attentato Bruxelles
(Ansa)
Dal Mondo

L'attentato di Bruxelles ci dice una cosa sola: siamo nel pieno di una Guerra Santa

Da giorni l'Iran e non solo stanno chiamando alla mobilitazione contro gli infedeli l'intero mondo musulmano. E gli infedeli siamo noi

Pochi giorni fa scrivevamo come la guerra di Medio Oriente lanciata da Hamas contro Israele aveva si spiegazioni storiche e politiche ma fosse, alla fine, una guerra di religione, una guerra Santa. L’ennesima sfida del mondo musulmano integralista al resto del mondo, soprattutto all’occidente. A portarci su quella strada non solo la tipologia dell’assalto di Hamas nei kibbutz con bambini decapitati e prigionieri mostrati in pubblico tra la folla in tipico stile Isis ma anche il fatto che dall’Iran, e non solo, si levavano appelli a tutti gli «islamici» di combattere i nemici, ovunque si trovino. In pochi hanno dato credito a questa lettura, tanto semplice da capire quanto difficile da accettare perché alla fine si tratta di una guerra contro ognuno di noi, occidentali, cattolici, ebrei, poco conta.


Dopo l’attentato dello scorso 14 ottobre ad Arras ( Francia) dove un 20enne jihadista ceceno identificato come Mohammed Mogouchkov ha ucciso a coltellate Dominique Bernard docente di letteratura che si trovava all'interno del complesso scolastico Gambetta-Carnot, ieri sera è toccato di nuovo a Bruxelles che da almeno tre decenni è il covo di fanatici e terroristi islamici- vivere una notte di terrore. Due persone sono morte ieri sera a seguito di colpi di arma da fuoco avvenuti non lontano da Place Sainctelette, ha detto la polizia, confermando le informazioni fornite da diversi media che scrivono che le due vittime sono di nazionalità svedese. Ieri sera all’Heysel si giocava la partita Belgio-Svezia e le due persone uccise indossavano una maglietta della nazionale svedese. Secondo i primi elementi, gli spari sono stati avvenuti attorno le 19.15 nei pressi di Place Sainctelette, Boulevard d'Ypres e Boulevard du Ninième de ligne.

Nel video girato da un residente della zona, si vede un uomo con una giacca arancione fluorescente e un casco bianco e un'arma in mano, salire su uno scooter e fuggire dopo che in precedenza aveva sparato a qualcuno all’ingresso di un palazzo, prima di sparare alle due persone in un taxi. A uccidere armato di AK 47 e al grido di Allah Akbar” è stato Abdeslam Jilani - Slayem Slouma, tunisino già conosciuto per la sua radicalizzazione che ha rivendicato l’attacco con un video su Facebook ( account poi chiuso), affermando di essere un soldato dell’Isis: « Sono Abdeslam Jilani, mi sono vendicato per i musulmani. Ho ucciso tre svedesi proprio ora. Sono un mujahid dello Stato islamico. Amiamo chi ci ama e odiamo chi ci odia. Si vive per la fede e si muore per la fede. Sono pronto a incontrare Dio felice e sereno, Tuo fratello si è vendicato in nome dei musulmani. Coloro a cui ho fatto qualcosa di sbagliato possano perdonarmi. E io perdono tutti». Mentre scriviamo l’uomo è ancora in fuga ma non ci sono dubbi sulla sua appartenenza visto che ha pubblicato vari video di propaganda sullo Stato islamico. Due attacchi in pochi giorni ci dicono che le cellule islamiste sparse per l’Europa hanno sfruttato l’occasione della guerra in Medio Oriente per tornare a colpire l’Occidente. Quanti sono? Decine di migliaia e sono in tutto il Continente europeo.

In Germania secondo recenti stime, coloro che fanno parte dei circoli più estremi dell’islam sono circa 20.000 e tra loro 1.400 persone sono classificate come potenziali terroristi e sono sotto sorveglianz con tutte le difficoltà che tutto questo comporta. Almeno 1.200 islamisti sono andati in Iraq e in Siria dal 2012 e un terzo di loro è tornato in Germania, compresi quelli che sono stati poi condannati al carcere per vari crimini. Ma nessuno è in grado di sapere quanti siano gli estremisti islamici che vivono illegalmente in Germania; ad esempio non esistono stime su quanti siano realmente i ceceni che a Berlino in alcuni quartieri hanno imposto la shari’a ai loro connazionali e non solo. Secondo alcuni analisti tra Austria e Germania vivrebbero circa 15.000 irregolari molti dei quali provenienti dai Balcani, dalla Cecenia, dall’Afghanistan e dal Pakistan.

Delicatissima la situazione in Francia dove nel 2022 le persone contrassegnate dalla «fiche S» erano 20.000 delle quali 10.500 per la loro «appartenenza o legame con movimenti islamici violenti» e almeno 4.000 di loro sono pronti all’atto di forza. Ma anche qui è impossibile sapere quanti siano gli irregolari così come è complicatissimo sorvegliare le centinaia di moschee gestite dai Fratelli musulmani. Dall’Esagono sono partiti almeno 1.200 giovani e meno giovani jihadisti che si sono arruolati nelle file dello Stato islamico, dell’allora fronte al-Nusra (il ramo siriano di al-Qaeda) o di altri gruppi islamici radicali. Nonostante la chiusura di decine di strutture dove si predicava l’odio la lotta al fondamentalismo islamico in Francia resta in salita ma per alcuni la battaglia è ormai persa.

Stessa situazione in Inghilterra dove ormai ci sono intere città dove l’islam è maggioritario tanto che 450 organizzazioni islamiche, tra cui 350 moschee e imam estremisti, hanno boicottato la recente revisione del programma anti-radicalizzazione da parte del governo. Sono circa 30.000 le persone ritenute una possibile minaccia e tra i circa 12.000 salafiti e circa 3.000 di loro secondo le autorità, sono pronti all’atto di forza. Numeri minori in Spagna, paese dal quale sono partiti circa 180 foreign fighters (il 10% del totale erano donne), con la Catalogna che è il centro delle attività terroristiche spagnole e dove vivono molti di coloro che sono tornati in patria (circa 70).

Infine c’è il timore che migliaia di detenuti di religione islamica che si trovano nelle carceri dell’UE possano scatenare delle rivolte una volta che inizierà l’operazione di terra nella Striscia di Gaza. Anche qui da decenni entrano regolarmente sedicenti iman per dare «conforto religioso» ma che in realtà introducono testi religiosi violenti che hanno fanatizzato migliaia di detenuti. Ci sarebbero mille domande da farsi, la prima, banale, è capire ad esempio se il terrorista tunisino, Abdeslam Jilani o Slayem Slouma, sia per caso entrato in Europa passando da quella che è la porta principale di accesso dal suo paese al nostro continente e cioè Lampedusa. Soprattutto dobbiamo renderci conto che la minaccia sia reale e molto vicina a noi: «Viviamo per Dio, moriamo per Dio» ha detto il terrorista nel suo video di rivendicazione. Siamo in guerra e noi siamo gli obiettivi, con buona pace degli universitari, degli studenti e di chi in questi giorni è sceso in piazza dalla parte di Hamas, dei palestinesi, dei musulmani.

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