2014, potere alle donne
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2014, potere alle donne

"L'uomo non è un modello da imitare, siamo diversi...." diceva Rita Levi Montalcini

I primi giorni dell’anno sono tempo di buoni propositi e mi viene in mente un’esortazione ascoltata un paio di mesi fa durante una conferenza sul potere femminile. Si parlava dell’atavico dubbio di sé che demanda ad altri di legittimare il proprio valore di donna.
 

«Finiamo di fare le Cenerentole. Comportiamoci da regine per avere accanto dei re».  L’associazione con Rita Levi Montalcini arriva immediata. Donna in un’epoca in cui la condizione femminile era di effettiva sottomissione e il destino di madre di famiglia prestabilito, per giunta ebrea nel periodo delle persecuzioni razziali, la Montalcini affermava di non aver mai sviluppato alcun complesso di Cenerentola né considerato la sua femminilità un impedimento o un vantaggio. Piuttosto un irrinunciabile dato di fatto. 

 Nel saggio “La clessidra della vita”, scritto a quattro mani con Giuseppina Tripodi, così si esprime: «Non si tratta di voler essere diverse. Siamo diverse. Perché allora continuare a confrontarsi con gli uomini? A vederli come modelli?». La diversità – lo sappiamo – è genetica, culturale e ambientale. «Agli uomini possiamo riconoscere che sono riusciti a costruire la società di oggi, con i suoi grandi meriti e i suoi grandi difetti: tra questi l’aver favorito la competitività, l’ambizione e l’aver tollerato l’inumanità dell’uomo verso l’uomo e la crudeltà nei confronti dei suoi più semplici e innocenti compagni di strada. Riconosciamo loro anche il successo in ogni campo dello scibile umano. Ma nella donna ci sono altre attitudini e qualità che possono essere estremamente importanti nel rendere possibile la sopravvivenza della specie, oggi così minacciata». E dunque, che fare? «Va cercata una via diversa che si muova da un principio etico-sociale. Alla ricerca non dell’affermazione di sé, ma della comprensione del mondo che ci circonda». Il cervello ci può aiutare in questo. Finora abbiamo usato perlopiù mezzo cervello, l’emisfero sinistro, quello dell’analisi, del rigore logico e del linguaggio così come apprendiamo sui banchi di scuola. Indispensabile, naturalmente. Ma ora non basta più. Ora occorre recuperare le potenzialità dell’altro emisfero, quello che lavora per immagini, crea collegamenti e sintesi in modo da avere un’ apertura ampia e non settoriale sulla realtà.

 
 Donna di classe, indiscutibile intelligenza e passione, chiarezza di intenti e di visione e uno sguardo di insieme che le ha permesso di appassionarsi anche al mondo fuori dagli istituti di ricerca, il premio Nobel Montalcini asseriva convinta che «senza una consapevolezza piena e responsabile dell’intreccio planetario dei problemi e delle loro soluzioni non si possa realizzare un vero sviluppo economico né assicurare un lavoro dignitoso e una pace stabile ai cittadini di ogni parte del mondo». In questa prospettiva si è adoperata in prima persona costituendo insieme alla sorella Paola una onlus tuttora operativa affinché le donne smettano i panni delle cenerentole e siano messe nelle condizioni di dare il proprio contributo da qui in poi. «Le donne e il loro cervello costituiscono un immenso serbatoio di potenzialità non sfruttate. Hanno dimostrato, infatti, capacità enormi di intervento nella gestione delle risorse naturali e possono rivestire il ruolo che è sempre stato negato loro: quello di leader capaci di far fronte a problematiche prioritarie nel terzo millennio».
 La posta in palio è talmente alta che vale il proposito. 
    

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Annalisa Borghese

Di origini lombardo-piemontesi-siciliane, giornalista, una laurea in lingue, due figli, tre saggi pubblicati e tradotti per alcuni paesi europei e del Sud America, diversi programmi culturali curati e condotti per tv regionali e per Rai Radio Due del Trentino Alto Adige, counselor con il progetto "Attraverso la mezza età"dedicato alle donne dai 40 ai 60 anni, da alcuni anni torno a scrivere con l’intento di contribuire alla riflessione sui temi del Femminile e del Maschile e alcuni brani del diario della mia maternità vengono utilizzati dalla regista Alina Marazzi per il suo film "Tutto parla di te".
Sono una romantica realista, convinta che il "conosci te stesso" degli antichi greci sia condizione imprescindibile per sentirsi abbastanza vivi ogni giorno.

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