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(Getty Images)
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Bollicine: cosa stappare per le feste di Natale

Viaggio tra le migliori etichette d'Italia alla scoperta del giusto spumante per brindare in famiglia. Con i consigli sui cibi gourmet che non devono mai mancare a un cenone. E gli indirizzi dove ordinare tutto online, senza uscire di casa.

Non servono preghiere, amuleti e riti scaramantici. Ai vigneron di casa nostra, assennati e piantati a terra come le loro viti, la realtà è chiarissima: replicare, da qui ai primi di gennaio, il numero astronomico di bollicine italiane stappate durante le festività dello scorso anno, è impossibile. Giusto per rinfrescare la memoria, l'export segnò 560 milioni di bottiglie (con una crescita record del 30 per cento in Francia), mentre il consumo interno si attestò intorno ai 70 milioni. Flashback da capogiro, ahinoi, da appendere al chiodo. Detto questo, anche se il momento non è entusiasmante, non significa che non si possa raccontare il mondo delle bollicine tricolore sotto un'altra luce che, al netto di numeri e statistiche, niente, neppure una pandemia, può spegnere: quella della qualità incontrovertibile.

La stessa che Panorama, in questo servizio, dopo un'accurata selezione, mostra con orgoglio, attraverso 20 etichette e le testimonianze di chi la sa lunghissima. Come James Suckling, tra i palati più autorevoli del pianeta.

Bellavista Teatro alla Scala Brut 2015 (bellavistawine.it)

Bellavista Teatro alla Scala Brut 2015 (bellavistawine.it)


Il critico James Suckling, riferendosi ai Franciacorta, ammette: «Questa denominazione è sinonimo di eccellenza e unicità, tiene alta la bandiera dell'Italia nel mondo. Il mio augurio è che sempre più produttori di queste bollicine possano catturare l'attenzione dei mercati internazionali». Lo scorso 5 marzo il Consorzio Franciacorta (cui fanno capo 118 cantine) ha compiuto i suoi primi 30 anni. Un traguardo importante «senza candeline» ammette il suo presidente Silvano Brescianini. «Sono certo però che presto avremo occasione di festeggiare. Nel 2021 torneremo più forti di prima. E poi ai nostri vini qualche mese in più di cantina male non fa, anzi. La parte veramente penalizzata è quella dei ristoratori, dei baristi. È a loro che va tutta la nostra vicinanza. In ogni caso, l'esperienza della scorsa estate ci ha insegnato una cosa importante, ovvero che non appena ci è stato consentito di tornare alla vita normale, il mercato ha risposto molto bene, senza esitazioni».

Ottimista anche Francesca Moretti, presidente di Terra Moretti Vini, storico e dinamico gruppo imprenditoriale bresciano che contempla, tra gli altri, anche il marchio Bellavista: «Abbiamo affrontato un anno commercialmente molto difficile. L'intero comparto della ristorazione è stato colpito duramente dagli effetti della pandemia, ma non abbiamo mai smesso di sostenere chi, come i ristoratori, è ambasciatore del nostro vino e della cultura del bere di qualità. Inoltre, abbiamo continuato a lavorare perseguendo l'eccellenza, ne è esempio l'ultima vendemmia, una delle più floride degli ultimi anni».

Grande dignità e voglia di gettare alle ortiche il 2020 anche nelle parole di Pierangelo Boatti, patron dell'azienda agricola Monsupello, emblematica espressione di un territorio vocato alla bolla, l'Oltrepò Pavese. «Quest'anno più che mai bisogna brindare al made in Italy con prodotti made in Italy. In particolare, dobbiamo alzare i calici rivolgendo un pensiero speciale all'"horeca". Noi italiani abbiamo una ristorazione altissima, con un Dna unico al mondo, che merita di ripartire. Non lasciamoci intimorire dal futuro, torniamo a celebrare il vino».

Proprio all'Oltrepò Pavese James Suckling rivolge un invito: «Sono ancora pochi i produttori di questa zona che esportano nel mondo». Boatti fa tesoro e raccoglie il guanto di sfida: «Monsupello ha storia e struttura per farsi portavoce di tante piccole realtà di questo straordinario spaccato d'Italia, in cui, non dimentichiamolo, nel lontano 1865 è stato prodotto il primo Metodo classico».

Non ha bisogno di particolari preamboli un'altra emblematica denominazione, la Trentodoc. Tra gli ambasciatori svetta Altemasi, con la sua linea di spumanti d'eccellenza nel Metodo classico e fiore all'occhiello del gruppo Cavit. Un marchio che ha fatto e continua fare la storia di bollicine che si contraddistinguono per la loro incredibile freschezza. «Nonostante la situazione di sofferenza generalizzata, Altemasi ha continuato nel suo percorso di affermazione con un costante trend positivo e consumi in aumento soprattutto nel periodo estivo. Risultati di vendita coronati anche da numerosi premi prestigiosi ottenuti dalla linea» fanno sapere dal quartier generale di Trento.

A ovest di Altemasi, nell'austero Piemonte, la parte spumeggiante si chiama Alta Langa. «Ho degustato di recente queste bollicine e mi hanno davvero entusiasmato. Penso che nel tempo possano diventare un valore aggiunto per questa terra di Baroli» dice Suckling a Panorama. E di Asti Spumante e Moscato d'Asti Docg, a dirla tutta. Nomi, questi, che rimandano a un altro capitolo interessante e di grande attualità nel panorama della spumantistica italiana. Il Consorzio di riferimento ha annunciato importanti modifiche al disciplinare che hanno permesso, oltre alle tradizionali e più conosciute definizioni Demi Sec, Secco/Dry ed Extra Dry, anche Brut, Extra Brut, Brut Nature e Pas Dosé. «È un'estensione naturale che favorisce la varietà degli Asti Spumante in tipologie diverse dalla versione più conosciuta, quella dolce» ha dichiarato Romano Dogliotti, presidente del Consorzio.

Chiude il giro di perlage il versatile Prosecco. Volano dell'enologia nel mondo, è letteralmente sulla bocca di tutti. Ora più che mai nella nuova versione rosé. Un coup de théâtre che ha stregato i mercati internazionali. Una novità che piace anche a James Suckling: «Penso che l'interesse dei buyer sarà sempre più crescente». Il critico prima di chiudere la chiacchierata ha voluto precisare che il prossimo 31 dicembre brinderà anche all'Italia. Paese in cui spera di tornare molto presto: «My wish is to be able to come back to bella Italia in 2021». In questo «bella», volutamente pronunciato in italiano, forse si riassume, senza falsa modestia, la percezione che il mondo ha di questo Paese e delle cose meravigliose che sa fare. Comprese le bollicine.

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Chiara Risolo