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LegaPro, più scommesse all’estero che in Italia

LegaPro, più scommesse all’estero che in Italia

Gli operatori legali hanno retto al calcioscommesse. Ma il fatto che l’ex serie C totalizzasse più puntate altrove che in Italia avrebbe dovuto allarmare

Provare a far soldi con una gara truccata, giocando in un’agenzia legale, non è facile e non conviene: è molto più rischioso (e faticoso) rispetto a chi si rivolge ai circuiti illegali. Anche se il sistema di controlli della LegaPro e quello della serie D, dove peraltro le puntate sono ammesse solo dallo scorso ottobre, hanno mostrato più di una falla, gli anticorpi al clacioscommesse, a livello di gioco legale, esistono. Regole antiriciclaggio strette, tetto massimo a vincite e puntate, segnalazioni immediate: sono solo alcuni degli anticorpi utilizzati dai bookmakers autorizzati per tenere a distanza l’azzardo “malato”. Nonostante quest’ultimo, come segnalano numerosi rapporti delle forze dell’ordine, stia provando da tempo a rialzare la testa.

Una situazione bipolare che emerge con chiarezza anche dalle intercettazioni allegate al decreto di fermo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, relative all’inchiesta Dirty Soccer: all’estero “scommesse per milioni di euro” anche in contanti, in Italia “cavalli” costretti a spezzettare le giocate in più agenzie, giocando somme modeste per non incappare nelle norme antiriciclaggio, come abbiamo già ricordato. Un percorso a ostacoli che – secondo stime dell’agenzia specializzata Agipronews – ha tenuto ai margini della vicenda i bookmakers italiani: il peso della LegaPro sul totale delle scommesse piazzate sul calcio, pari a 3,4 miliardi di euro nel 2014, è infatti inferiore al 3,5 per cento del movimento di gioco, per un totale di 118,6 milioni di euro nel 2014. Se a queste si aggiungono le puntate sulla Lega nazionale dilettanti (una trentina di milioni in tutto, pari a meno dell’1 per cento dei flussi), la somma non raggiunge neppure i 150 milioni. Mentre sui  siti dei bookmaker esteri, secondo i dati degli analisti, solo le giocate sull’ex serie C valgono più del doppio, circa 250 milioni. Impossibile fare i furbi online, con i conti gioco degli operatori “.it” controllati in tempo reale, mentre nelle agenzie fisiche autorizzate la linea di difesa è ben collaudata: si limita il rischio e – nel caso – si avvia la procedura di segnalazione al “Robocop” dei Monopoli, con l’alert che arriva fino al Viminale.

Innanzitutto chi punta o vince più di mille euro è obbligato a presentare un documento d’identità, attraverso il quale, sarà archiviato in un database. E poi tetto sulle vincite: 10mila euro per scommessa singola, e 50mila per le multiple. Non solo: i canoni di protezione sono calcolati anche attraverso la statistica dei flussi di gioco. Si fa una media su tale evento e tale campionato, che diventa parametro di riferimento. In caso di giocate superiori alla media, si chiudono i sistemi di accettazione gioco. L’ordinanza di Catanzaro dimostra che è successo più volte. E le prime dichiarazioni, più o meno ufficiose, in arrivo dalla Federcalcio si attestano sulla medesima linea, qualcosa di simile al “di più non si poteva fare”. I magistrati non sembrano del tutto convinti: il dato, noto a ogni addetto ai lavori, di puntate doppie sul canale estero per partite che neppure vengono trasmesse dai grandi network televisivi internazionali e su squadre delle quali anche in Italia si fatica a conoscere l’esistenza, avrebbe dovuto forse fare sorgere qualche dubbio in più.

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