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(Ansa)
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Strategia (e problemi) di Putin in Africa

Il leader russo si muove nel continente africano, per mettere i bastoni tra le ruote all'Unione europea. Ma i contraccolpi della crisi ucraina rischiano di danneggiarlo

Nella crisi ucraina, Vladimir Putin si sta muovendo anche al di fuori del Vecchio Continente. La strategia del presidente russo riguarda infatti altresì alcune aree cruciali dell’Africa.

Innanzitutto il Cremlino sta intensificando i propri rapporti con il Mali. Pochi giorni fa, il viceministro della Difesa russo, Alexander Fomin, e il ministro della Difesa maliano, Sadio Camara, hanno avuto un colloquio sulla cooperazione militare bilaterale. Ricordiamo che, soprattutto negli ultimi mesi, i rapporti tra Mosca e Bamako si sono notevolmente intensificati: un processo che si è svolto di pari passo a una crescente ostilità che il Paese africano ha invece sempre più nutrito nei confronti della Francia. Quella Francia che, insieme agli altri contingenti della task force Takuba, ha non a caso dovuto di recente abbandonare l’area.

Il rafforzamento dell’influenza sul Mali è funzionale a Putin anche in considerazione della crisi ucraina. Non bisogna infatti trascurare che il Sahel è un crocevia fondamentale per i flussi migratori che si dirigono verso l’Unione europea. In tal senso, il Cremlino potrebbe far leva su questo fattore nella sua strategia di ritorsione ai danni di Bruxelles proprio nel quadro della vicenda ucraina. Del resto, con la crisi migratoria bielorussa dello scorso autunno, Mosca ha già mostrato di essere pronta a fare ricorso a questa leva, per mettere sotto pressione l’Unione europea. In tal senso, non va dimenticato che, alla fine del 2021, vari Paesi occidentali accusarono la Russia di aver inviato in Mali mercenari del Wagner Group: mercenari che sarebbero arrivati in loco, partendo dalla parte orientale della Libia, su cui – come è noto – si estende da tempo la longa manus russa.

Questo è un ulteriore fronte a cui Bruxelles e, in particolare, Roma dovrebbero fare estrema attenzione. L’influenza di Mosca sulla Libia non costituisce infatti soltanto un rischio in termini di flussi migratori ma anche (potenzialmente) in termini energetici. Detto questo, bisogna tuttavia fare attenzione ai facili automatismi. Che Putin voglia far leva su alcune zone dell’Africa per mettere sotto pressione l’Unione europea è altamente probabile. Tuttavia va anche notato che la crisi ucraina sembra che stia creando al presidente russo delle difficoltà crescenti. Il rischio di contraccolpi è quindi elevato. Secondo la testata Middle East Monitor, il Cremlino avrebbe non a caso recentemente richiamato dalla Libia centinaia di combattenti siriani alleati, senza sostituirli con nuove forze militari. Un fattore, questo, che potrebbe essere spiegato con i problemi che il presidente russo sta incontrando in Ucraina. E proprio in Ucraina Putin starebbe inviando, secondo fonti del governo di Kiev citate dal Jerusalem Post, combattenti libici e serbi, in aggiunta ai più noti siriani.

In tutto questo, lo scorso 9 marzo, il capo del Cremlino ha avuto un colloquio telefonico con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. Sebbene abbia votato la risoluzione Onu di condanna dell’invasione russa, Il Cairo ha evitato di sbilanciarsi troppo sulla questione ucraina. Tanto che, nel corso della suddetta conversazione, i due leader hanno discusso della possibilità di incrementare ulteriormente la cooperazione tra i rispettivi Paesi. Ricordiamo d’altronde che l’Egitto ha significativi legami con la Russia (soprattutto nei settori della Difesa e dell’energia). Non solo: i due Stati si sono spalleggiati nel recente passato sul dossier libico, sostenendo entrambi il generale Khalifa Haftar. Insomma, Putin sta cercando di mantenere la presa su varie aree del continente africano. Il presidente russo vuole contrastare la strategia d’isolamento dell’Occidente e, al contempo, punta creare turbolenze all’Unione europea. Il problema, per lui, è che queste sue mosse africane rischiano di subire contraccolpi a causa dei problemi che, sul campo, sta incontrando in Ucraina. La situazione resta quindi preda dell’incertezza. E l’instabilità è probabilmente destinata ad acuirsi.

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Stefano Graziosi