Addetti Google al lavoro per la digitalizzazione del Duomo di Milano
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Così Google rende democratica l'arte

Il Duomo di Milano, le sue vetrate e gli spazi non aperti al pubblico sono stati digitalizzati da Google. È solo l’ultimo arrivo in una lista di oltre duemila musei di 80 Paesi. Messi a disposizione di tutti, e gratuitamente, dal motore di ricerca più famoso.

«L’incendio della cattedrale di Notre-Dame de Paris nell’aprile 2019 ci ha fatto capire come la tecnologia possa essere un aiuto concreto per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico» spiega a Panorama Kate Lauterbach, project manager di Google Arts & Culture. Pochi lo sanno, ma il motore di ricerca che clicchiamo quotidianamente ha già digitalizzato oltre sei milioni di opere esposte in duemila musei di 80 Paesi del mondo. E ogni giorno il numero aumenta. Poi ha dato in pasto le immagini a speciali algoritmi che trasformano il modo di fruire la cultura «rendendola democratica, ossia divertente, pop, accessibile a tutti e immortale».

Si può attingere a tutto questo sapere con una app dallo smartphone o dal computer. Basta un clic. Provate a immaginare un museo che avreste sempre voluto visitare. Ecco, su Arts & Culture lo trovate. L’Italia è tra i Paesi più rappresentati, con oltre 100 musei digitali: dagli Uffizi di Firenze a Palazzo Te di Mantova passando per la Reggia di Venaria. Le opere sono acquisite dalla Google art camera, obiettivo ad altissima risoluzione (un miliardo di pixel) che ha già reso immortali migliaia di opere, dalla Venere del Botticelli al Leone marciano andante, simbolo di Venezia. Un’opera di digitalizzazione immensa che Google svolge gratuitamente e da cui non ricava nulla in termini pubblicitari.

«Usare la tecnologia e applicarla al mondo dell’arte per Google è una questione di responsabilità nei confronti di tutti» precisa la manager. «Tra i progetti recenti segnalo la digitalizzazione dei Manoscritti di Timbuctù che, sfortunatamente, si trovano in un precario stato di conservazione ma rappresentano la più grande eredità scritta dell’Africa». Ultima fatica di Google Arts and Culture è quella relativa al Duomo di Milano. Attraverso 500 immagini, 15 percorsi su Street View e 80 mostre digitali, è oggi possibile ammirare da vicino la cattedrale e i suoi più nascosti dettagli. Kate Lauterbach, ha seguito il progetto, realizzato in partnership con La Veneranda Fabbrica del Duomo.

«La digitalizzazione di questa cattedrale ha rappresentato una nuova sfida per noi: più di 50 vetrate sono state digitalizzate per un totale di duemila immagini in Gigapixel. In questi sei anni di lavoro» prosegue Lauterbach «ho avuto modo di scoprire tante cose incredibili sul Duomo. Sono rimasta molto colpita nel vedere il quadrante solare e conoscerne la storia. Il nostro progetto parte dal concetto di luce e dagli incredibili colori delle vetrate. Non è un caso che la pagina principale dedicata al Duomo sia rosa acceso. È anche un omaggio al marmo utilizzato per la cattedrale, screziato di quel colore».

Un’opera che offre un grande contributo scientifico per lo studio del Duomo, ma non si limita a coinvolgere esperti d’arte e addetti ai lavori. La app Google Arts & Culture permette di scoprire i contenuti in maniera più ludica e creativa, rivolgendosi a persone di ogni età. La funzione «Art Selfie», per esempio, è ideata proprio per avvicinarsi all’arte divertendosi. Basta scattare un selfie (ne sono già stati fatti oltre 78 milioni) caricarlo sull’app e un algoritmo identificherà il vostro sosia tra milioni di opere provenienti dalle collezioni dei musei di tutto il mondo.

«La nostra aspettativa è che le famiglie possano accedere a Google Arts & Culture insieme, come si fa quando si visita un museo dal vivo. Che uno studente possa prenderlo come punto di riferimento per le sue ricerche, o anche che una persona anziana possa farsi trasportare in qualsiasi luogo del mondo, senza muoversi da casa» aggiunge Kate Lauterbach. «La pandemia ha portato tutti noi a soffrire di “digital fatigue” (una forma di esaurimento mentale dopo aver trascorso troppo tempo davanti allo schermo, ndr) e per questo motivo abbiamo aggiunto alla app quiz e giochi, così da permettere alle persone di divertirsi imparando».

Di recente, la piattaforma ha lanciato anche un progetto che coinvolge il Palazzo del Quirinale a Roma e la tenuta estiva del Presidente della Repubblica a Castel Porziano. Attraverso Google Arts & Culture è infatti possibile visitare le stanze, i cortili e tutti i particolari finora inediti agli occhi del pubblico come il Cortile d’Onore, il salone dei Corazzieri, la collezione degli oltre 200 orologi e pendole e, naturalmente, l’iconico studio del Presidente.

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Mariella Baroli