Dire Straits Legacy
(We4Show/Menti Associate)
Musica

Dire Straits Legacy: «Siamo una concept band che celebra la musica di Mark Knopfler»

Il gruppo, un "dream team" formato da ex componenti come Phil Palmer, Alan Clark, Mel Collins, Danny Cummings e Trevor Horn, oltre che dai nostri Marco Caviglia, Alex Polifrone e Primiano Di Biase, è attualmente in tour in Italia per nove concerti

Poche band sono riuscite, negli anni Ottanta, a coniugare qualità e successo commerciale come i Dire Straits. Guidati dalla scintillante Stratocaster di Mark Knopfler, la band inglese ha saputo sviluppare, fin dagli esordi nel 1977, uno stile personale e riconoscibile tra rock, blues e pop, esaltato da testi di grande spessore cantati con voce “dylaniana”, quasi a sottolineare la forza del messaggio. Nel 1995, dopo aver pubblicato nove album che hanno venduto complessivamente 120 milioni di dischi, si è chiusa l'epopea dei Dire Straits, a causa della scelta di Mark Knopfler di intraprendere la carriera solista. Il gruppo è entrato nel 2018 nella Rock and Roll Hall Of Fame, il massimo riconoscimento per una band con oltre venticinque anni di attività. I grandi successi e i brani meno noti della band inglese hanno continuato a vivere negli ultimi dieci anni grazie alle energiche esibizioni in tutto il mondo dei Dire Straits Legacy, concept band formata da artisti del calibro di Phil Palmer, Alan Clark, Mel Collins, Danny Cummings, Trevor Horn, oltre che dai nostri Marco Caviglia, Alex Polifrone e Primiano Di Biase. Money for Nothing, Sultans of Swing, Romeo and Juliet, Walk of Life, Brothers in Arms, Tunnel of Love sono solo alcuni dei tanti successi che verranno eseguiti dalla All Stars Band, il cui "4U Tour 2023", prodotto da We4Show insieme a Menti Associate, prende il via stasera al Teatro Augusteo di Napoli, per proseguire il 24 novembre a Catania (Teatro Metropolitan), il 25 a Palermo (Teatro Golden), il 28 a Bari (Teatro Team), il 30 a Roma (Auditorium Parco della Musica), l'1 a Torino (Teatro Colosseo), il 2 al Teatro di Varese, il 4 al Teatro Nazionale "Chebanca" di Milano e il 7 a Cagliari (Auditorium del Conservatorio) Nel 2018 i Dire Straits Legacy hanno pubblicato anche un album di inediti, l'eccellente 3Chord Trick, un disco "analogico", ricco di dinamiche e di colori, suonato dalla prima all'ultima nota senza ricorrere a correzioni digitali, dove ogni canzone è un vero e proprio film in miniatura. «Non siamo solo ex componenti dei Dire Straits, gruppo che è stato una parte importante della nostra vita, ma abbiamo complessivamente oltre 200 anni di lavoro nel music business, e queste undici nuove canzoni riflettono tutte le nostre diverse esperienze», ha sottolineato il chitarrista Phil Palmer, che vanta una lista impressionante di collaborazioni (Bob Dylan, Frank Zappa, Eric Clapton, Elton John, George Michael, Tina Turner, Bryan Adams, Tears For Fears, Pet Shop Boys, Lucio Battisti, Renato Zero,Claudio Baglioni, solo per citarne alcuni).

La fortuita nascita della band ci è stata raccontata dal cantante Marco Caviglia, che, insieme agli altri componenti, abbiamo incontrato in un grande albergo dei Castelli Romani che da anni è il loro luogo di ritrovo e di prove prima di intraprendere un lungo tour. «La nascita del gruppo è stato un evento fortunato. Ero a New York nel 1992, in un negozio di strumenti musicali nella 48esima strada, che oggi non c’è più. Stavo provando una chitarra, quando è arrivato un signore che mi ha detto ‘Lo sai che suoni come Mark Knopfler?'. 'Grazie, amo i Dire Straits alla follia, è un grande complimento'. L'uomo mi segue e insiste con i complimenti, ero quasi scocciato, poi si presenta. Era Rudy Pensa, il liutaio di fiducia di Mark, un argentino trapiantato a New York. Mi ha offerto il pranzo in un ristorante cinese di Times Square e da allora siamo diventati amici. Da lì è nato tutto, ho conosciuto prima Mark Knopfler, e poi tutti loro. Se non avessi incontrato quel giorno Rudy, oggi non sarei qui». Caviglia aveva già fondato una cover band storica, i Solid Rock (uno dei più celebri dell'album Making Movies del 1980): «Nei primi anni Ottanta abbiamo dato vita a dei concerti quasi pionieristici con la collaborazione di Radio Rock e, all'epoca, c'erano solo quattro o cinque cover o tribute bands, mentre oggi ce ne sono centinaia. Ho interrotto l'attività con i Solid Rock per dedicarmi all'attività con i Dire Straits Legend e poi Legacy. Il nostro è un contributo di amore per questa musica: siamo sinceramente innamorati della musica di Mark Knopfler». Phil Palmer, che è anche il direttore musicale del gruppo, ci ha spiegato il concept del gruppo: «Dire Straits Legacy vuole essere una celebrazione della musica e delle canzoni di Knopfler, un vero genio musicale. Il fatto che non abbia continuato a suonare dal vivo canzoni alcune canzoni dei Dire Straits ha lasciato un vuoto: la gente ama ancora sentire l’emozione dei suoi pezzi e noi le facciamo rivivere, con arrangiamenti che sono il più vicino possibile alle originali, come quando Mark ha sciolto la band nel 1992».

Alla domanda su quale canzone dei Dire Straits preferisca suonare, Palmer non ha dubbi: «Mi è sempre piaciuto suonare Private Investigation (dall'album Love Over Gold del 1982 n.d.r.). È una storia che è quasi una sceneggiatura di un film. Il brano ha anche una grande dinamica, che è sempre una grossa sfida per un chitarrista durante un concerto». Sul segreto del clamoroso successo di un gruppo musicalmente anomalo alla fine degli anni Settanta, periodo in cui la scena era divisa tra disco e punk, Clark ci ha detto: «Siamo usciti in un momento storico dove regnava il post punk, ma noi non volevamo rientrare in nessuna etichetta o categoria, volevamo solo fare la musica che ci piaceva. I fan ci hanno premiato per il nostro stile, che musicalmente è ancora attuale, proprio perché al di fuori delle mode del periodo». Approfittiamo della presenza di Alan Clark per sciogliere un dubbio di tanti fan dei Dire Straits su chi sia stato realmente a inserire la famosa frase "I want my MTV" nell'iconica Money for Nothing: «Grazie per la domanda. Durante le prove in studio, quando Mark suonò per la prima volta Money For Nothing, non c'era né una intro, né "I Want My MTV". Tutto è iniziato con una prima bozza del celebre riff di chitarra. Durante una pausa nelle prove, quando la band era fuori dalla stanza, ho iniziato a creare l'intro sulle mie tastiere, cantando quasi per gioco "I Want My MTV". Alla fine della giornata, la traccia aveva un'introduzione e l'idea di MTV, che tanto ha portato fortuna al brano, è stata mia».

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Gabriele Antonucci