Pink Floyd a Pompei
Ansa
Musica

Pink Floyd: com'è nato, cinquant'anni fa, il concerto cult di Pompei

Il docufilm, diretto da Adrian Maben, coglie la band inglese in un momento di grazia, con alcune versioni live passate alla storia

Nel 1971 i Pink Floyd, dopo la svolta progressive di Atom Heart Mother e prima ancora del clamoroso successo di The Dark Side of The Moon, registrarono l'indimenticabileLive at Pompeii, un film-concerto senza nessuno spettatore, solamente i tecnici, il mixer e un ombrello blu, diretto da Adrian Maben e distribuito in versione cinematografica solo nel 1974. I brani, eseguiti rigorosamente live, furono incisi dal 4 al 7 ottobre del 1971 e successivamente montati in studio, con l'aggiunta di interviste al gruppo mentre incideva ad Abbey Road l'iconico The Dark Side of The Moon. L'idea di un film-concerto senza pubblico fu del giovane regista Adrian Maben, che, trovandosi in vacanza a Napoli, rimase incantato dall'atmosfera quasi fiabesca dell'anfiteatro romano di Pompei (costruito nel I secolo a.C. e sepolto dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.) completamente deserto all'ora del tramonto, dove si era recato per ritrovare il passaporto che pensava di aver smarrito proprio là. Maben aveva proposto alla band di associare la loro musica alle immagini di grandi artisti della pittura, come De Chirico e Magritte, ma i Pink Floyd declinano l'offerta, ponendo al tempo stesso due condizioni per partecipare al film: i brani dovevano essere suonati rigorosamente live e, per garantire la qualità sonora degli stessi, bisognava trasportare a Pompei, con dei camion, tutta la costosa strumentazione che la band utilizzava normalmente in studio.

Il regista ottenne l'autorizzazione per utilizzare l'area dalla Soprintendenza, grazie ai buoni uffici di un professore dell'Università di Napoli, mentre, per risolvere il problema dell'alimentazione elettrica, fu costretto a connettersi con il Municipio attraverso un lungo cavo elettrico che si dispiegava per tutta Pompei. I disguidi tecnici e il ridotto budget accorciarono sensibilmente i tempi previsti per filmare il concerto, così i Pink Floyd registrano nell'Anfiteatro Romano soltanto tre brani: Echoes (di cui mancava la parte centrale) e One Of These Daysdall'album Meddle e A Saucerful of secrets, title track dell'eponimo disco del 1968. Alcune bobine di pellicola andarono smarrite subito dopo le riprese a Pompei: ecco perché in One of These Days il regista inquadrava quasi esclusivamente il batterista Nick Mason, il Floyd più defilato dei quattro, colto quasi in trance per la foga con la quale picchiava sulle pelli.

Il materiale registrato non era sufficiente per il film, così il regista convinse la band inglese a suonare altri brani in uno studio cinematografico francese, l'Europasonor di Parigi, cercando di ricreare l'ambientazione di Pompei. I Floyd suonarono in studio Set the Controls for the Heart of the Sun, Careful with That Axe, Eugene, Mademoiselle Nobs (una versione alternativa della giocosa Seamus contenuta in Meddle, con un altro cane a "cantare") e la sezione centrale di Echoes. A quel punto, Maden aggiunse alcune interviste al gruppo, le riprese della loro colazione in studio mentre stavano registrando The dark side of the moon e un paio di frammenti di Us And Them e Brain Damage, fino ad arrivare a 80 minuti di girato. Live at Pompeii fu subito accolto con favore sia dal pubblico che dalla critica, fino a diventare un film di culto per i loro fan. La pellicola coglie i Floyd nel pieno della loro giovinezza, in un momento di straordinaria crescita artistica e di ispirazione, poco prima di diventare, grazie al successo travolgente di The dark side of the moon, una band bigger than life, in grado di riempire gli stadi e di vendere decine di milioni di album. Nel cofanetto 1972 Obfusca/tion, che fa parte della mastodontica pubblicazione The Early Years del 2016, è contenuto il cd integrale di Live at Pompeii, mai apparso prima in commercio. David Gilmour è tornato a suonare nell'Anfiteatro Romano di Pompei in due concerti-evento il 7 e 8 luglio 2016, diventando il primo artista a tenere un concerto rock con il pubblico in quel luogo magico, frequentato duemila anni fa dai gladiatori. Parlando dei concerti di Pompei, il chitarrista ha commentato: «Si tratta di un posto magico. Farvi ritorno, vedere il palcoscenico e l'arena, è stata un'esperienza travolgente. È un luogo di fantasmi».

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Gabriele Antonucci