguate misure sanitarie per via del timore che queste risultassero impopolari. In un possibile contesto post- Lukashenko, l’eventuale leadership futura si troverebbe dunque a dover governare un’enclave sovietica ai confini dell’Europa con un sistema politico-economico bisognoso di riforme e allo stesso tempo totalmente dipendente dal Cremlino».

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Stefano Piazza