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Il posto di lavoro diventa la «Fabbrica della Felicità»

È la sfida di Leone 1857, azienda dolciaria che si è posta nuovi ed intriganti obiettivi (aziendali ed umani)

A Willy Wonka tremerebbe la terra sotto i piedi se solo fosse dalle parti di Torino in questi giorni. Perché il countdown è iniziato e nell’autunno 2025 aprirà le porte il nuovo stabilimento della storica azienda dolciaria Leone 1857 che ambisce a diventare una vera e propria meta di pellegrinaggio.

È stata ribattezzata La Fabbrica della Felicità e si svilupperà su un’area complessiva di 7.000 mq, una parte dei quali destinata all’area esperienziale e l’altra alla produzione. La progettazione, affidata allo studio di architettura milanese Piuarch, ha l’obiettivo dichiarato di esaltare l'anima dell’industria dolciaria, guardando al futuro e all’innovazione senza dimenticare la tradizione e l’artigianalità che da sempre contraddistinguono il marchio.

Oggi, Leone 1857 è il brand di pastiglie più vendute in Italia, simbolo dell'italianità nel mondo e se le esigenze di mercato sono cambiate rispetto a quando Luigi Leone aprì la sua piccola confetteria ad Alba, è rimasta però invariata la voglia di investire in un territorio, quello piemontese, che tanto ha dato in questi 170 anni di storia.

Luca Barilla, numero due del colosso di Parma e la moglie Michela Petronio, entrambi proprietari dal 2018 delle Pastiglie Leone hanno le idee chiare: “Si parte alla conquista del mondo!”. Abbiamo incontrato il presidente Michela Petronio.

Una fabbrica della felicità, perché?

Perché è così che vediamo la nostra azienda, e questo sarà il payoff dello spot televisivo, il primo di Pastiglie Leone, che sarà trasmesso su tutte le principali reti a partire dal prossimo 14 aprile. Il sorriso e la felicità sono il cuore della nostra offerta di prodotto. Facciamo caramelle e cioccolato, la nostra missione è quella di dare felicità a chi ci sceglie.

Nascerà a Collegno, in provincia di Torino, accanto all’attuale sede. Non avete mai pensato di spostarvi? La nuova azienda prenderà il posto di quella vecchia?

No, non abbiamo mai pensato di cambiare posto. Quando abbiamo acquisito il marchio nel 2018, lo stabilimento produttivo esisteva già. Era dedicato soprattutto alle caramelle e poi all’interno c’era una piccola produzione di cioccolato artigianale, un po’ sacrificata dal punto di vista degli spazi. Quando abbiamo avuto l’opportunità di acquistare un lotto di terreni adiacente, abbiamo pensato di dedicare questo spazio soprattutto alla produzione del cioccolato. Siamo di fronte ad un raddoppio dello spazio produttivo. I due stabilimenti verranno in qualche modo inglobati: arrivando, si vedrà un'unica fabbrica.

La necessità di fare un investimento così importante è figlia della volontà di avere, anche, una fabbrica che possa essere visitata dalla gente. Conterrà un percorso esperienziale disegnato a priori, infatti per la prima volta una fabbrica alimentare è stata concepita considerando la volontà di aprirla al pubblico. Sarà accessibile a tutti, non occorrerà una particolare “vestizione” per accedere, ci saranno vetrate che lasceranno a vista le fasi di produzione, ci sarà un’area dedicata agli oggetti che abbiamo raccolto dal passato per ricostruire la storia del marchio e realizzeremo esperienze per tutti coloro che vorranno immergersi nel nostro mondo. All’interno ci sarà un caffè, un negozio, degli spazi verdi che saranno godibili da chi lavora nella fabbrica, perché anche gli operatori delle linee possano avere un ambiente sano. Vi faremo conoscere il mondo delle nostre caramelle, del nostro cioccolato, ma soprattutto gli ingredienti che li compongono.

Come può una fabbrica farsi destinazione turistica?

Siamo a pochi km da Torino, una città che ha tanto da dire dal punto di vista enogastronomico. Un marchio storico come il nostro avrà sicuramente una capacità attrattiva nell’attirare gli appassionati, i gourmand. In tanti oggi visitano il Piemonte per motivi enologici, in futuro potranno farlo anche per scoprire musei come il nostro che vuole cercare di cambiare il rapporto tra chi produce alimenti e chi li utilizza. Ho un background di tecnologia alimentare, so cosa c’è dietro la produzione degli alimenti, quanto può essere bello e appassionante soprattutto per chi ha interesse ad avvicinarsi a questo mondo.

Darete nuovi quanti posti di lavoro?

Si, prevediamo un aumento del 15% dei posti di lavoro. Oggi in azienda abbiamo 85 dipendenti.

Un marchio storico come si rende attuale senza dover scendere a compromessi?

