Eurovision
(Ansa)
Musica

Lo svizzero Nemo vince l'Eurovision più politico di sempre

Il cantante di Berna, che si definisce "non binario", ha raccolto un plebiscito da parte dei 25 Paesi in finale. Fischi per l'esibizione di Israele, solo settima Angelina Mango nonostante l'ottima performance

Dopo un'estenuante settimana di polemiche e di canzoni di rara bruttezza, Nemo Mettler, in arte Nemo, vince la 68esima edizione dell' Eurovision Song Contest con il brano The Code, in quella che è stata probabilmente l'edizione più politica di sempre di una gara (teoricamente) canora.

Sono stati politici i continui fischi alle esibizioni dell'israeliana Eden Golan, la cui Hurricane è una canzone che parla di un amore finito e non certo del conflitto tra Israele e Palestina.

Sono stati politici i fischi in finale quando ha preso la parola Martin Osterdahl, capo dell'Eurovision Song Contest.

È stato politico il ritiro degli spoken person, cioè coloro che dichiarano i punteggi assegnati alle esibizioni, di Finlandia e Norvegia in segno di protesta nei confronti degli organizzatori del contest.

È stata (forse) politica, o comunque di certo non musicale, l'esclusione dalla finale di Malmo dell'olandese Joost Klein, per il quale è in corso un’indagine dopo la denuncia di molestie verbali di un membro femminile dello staff.

Sono stati certamente politici e non esclusivamente musicali i 323 punti del televoto a Israele e i 307 voti per l'Ucraina, i due Paesi che hanno maggiormente beneficiato del voto da casa.

È stato politico il fatto che nessuna nazione in finale abbia dato i 12 punti all'Italia, nonostante l'eccellente performance di Angelina Mango, che, campanilismo a parte, è stata oggettivamente tra le artiste migliori della finale.

È stato certamente politico il plebiscito bulgaro di voti dei 25 Paesi finalisti nei confronti dello svizzero Nemo, dichiaratamente non binario e che si fa chiamare con il pronome "they/them" (in italiano "loro/essi") in quanto non si riconosce né nel genere maschile che in quello femminile: a mia memoria, non ricordo mai un consenso così compatto, intorno a un solo nome in finale, da parte di quasi tutti i finalisti. Polistrumentista e appassionato di musica elettronica, nato 25 anni fa a Brema ma poi trapiantato a Berlino per inseguire i suoi sogni di libertà e di gloria, Nemo Mettler ha iniziato a studiare canto lirico a nove anni, scoprendo successivamente il pop e il rap. Nel 2015 pubblica da indipendente il suo EP di debutto Clownfish, un nome che indica il “pesce pagliaccio", proprio come il Nemo protagonista del celebre cartone della Disney Pixar. Premiato nel 2018 come miglior artista svizzero, miglior brano svizzero, miglior esibizione live e miglior artista solista maschile ai Swiss Music Awards, Nemo ha poi preso parte, nel 2021, alla versione elvetica de Il cantante mascherato, indossando i panni di un panda. La sua No Code, un singolare mix tra lirica, rap e drum n bass eseguito sopra una pedana basculante in stile tagadà, è quasi un manifesto programmatico della sua fluidità: "Io sono andato all’inferno e sono ritornato/Per ritrovarmi sulla buona strada/Ho infranto il codice, wow/Come le ammoniti, gli ho solo dato un po’ di tempo/Ora ho trovato il paradiso/Ho infranto il codice, wow". In realtà Nemo non ha infranto nessun codice, ma ha messo in scena alla perfezione tutti gli stilemi e i topoi dei conformisti dell'anticonformismo (trucco, abbigliamento, atteggiamento volutamente camp e sopra le righe), tanto caro a una certa parte d'Europa progressista, mettendo il suo essere non binario davanti e prima della canzone, a differenza di artisti come Elton John, George Michael e Freddie Mercury, la cui musica era (ed è infinitamente) più interessante delle loro inclinazioni sessuali.

A noi piacerebbe che, in una gara (tecnicamente) canora, venissero valutati criteri ormai desueti e vintage come composizione, arrangiamento, armonia, melodia, ritmo e timbrica e non aspetti quasi esclusivamente extramusicali e politici in senso lato. Ad esempio, Grito di Iolanda e Mon Amour di Slimane erano probabilmente le due canzoni migliori in finale, sia come composizione che come interpretazione, se l'Eurovision fosse una gara davvero canora e non una sorta di X Factor più tamarro e survoltato, dove la performance e lo storytelling fagocitano quasi sempre le canzoni e i suoi interpreti.

Peccato per la nostra Angelina Mango, arrivata solo settima con La Noia, canzone con la quale ha trionfato all'ultimo Festival di Sanremo. Quarta per le giurie con 164 punti e con soli 104 punti attribuiti dal televoto, la cantante lucana, nonostante la maiuscola performance di ieri sera nella suggestiva coreografia di Mecnun Gjasar, è stata superata in finale da Svizzera, Croazia, Ucraina, Francia, Israele e Irlanda. Peccato, perché Angelina ha dimostrato ancora una volta di essere nata per stare sopra un palco, che calca con una sicurezza e con una personalità da veterana, nonostante i soli ventitré anni: il futuro è comunque dalla sua parte.

L'appuntamento con il caravanserraglio dell'Eurovision è al prossimo anno, quando il contest si svolgerà in Svizzera grazie alla vittoria di Nemo. Una cosa è certa: in confronto all'Eurovision 2024, l'ultimo, ultrapop Festival di Sanremo condotto da Amadeus è sembrato la serata finale delle Targhe Tenco 1984 (vinte nelle categorie principali da Gino Paoli, Ornella Vanoni e Fabrizio De André).

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Gabriele Antonucci