carro armato
(Getty Images)
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Il pasticcio dei carri armati tedeschi per Kiev

Dichiarazioni fantasiose, smentite lampo, cori di aiuti all'Ucraina che si rivelano impossibili da realizzare in tempo. Così l'euro-confusione porta alle dimissioni la ministra della Difesa di Berlino

Ogni volta che si parla di aiuti militari all’Ucraina si innesca un coro di sostegno che pare avere il solo scopodi mostrare un’unità d’intenti europea e Nato in realtà non facilmente realizzabile. Ma si creano caos e danni collaterali ai governi. Lo abbiamo visto con i missili Samp-T sui quali Italia e Francia dopo giorni hanno finalmente detto che “stanno valutando il da farsi”, ed è accaduto un vero pasticcio con i carri armati tedeschi. È parere di molti analisti che ad oggi soltanto gli americani potrebbero equipaggiare i carristi ucraini con un numero sufficiente di M1A1 Abrams e con gli M2A2 Bradley per ri-standardizzare i reparti.

Ma sarebbe (probabilmente sarà), un’operazione lunga almeno un paio d’anni che certo peggiorerà ancorale relazioni tra Mosca e Washington. Sta di fatto che la grande confusione mediatica con la quale la classe politica europea parla di aiuti militari all’Ucraina fa cadere la prima testa. Crhistine Lambrecht è ormai l’ex ministro della Difesa tedesco. Le dimissioni dell’esponente socialdemocratica sono arrivate il 16 gennaio, proprio in un momento delicato per il dicastero che ha diretto dal 2021: mentre la Difesa tedesca sta intraprendendo uno dei piani di modernizzazione più ampi dalla fine della Guerra fredda, secondo la stampa berlinese il cancelliere Olaf Scholz starebbe per acconsentire alla richiesta di diversi paesi europei per fornire all’Ucraina i blindati Leopard, notizia per ora ufficiosa che però potrebbe essere confermata in vista del prossimo vertice Nato in programma a Ramstein il prossimo 20 gennaio. I carri armati in questione, tuttavia, dovranno essere modificati e non potranno essere consegnati almeno fino al 2024. E allora perché annunciarlo? Non soltanto: La scorsa settimana il deputato liberal-democratico Marcus Faber aveva sostenuto con un giornalista del quotidiano Rheinische Post, che «carri armati moderni sono uno degli argomenti più convincenti per le truppe d’invasione russe affinché avviino il loro ritorno a casa», scrivendo poi sui social che «180 carri armati Leopard 1 attendono i permessi di esportazione dell’esecutivo federale presso i depositi dell’industria della difesa tedesca».

Per Scholz un salto sulla sedia: i Leopard 1esistenti sono quelli dismessi nel 2003 e pensare che possano essere un deterrente in grado di far desisterei russi è un’affermazione degna di chi al massimo potrebbe giocare a Risiko. Posto, comunque, il fatto che icarristi ucraini hanno finora usato carri prodotti nell’ex Urss, e probabilmente riuscirebbero a malapena ametterli in moto. Il 9 gennaio il vice cancelliere Robert Habeck aveva dichiarato che il governo non escludeva in futuro di dare a Kiev i più moderni carri Leopard 2, ma tre ore dopo il portavoce della Difesa tedesca Anne Collatz aveva escluso che la Germania potesse farlo dopo che era stata approvata la consegna di 40 cingolati da combattimento Marder entro marzo prossimo. Tutte dimostrazioni scoordinate delle limitate conoscenze militari di una classe politica. La Lambrecht ha dichiarato di aver dato le dimissioni poiché «mesi di attenzione dei media» sulla sua persona le avrebbero impedito di affrontare nel modo corretto il dibattito sull'evoluzione dell’esercito e, in generale, sulla politica di sicurezza della Germania. Ma pochi ci credono.

Ora Scholz deve annunciare il sostituto, decidere a proposito del significativo passo avantinell'aiuto militare tedesco all'Ucraina, accettando di consegnare i carri armati Leopard 2, dopo che nei primigiorni dell’anno la Germania aveva accettato di fornire a Kiev quaranta lanciatori antiaerei corazzati Mardere una batteria missilistica di difesa aerea Patriot. Da aprile a oggi Berlino ha fornito all'Ucraina obici a lunga gittata, cannoni antiaerei semoventi Gepard e il primo dei quattro sistemi missilistici terra-aria Iris-T, tuttavia alcuni esponenti della maggioranza di governo lo hanno accusato di esitazione nell’invio di nuove armi e la Lambrecht al proposito era stata messa in ombra più volte dal cancelliere, proprio come in occasione dell’annuncio di un fondo speciale da cento miliardi di euro per potenziare l'esercito tedesco, la Bundeswehr, che soffriva problemi di attrezzature obsolete da anni. Un altro segnale di rottura tra i due politici era apparso chiaro sia dicembre scorso, quando la ministra respinse le accuse secondo cui il governo era stato troppo lento nella decisione di approvare il piano, sia un anno fa quando criticò la comunicazione fatta del primo ministro secondo cui la Germania avrebbe consegnato 5.000 elmetti all'Ucraina come «segnale molto chiaro che siamo al tuo fianco».

E’ comprensibile che Kiev continui a chiedere nuovi aiuti militari, meno che gli si risponda in modo disordinato e con leggerezza: il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha recentemente dichiarato: «L’Ucraina è grata ai partner per i loro aiuti militari, ma dobbiamo essere onesti, nessuno avrà fatto abbastanza finché gli stivali russi rimarranno sul suolo ucraino. Armare il nostro Paese per la vittoria è la via più breve per ripristinare la pace e la sicurezza in Europa e oltre». Alludeva proprio ai carri armati di recente costruzione che Kiev sta chiedendo da tempo in vista della primavera prossima, momento visto da tutti gli analisti come quello dell’assalto finale per la liberazione del Donbass dalle forze russe. Pare non essere chiaro a molti politici che per addestrare i militari ucraini all’uso di armi occidentali ci vuole tempo, come testimonia il periodo di un mese che gli specialisti delle batterie Patriot devono trascorrere negli Usa per conseguire a loro volta l’abilitazione all’addestramento, tempi lunghi anche perché ormai le forze di Zelensky hanno a disposizione un ventaglio molto ampio di tecnologie, giocoforza una diversa dall’altra. Infine, riguardo la possibilità che a mandare carri armatimoderni sia il Regno Unito – notizia riportata da SkyNews e ripresa anche da noi - il portavoce del primoministro Rishi Sunak aveva subito precisato: «Non abbiamo preso alcuna decisione definitiva sulla fornituradi carri armati in questa fase.»

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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