Questa è stata la parte più difficile ma anche più entusiasmante alla quale abbiamo lavorato. Per le mani avevamo un marchio con 170 anni di storia, che non ha mai smesso di produrre e già questo è un’unicità. Ci siamo ritrovati in un viaggio nel tempo che dovrà durare almeno altri cento anni.

Rispettiamo il marchio, abbiamo studiato profondamente la sua evoluzione, il design che per nostra fortuna si è trasformato nei tempi, rimanendo però sempre sé stesso. Queste scatolette, che poi la gente colleziona, si sono fatte avanguardia e noi continuiamo a sperimentare. Vedrete confezioni diverse, collaborazioni con artisti, tutte cose che fanno parte del nostro dna da sempre. Certi elementi distintivi sono stati codificati: i segni liberty, alcuni fregi in oro, il logo, il font, i colori. Pastiglie Leone è oggi più che mai un marchio eclettico.

Quanto vale l’italianità nel mondo?

Moltissimo, so che dirò una banalità ma è così: il cibo, insieme al design, alla moda e al turismo è uno dei nostri baluardi, è ciò che ci rende attrattivi agli occhi del mondo. Vale tanto dicevamo, a patto però che resti autentico. Andare a vedere se ciò che fai corrisponde a quello che dici può fare la differenza, ecco perché la nostra fabbrica sarà aperta a tutti.

Alla base però c’è anche la voglia di conquistare nuovi mercati.

Ovviamente è questa l’ambizione più alta per un marchio italiano, una volta che si è reso riconoscibile e sa di avere il potenziale per superare i confini di casa propria. Il 30% del nostro fatturato arriva oggi dall’estero. La gestione precedente non aveva i mezzi o i modi per iniziare un progetto di internazionalizzazione del brand. Per noi è importante rimanere un marchio premium e conquistare nuovi mercati partendo dall’Europa, per arrivare in America e in Messico, tutti paesi che consumano tante caramelle. Arriviamo da Torino, un paese dove se una cosa è fatta bene è marca Leone. Faremo leva su questo, abbiamo le carte in regola per andare all’estero con successo.

In pochi vi hanno copiato. È così difficile fare quelle caramelle?

Bella domanda! Non esiste un altro marchio premium di confetteria italiana. Spero che ci copieranno quando saremo più famosi. Abbiamo trovato una piccola perla nel mercato alimentare italiano quando abbiamo acquisito il marchio, la strada da fare insieme è ancora lunga.

Quante pastiglie si producono oggi e quante se ne produrranno con la nuova fabbrica?

Parliamo letteralmente di una cascata di pastiglie! Con la nuova fabbrica la produzione di pastiglie raddoppierà, quella di cioccolato quadruplicherà. Oggi produciamo 13 mila pastiglie al minuto, cento tonnellate all’anno.

12 milioni di euro di fatturato nel 2023, quali sono le previsioni per l’anno in corso?

Abbiamo un obiettivo di crescita intorno al 15%, sfidante se consideriamo che quest’anno saremo ancora molto localizzati sul mercato italiano. Negli ultimi anni abbiamo accelerato tanto se si considera che siamo partiti da numeri piccoli, ovviamente fin quando non avremo la nuova fabbrica i numeri non subiranno dei balzi notevoli.

Siamo partiti dalle pastiglie, per arrivare alla produzione di coccolato che oggi è diventata importante e lo sarà ancor di più in futuro. Parliamo del fatturato.

In questo momento è circa il 10%, motivo per cui abbiamo deciso di potenziare la produzione.

Quanta tecnologia ci sarà nel nuovo impianto? È cambiato il mondo di fare le pastiglie?

Le pastiglie Leone vengono fatte ancora come nel 1857. Abbiamo una linea produttiva vintage che abbiamo appena ristrutturato e che sarà visitabile. Il cuore della produzione è rimasto legato alla tecnologia storica, anche perchè non esistono macchine moderne che possano realizzare le nostre pastiglie e questa per noi è una grandissima forza. Abbiamo però realizzato una linea ibrida e reso la scatoletta richiudibile grazie ad una tecnologia moderna.

Cambierà la produzione di cioccolato?

Anche per quanto riguarda il cioccolato la fabbrica nuova sarà ibrida, in parte manterremo le macchine storiche, come quelle che lavorano il cioccolato grezzo alla pietra. Lavoriamo le fave di cacao, le maciniamo a pietra e le conchiamo a pietra per 60 ore, processo che oggi una tecnologia moderna può fare in sei ore. Faremo vedere come si faceva il cioccolato un tempo, queste produzioni però saranno affiancate da linee più moderne sicuramente più efficienti e semplici da gestire, il tutto al fine di avere un portfolio di prodotti competitivo e ampio.

Avrete un Maître Chocolatier?

C’è l’apertura verso possibili collaborazioni, ma è un aspetto che andremo a sviluppare nei prossimi mesi. Nello spot televisivo vedrete però una Maître Caramellaia, un personaggio di fantasia. Che sia chiaro, il testimonial ideale di questa fabbrica della felicità per noi è una donna.

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Nadia Afragola