Sul mondo la minaccia delle armi chimiche
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Sul mondo la minaccia delle armi chimiche

Gianluca Ansalone, autore di "Pianeta tossico" spiega come non si possa escludere una nuova guerra con armi di distruzione di massa

In Libia il Governo ha dichiarato guerra al terrorismo accusando per la prima volta pubblicamente i "gruppi terroristici" di essere dietro le decine di attentati e di omicidi contro i servizi di sicurezza. Non solo. Lo stesso governo ha chiesto il sostegno della comunità internazionale per estirpare le cellule terroristiche dalle città libiche di Bengasi, Derna e Sirte.

Intanto, in Egitto, l'Alleanza nazionale per il sostegno della Legittimità (Nals), coalizione egiziana che tra i vari gruppi raccoglie i Fratelli Musulmani, ha invitato il popolo a scendere nuovamente in piazza, venerdì prossimo, per onorare le madri e le spose dei martiri. E quello di domani sarà un venerdì senza precedenti. Così, almeno, ha annunciato l'Alleanza su Facebook.
Poi c’è la delicatissima questione siriana.

Nel pieno del «risveglio arabo»nel Mediterraneo e in Medio Oriente, ma anche le crescenti tensioni nei territori dell’ex Urss, il mondo non può non domandarsi quale sia la linea rossa per scongiurare il pericolo di un uso delle testate atomiche o chimiche da parte di regimi al collasso e quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra combattuta con questi mezzi.

Gianluca Ansalone, esperto di intelligence e strategie di sicurezza, fa un’analisi precisa dei crescenti pericoli e delle aree considerate più “calde” nel suo libro “Pianeta Tossico, armi di distruzione di massa. Segreti e insidie” (Castelvecchi editore ndr.), e allo stesso tempo prova a dare anche delle risposte ai sempre più frequenti  interrogativi se sia possibile nuovamente l’uso della bomba atomica.    

Il mondo deve temere l’utilizzo di armi di distruzione di massa?
“Si certo, il mondo dovrebbe seriamente preoccuparsi perché questa eventualità non è poi così remota. Se consideriamo un eventuale attacco solamente sotto il profilo dei rapporti internazionali tra Stato e Stato, quello che potremmo considerare come un piano simmetrico, è pressoché improbabile che possa verificarsi. Ipotizziamo, che la Russia lanci una testata nucleare. Nell’attimo in cui in cui schiaccia materialmente il bottone è consapevole che verrà distrutta, in ugual modo, dagli Usa. Ecco perché scenari di questo tipo sono di difficile attuazione. Lo scenario cambia completamente, in sostanza aumenta in modo esponenziale la possibilità che si verifichi un utilizzo incontrollato di armi chimiche, se il rapporto diventa asimmetrico ovvero non più tra Stati ma tra Stato e terroristi, mercenari o semplicemente fanatici della guerra. In questo caso è difficile escludere a priori che nessuno di questi gruppi terroristici non pianifichi un attacco con armi chimiche. Attualmente sono moltissimi gli arsenali chimici sparsi per il mondo e quello più importante e “attivo” è quello presente sul territorio russo. Comunque non è difficile “armare” anche vecchi arsenali ormai inattivi, come ad esempio quello libico. Sul mercato i terroristi possono facilmente recuperare i pezzi per renderlo nuovamente ‘pericoloso’”  

La comunità internazionale è alle prese con minacce nuove, difficili da prevedere e quindi impossibili da inquadrare. Secondo lei, qual è l’area al momento più instabile e più ‘pericolosa’?
“Se consideriamo l’instabilità sotto il profilo del ‘caos’ indubbiamente l’area più calda è quella asiatica. L’intera Asia è un territorio da tenere in costante osservazione. Sotto il profilo terroristico e della presenza massiccia di mercenari, invece, sono tutti quei Paesi compresi tra la Libia e il Pakistan”

Per scongiurare o frenare la corsa alle armi di distruzione di massa, quale strategia politica è necessario mettere in atto?
“Senza essere retorico, credo sia fondamentale la collaborazione tra i vari Paesi, senza esclusione di nessuno. Usa, Russia, Cina, India, Pakistan, Brasile, Corea del Nord, Iran.. Tutti i Paesi sono chiamati a fare la propria parte. Solamente con una lotta seria al terrorismo si può escludere un attacco con armi chimiche."    

Considerando gli sviluppi politico militari dei Paesi del nord Africa e dunque l’importanza crescente del bacino del Mediterraneo a livello mondiale, di che tipo di Difesa avrà bisogno il nostro Paese alla luce dei tagli annunciati dal Governo Renzi?
“L’Italia deve essere lungimirante per capire che Paese vuole essere e, di conseguenza, che difesa vorrà utilizzare tra dieci anni. Solo dopo aver stabilito un obiettivo chiaro si potrà decidere gli investimenti da fare. E credo che in queste ultime ore, con il desiderio di riscrivere il Libro Bianco, l’Italia voglia veramente fare chiarezza sul proprio futuro. Se vorrà potenziare la difesa e il controllo via mare, ad esempio, è totalmente inutile l’acquisto degli F-25. Credo, in considerazione della forte crisi economica e del fatto che nessun Paese europeo in questo momento storico abbia forti risorse da impiegare nel campo della difesa, che si debba pensare ad una “dimensione europea" della Difesa mettendo in comune le risorse di ciascun Paese”

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Nadia Francalacci