Vista da qui, l’Italia del pallone che calcia e scalcia con la promessa di ritornare grande sotto la guida di Antonio Conte pare bella e convincente. Merito di alcuni senatori, che in azzurro hanno già scritto pagine importanti. Ma anche e soprattutto di aspiranti campioni che presto o tardi busseranno ai cancelli di Coverciano con la pazza idea di vestire il tricolore. Scegliamo noi, questa volta si gioca con il 3-4-3, sperando che chi sta davanti abbia voglia di dare una mano a chi gioca dietro. La formazione? Eccola, da destra a sinistra: Viviano; Tonelli, Romagnoli, Antonelli; Di Gaudio, Lollo, De Rossi, Bonaventura; Sansone, Pavoletti, Insigne. Resta fuori, ma soltanto per ragioni di abbondanza, la nuova coppia del gol targata Torino Belotti & Immobile.

Emiliano Viviano (Sampdoria). E’ l’ultimo dei suoi ad arrendersi. Sventa almeno un paio di occasioni d’oro per il Carpi e si esercita senza soluzione di continuità nella preziosa arte della pazienza. Ci prova e ci riprova. Meglio, non potrebbe fare.

Lorenzo Tonelli (Empoli). Semplicemente, monumentale. Governa la difesa toscana nel mezzo della tempesta perfetta che il Chievo attira sul Bentegodi. Il secondo gol stagionale, poi, è la conferma che tutto torna. La Roma lo vuole senza se e senza ma, capito perché?

Simone Romagnoli (Carpi). Sforna una delle sue migliori gare stagionali nel giorno che restituisce speranza alla squadra di Castori. Non lascia passare niente e nessuno. Nemmeno Eder, che prova a metterlo nei guai in ogni modo: invano.

Luca Antonelli (Milan). Annulla Bernardeschi con un impeto e un’autorevolezza da far venire idee bellissime a Conte, che lo segue dalla tribuna. Organizza con Alex e Romagnoli un muro invalicabile. Fosse sempre così, Miha sarebbe un re.

Antonio Di Gaudio (Carpi). Sessantasei minuti di grande calcio, per continuità ed efficacia. Dribbla, salta e saltella con il piglio dei grandissimi. Costruisce dal nulla il rigore che consegna tre punti al club emiliano. Infinito.

Lorenzo Lollo (Carpi). Rompe l’inerzia della gara con la Sampdoria con un gol bello e possibile, ma conquista ed entusiasma anche e soprattutto per il grande lavoro che svolge in fase di arrembaggio e di contenimento. Dopo un inizio di stagione balbettante, il rilancio probabilmente decisivo.

Daniele De Rossi (Roma). L’assist al bacio che dà il via al gol di Nainggolan è una delle prodezze più genuine e straripanti dell’ultimo turno di campionato. Poi, il resto. Quel lavoro sporco eppure utilissimo in mezzo al campo per dare gioia a Spalletti, suo estimatore da vecchia data.

Giacomo Bonaventura (Milan). C’è poco da fare. In mezzo a tante stelle presunte è il pianeta attorno al quale gira tutta la squadra. Con la Fiorentina, non si ferma mai. Corre e rincorre, sempre al servizio della squadra. Senza di lui, sarebbe un diavoletto.

Gonzalo Higuain

Leonardo Pavoletti (Genoa). A vederlo giocare (e segnare) così vien da chiedersi quali e quanti errori abbiano commesso i tecnici che lo hanno allenato negli anni scorsi. I due gol uno più bello dell’altro, il lavoro al servizio dei compagni, la voglia di essere protagonista. Bravo, bravissimo.

Lorenzo Insigne (Napoli). D’accordo, giocare al fianco di un granatiere come Higuain rende tutto più facile, ma Lorenzo il Magnifico continua a produrre mirabilia da far tremare il San Paolo. Gira a Callejon un assist prodigioso e arriva più volte vicinissimo al gol. Stracult.