Talebani afghanistan
(Ansa)
Dal Mondo

La guerra senza fine in Afghanistan tra Talebani ed Isis

Mentre il governo lancia messaggi rassicuranti gli uomini del Califfato continuano a colpire, anche oggi

Secondo Khalil Hamraz, portavoce del dipartimento di intelligence del regime talebano ‹‹in diverse parti del Paese, sono stati arrestati quasi 600 membri dell'ISIS-K tutti coinvolti in atti sovversivi e omicidi. Tra loro ci sono alcuni membri di spicco e sono tutti nelle nostre carceri». Così i Talebani provano a rassicurare la popolazione che inizia a soffrire la fame e si appresta ad affrontare il rigido inverno afghano ma soprattutto vogliono tranquillizzare Cina, Russia, Iran e Pakistan sempre più preoccupati dalla possibilità che la situazione sfugga definitivamente di mano agli ex studenti coranici.

Aldilà della narrazione del regime di Kabul e delle parole di Zabiullah Mujahid, portavoce dell'Emirato islamico, che nella medesima conferenza stampa ha ancora una volta ha minimizzato l'ISIS-K come ‹‹una minaccia non grave in Afghanistan›› e che ‹‹21 covi del gruppo terroristico sono stati eliminati in diverse province››, gli attacchi terroristici nel Paese si susseguono con cadenza giornaliera. L'ultimo questa mattina nella moschea di Nangarhar dove uno o piu' kamikaze dell'ISIS -K si sono fatti saltare in aria uccidendo 20 morti e 35 feriti anche se il numero delle vittime è destinato certamente ad aumentare visto che è venerdì santo e la moschea era piena di fedeli.

Se inizialmente lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante-Provincia di Khorasan, dicitura che si riferisce ai territori dell'Iran, dell'Afghanistan, del Tagikistan, del Turkmenistan e dell'Uzbekistan (Grande Khorasan), era stimato in circa 2.000-2.500 uomini, oggi potrebbe contare su almeno il doppio di miliziani comandati dal misterioso ed ex membro di al -Qaeda Shahab al-Mujari (certamente uno pseudonimo) che potrebbe essere siriano o iracheno e che si finanzia grazie al lucroso business del narcotraffico.

A proposito di lui alcuni analisti del Pentagono credono che stia pensando a "mettersi in proprio" ovvero che voglia giocare la sua partita da solo emancipandosi dall'ISIS e lo stesso convincimento hanno i servizi segreti pakistani. In ogni caso dopo la strage all'aeroporto di Kabul del 26 agosto scorso (più di 200 morti oltre a 13 militari americani), la branca locale dello Stato islamico ha iniziato a prendere di mira, con dei kamikaze, le moschee (sciite e sunnite), a compiere attacchi in serie contro la minoranza degli Hazara, di orientamento sciita, a lungo perseguitata in Afghanistan ma con cui adesso i Talebani stanno provando ad avere rapporti pacifici, oltre ad attaccare gli ospedali, i convogli ma non solo: da qualche settimana vengono colpite singole personalità dei Talebani, un fatto che preoccupa anche il leader supremo dei Talebani, Haibatullah Akhunzada, che teme anche infiltrati al suo interno: ‹‹Potrebbero esserci tra le nostre fila entità sconosciute che lavorano contro la volontà del governo››. Stesse preoccupazioni aveva espresso già nel settembre scorso il ministro della Difesa ad interim, Mullah Mohammad Yaqoob (figlio del mullah Omar) che in discorso alla radio aveva detto: ‹‹Ci sono alcune persone cattive e corrotte che vogliono unirsi a noi per soddisfare il proprio interesse o per diffamarci e farci fare brutta figura››.

Ma la preoccupazione più grande è rappresentata dal fatto che in molti (evidentemente scontenti) hanno lasciato gli ex studenti coranici per entrare nelle fila dell'ISIS-Khorasan che vede anche arrivare nuove reclute dai paesi vicini. Tra gli scontenti passati con l'ISIS-K ci sono ex qaedisti ed ex aderente alla "Rete Haqqani" ed è certo che ci sono anche molti dei funzionari dell'intelligence, della sicurezza e dei servizi militari dell'ex governo afghano che erano passati in precedenza armi e bagagli con i Talebani e si tratta di persone che sono state addestrate dalle forze americane negli ultimi due decenni. Se il presente e il futuro dell'Afghanistan sono a dir poco a tinte fosche per poter comprendere come si sia potuti arrivare fin qui nei prossimi giorni in tutte le librerie e negli store online arriva il libro Fugada Kabul. Il ritorno dei Talebani in Afghanistan (Ed. Paesi edizioni) scritto dal generale di corpo d'Armata italiano Giorgio Battisti, il quale ha servito in quattro missioni in Afghanistan subito dopo l'11 settembre 2001 e fino al 2016 nel teatro di guerra afghano come si suol dire ‹‹scarponi nel terreno›› e dalla nostra collega giornalista Germana Zuffanti che da tempo si occupa di quanto accade nel martoriato Afghanistan.

Si tratta di un libro che permette al lettore di comprendere cosa è davvero accaduto in Afghanistan dall'invasione russa fino ai giorni nostri grazie ad una narrazione davvero avvincente e ad una rigorosa ricerca. Così in questo viaggio si raccontano le molte missioni NATO, le speranze e le delusioni di credeva nella pacificazione, il grande ruolo avuto dall'Italia, il valore geostrategico dell'Afghanistan, degli accordi di Doha grazie ai quali è stato riconsegnato l'Afghanistan detto anche ‹‹Il cimitero delle grandi potenze››, del disastroso ritiro dell'agosto scorso, e di come i Talebani grazie alla loro strategia non siano mai stati sconfitti da nessuno nonostante l'enorme sproporzione di mezzi. Il libro verrà presentato a Torino il prossimo 12 novembre, all'Hotel Golden, con inizio alle ore 18.00.

Mentre scriviamo è arrivata la notizia che alcuni giorni fa degli uomini armati che si sono presentati come Talebani hanno fatto irruzione durante un matrimonio nell'Afghanistan orientale: hanno fermato la musica e hanno ucciso almeno tre persone. La musica è stata vietata l'ultima volta che i Talebani hanno governato l'Afghanistan e, anche se il nuovo governo non ha ancora emesso un decreto specifico, la leadership disapprova ancora il suo uso nell'intrattenimento e lo vede ancora come una violazione della legge islamica. É davvero notte fonda in Afghanistan.

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Stefano Piazza