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Calcio

Coppa Italia, sarà Juventus-Napoli: ed è calcio vero

Gattuso elimina Conte, Sarri insegue il primo trofeo italiano. Ecco cosa hanno detto le semifinali con cui il calcio è ripartito dopo il Coronavirus

La finale sarà Juventus-Napoli e il calcio dopo il Coronavirus è ancora calcio vero, seppure imperfetto. Senza pubblico, a volte con intensità minore, ma non per questo capace di sprigionare meno emozioni come le due partite che hanno riacceso il motore del pallone italico confermano. In finale vanno Sarri e Gattuso, spinti soprattutto dai risultati delle sfide dell'andata, giocate a febbraio prima della pandemia. Ci vanno dopo 90 minuti densi di significati e che lasciano intravedere i primi segnali di interpretazione del resto della stagione.

E' calcio vero, non lasciatevi convincere del contrario. Errori e flessioni di rendimento c'erano anche prima e ci saranno dopo. E' vero che la condizione è lontana dal top, ma i valori in campo sono rimasti gli stessi e le caratteristiche delle squadre pure. Il Milan da anni fa partita pari con la Juventus, ad esempio, ma quasi sempre esce sconfitta o beffata. E' successo anche allo Stadium e la differenza tra i due progetti è parsa evidente anche se alla fine i rossoneri vanno fuori dalla Coppa Italia da imbattuti, castigati dalla regola che assegna valore doppio al gol segnato in trasferta.

L'Inter di quest'anno, invece, è complessivamente superiore al Napoli e lo ha confermato anche al San Paolo. Paga la sconfitta nel momento peggiore coinciso con l'andata, la serata super di Ospina e la scarsa precisione sotto porta oltre che la crisi di Lautaro Martinez che è diventato un problema tecnico e non solo di mercato per Conte. Alla fine Gattuso merita il pass per la finale nella quale cercherà di cancellare il bruciante 0-4 del maggio 2018, quando allenava il Milan.

VIZI E DIFETTI DEL VECCHIO CALCIO

Che sia calcio vero lo dimostra la foga con cui l'Inter ha inseguito la vittoria a Napoli e la difesa dignitosa ad oltranza del Milan, ridotto in dieci dalla follia di Rebic, a Torino. Lo confermano i rilievi statistici perché le protagoniste hanno corso quanto e anche di più rispetto alle partite di febbraio e lo hanno fatto anche con intensità e velocità assolutamente di rilievo. Insomma, non sono state amichevoli e soprattutto la gara del San Paolo ha espresso valori emozionali più che sufficienti.

Sarri si è ritrovato per le mani una Juventus simile a quella che aveva lasciato prima del lockdown. E' mancato Ronaldo (sorpresa) e anche un po' di continuità dopo il pressing soffocante della prima fase. Nel complesso i bianconeri sono parsi ancora una volta un'incompiuta, come se mancasse sempre qualcosa per restituire al tecnico il suo disegno tattico. Nulla di nuovo. Il Milan è quello di sempre, nell'ultimo periodo: dignitoso ma poco competitivo. E senza Ibrahimovic e Theo Hernandez privato di due delle sue armi migliori.

Il Napoli di Gattuso ha trovato una sua identità e non è più lo sparring partner invernale, quello che ha compromesso la corsa a un posto nella zona Champions League. Merito dell'allenatore che si è guadagnato la conferma fino al 2022 e la possibilità di costruire il nuovo ciclo, oltre che di provare a coronare questa annata con un trofeo. E poi c'è l'Inter di Conte. Senza i gol di Lukaku e - soprattutto - Lautaro Martinez diventa difficile per tutti, compreso l'ex ct della nazionale. Di vecchio c'è il legame con gli umori dei due attaccanti, il pressing asfissiante e la tendenza a regalare gol assurdi come capitato anche a Firenze nel finale di una partita chiave per il campionato. Di nuovo c'è Eriksen su cui il tecnico ha lavorato. Da rivedere, ma potrebbe tornare utile e non poco alla causa.

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Giovanni Capuano