Saleh al-Arouri hamas israele
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La morte di Arouri non avvicina la fine della guerra

Il numero 2 di Hamas ucciso in Libano e l'attesa per la risposta. L'obiettivo di Israele era tra i presenti a Doha nei festeggiamenti per i massacri del 7 ottobre

Nel tardo pomeriggio di martedì 2 gennaio 2024, i media statali libanesi hanno riportato che Israele ha colpito l'ufficio di Hamas alla periferia di Beirut. Si è trattato di un'operazione mirata per uccidere Saleh al-Arouri, un cinquantottenne funzionario di Hamas e vicecapo del Politburo, l'ala politica dell'organizzazione palestinese. La sua morte è stata confermata dagli Hezbollah a L'Orient-Le Jour. Insieme a lui sono morti Samir Fendi, Azzam Al-Aqra, Mahmoud Zaki Shaheen, Muhammad Al-Rayes, Muhammad Bashasha, Ahmed Hammoud. In precedenza, un'esplosione era stata udita a Dahieh, un sobborgo a sud di Beirut, roccaforte degli Hezbollah. Secondo quanto riportato dall'agenzia Axios, che cita fonti anonime, Israele non ha informato in anticipo gli Stati Uniti del raid che ha ucciso il numero due di Hamas, Saleh al-Arouri e l'amministrazione Biden è stata informata mentre l'attacco era già in corso.

Considerate le circostanze, c'è grande attesa per il discorso del segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hasan Nasrallah, che parlerà oggi alle 18 in occasione del quarto anniversario della morte del generale iraniano Qassem Soleimani e del comandante delle Forze popolari di mobilitazione irachene Abu Mahdi al-Muhandis, entrambi uccisi da droni Usa presso l'aeroporto di Baghdad il 3 gennaio 2020. Secondo la stampa libanese, i temi principali del discorso di Nasrallah saranno gli ultimi sviluppi della guerra a Gaza e gli scontri in corso tra Hezbollah e le Forze di difesa israeliane (Idf).

In agosto, Nasrallah aveva dichiarato che qualsiasi omicidio, non solo nei confronti di funzionari di Hezbollah, ma anche di figure palestinesi o iraniane sul suolo libanese, non sarebbe stato tollerato. Affermava che Hezbollah avrebbe risposto con un'escalation proporzionata alla gravità dell'assassinio israeliano, al fine di ristabilire l'equilibrio della deterrenza. Tuttavia, si era detto convinto che la risposta sarebbe rimasta al di sotto di una guerra totale, mantenendosi a un livello «sotto-soglia». Difficile che Nasrallah dichiari la guerra totale a Israele. Tuttavia, gli Hezbollah, Hamas e gli Houthi (che stamattina hanno lanciato due missili contro navi mercatili che viaggiavano nei pressi dello stretto di Bab el Mandeb) sono solo delle marionette nelle mani dei mullah di Teheran che potrebbero decidere di sacrificarli.

Su X il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha scritto: «Per il martirio di al-Arouri e di alcuni dei suoi compagni porgo le mie condoglianze a Ismail Haniyeh, capo dell'ufficio politico di Hamas, ai membri del movimento di liberazione e all'eroica nazione della Palestina. Un'operazione terroristica così codarda dimostra che il regime sionista non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi, dopo settimane di crimini di guerra, genocidio e distruzione a Gaza e in Cisgiordania, nonostante il sostegno diretto della Casa Bianca».

Poi Amirabdollahian ha aggiunto che «la macchina terrorista di questo regime costituisce un serio allarme per la sicurezza di tutti i Paesi della regione», quando in realtà è l’Iran che ha dato inizio a tutto con l’attacco del 7 ottobre 2023. Mentre Israele dovrà presentarsi davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aia per difendersi dalle accuse di genocidio mossegli la settimana scorsa dal Sudafrica, in relazione alla guerra nella Striscia di Gaza, riferisce Haaretz.

La decisione è stata presa durante un incontro presieduto dal primo ministro Benjamin Netanyahu e ha fatto seguito a consultazioni con il ministero della Giustizia, l'Idf e il Consiglio di sicurezza nazionale. Israele cercherà di impedire alla Corte di emettere un ordine provvisorio per fermare la sua campagna a Gaza, secondo quanto riportato sempre da Haaretz. Il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi ha dichiarato che «Israele non boicotta i procedimenti avviati dal Sudafrica, siamo firmatari di lunga data della Convenzione sul genocidio. Parteciperemo e confuteremo questa assurda accusa che equivale a una diffamazione di sangue».

Intanto, l'IDF ha annunciato di aver preso il controllo di una fortezza di Hamas situata nel quartiere di Sheikh Radwan a Gaza City. Questo complesso, costituito da 37 edifici nel cuore di Gaza, comprende una scuola, un ospedale e una moschea «utilizzata come punto di incontro da Hamas». L'organizzazione terroristica, sempre più con le spalle al muro (secondo quanto riportato da un articolo dell'agenzia Arab World Press), avrebbe manifestato la disponibilità a liberare 40 ostaggi detenuti a Gaza in cambio del rilascio di 120 palestinesi attualmente incarcerati in Israele.

Le fonti indicano che i negoziatori di Hamas avrebbero proposto un giorno di cessate il fuoco per ogni ostaggio liberato, richiesta che Israele avrebbe respinto. Le trattative che coinvolgono Egitto, Qatar, Stati Uniti, Israele e Hamas sono in corso (anche se dopo ieri c’è chi dice che siano fermate). Finora non è stato raggiunto alcun accordo, secondo quanto dichiarato dalle stesse fonti che hanno aggiunto che «i colloqui hanno registrato un significativo aumento di velocità nelle ultime ore grazie agli sforzi continui da parte di Egitto e Qatar».

Ieri ha parlato degli ostaggi il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, che in un discorso televisivo ha detto che «gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza saranno liberati solamente secondo le condizioni stabilite da noi. I prigionieri del nemico saranno rilasciati solo alle condizioni fissate dalla resistenza». Infine, l'eliminazione di Saleh al-Arouri segna l'inizio di esecuzioni mirate contro i leader di Hamas, ovunque si trovino. Questa strategia ricorda quanto accaduto contro i leader palestinesi ritenuti responsabili dell'attentato durante le Olimpiadi di Monaco del 1972. Tale campagna, descritta nel film Munich di Steven Spielberg e denominata «Collera di Dio» durò vent'anni e venne condotta dal Mossad, il servizio segreto israeliano, su ordine dell'allora primo ministro Golda Meir.

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Stefano Piazza