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La meditazione guidata «online»

La Rubrica - Stili Umani

Nella confusione della quotidianità, dove il trillare incessante dello smartphone sembra essere l'unico mantra, forse è arrivato il momento di respirare profondamente e chiedersi: "Ma è possibile trovare la pace interiore?” La risposta è: “Sì, con la meditazione. Ed è più comodo se è online.” A dirtelo è una persona fidata: tua cugina che fa yoga.

D’un tratto allora ti tornano alla mente le parole di Hermann Hesse: "Nel silenzio di sé stessi, si trova tutto ciò che serve per vivere." Ed è in questo silenzio, che in realtà poi silenzio non è, che ora puoi conoscere quella pratica che ti libera la mente dai pensieri, e alla quale puoi accedere comodamente da casa attraverso il telefonino. Il processo è semplice: con il dito indice si digita "meditazione guidata" su un qualsiasi motore di ricerca e, come per magia, appare una voce giunta apposta dall’etere per dirti che è arrivata l'ora di meditare. Questa voce è un po' robotica e magari questo ti inquieta, ma dici: “Devo rilassarmi, alle inquietudini ci penserò in un secondo momento” e prosegui fiducioso. Non ti scomponi nemmeno quando intuisci che sarà la voce a dettare le regole per i prossimi minuti e infatti, come prima cosa, ti dice che devi assumere una posizione comoda. Per “comoda” intende che ti devi sedere mantenendo la schiena eretta, devi appoggiare le mani sulle ginocchia, mantenere i piedi paralleli, chiudere gli occhi e non devi più muoverti fino alla fine della pratica. Insomma, devi diventare una specie di statua. Inizi a preoccuparti un po’ per le tue ossa, ma devi avere fiducia. Tuttavia, ripensando a Hermann Hesse, riesci a ricaricarti e ti prepari a immergerti nella fluttuazione della mente. Parte una musica di sottofondo. È una melodia simile a quelle che si sentono nelle spa, anche se più lenta e nostalgica. La musica è caratterizzata da suoni ripetitivi di gocce che si infrangono su qualche superficie, seguiti dal cinguettio di un uccellino che non si capisce cosa c’entri, ma fai finta di niente e vai avanti.

Segui le istruzioni della voce, provi a rilassare tutti i muscoli del corpo nonostante tu sia caduto ormai in uno stato fisico marmoreo, e ti vengono anche strani pruriti sulle cosce. Probabilmente sono pruriti psicosomatici, non temere poi passano. La voce ti incoraggia a non pensare a nulla, ma si sa che il solo atto di proibire di pensare a qualcosa ti induce a pensarci, e in un attimo ti ritrovi avvolto da mille paranoie. Però fa lo stesso, ora sei in un mondo diverso, quello della voce robotica, e devi meditare.

Quindi, per essere un bravo "meditatore," inizi a concentrarti sulla respirazione mentre la voce ti incoraggia a lasciar andare. Nel frattempo, il tuo cervello più confuso di prima, si interroga su cosa debba essere rilasciato. Così agisci per intuito e nonostante la sfida ci provi con tutto te stesso a lasciar andare ma non c’è niente da fare, non ci riesci. Pensi alla tua infanzia, ai tuoi amici che non vedi da anni, alla psicoterapia che non è andata a buon fine e concludi piangendo. Anche il suono delle gocce nella musica ti fa pensare a una giornata uggiosa d'autunno. Insomma: un disastro emotivo. Ma non bisogna mollare. Devi superare quei trentaquattro minuti di meditazione guidata e lasciar andare. Quando la voce ti informa che la pratica è giunta al termine, entusiasta cerchi subito di muoverti, ma la posizione innaturale assunta precedentemente ha reso la schiena dolorante, e fatichi a rialzarti dalla sedia. La circolazione delle gambe è lenta a riprendere, tanto che le caviglie sono gonfie e verdognole. Per trovare il coraggio di muoverti pensi nuovamente alle parole di Hermann Hesse: "Nella meditazione, scopri veramente chi sei”. No, non lo hai ancora capito chi sei e in più ora ti mancano tanto gli amici che non vedi da anni. Depresso e con gli occhi lucidi ti dici che sì, forse è meglio lasciar andare, o forse no, e così senti il bisogno di parlarne con quella tua cugina che fa yoga. Ma poi, schiacci di nuovo play sul telefonino.

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Elisa Rovesta