Bianca Balti, sincera e senza freni
Bianca Balti (Ansa)
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Bianca Balti, sincera e senza freni

Prima di parlare con gli altri addormenta la tua belva segreta, scriveva l'immensa Alda Merini. Ma è l'ultima idea che ha Bianca Balti durante l'intervista con Francesca Fagnani. Anzi, alla fatidica domanda la modella risponde dicendo: «Sono stata tutti i tipi di belve». E su quello sgabello decide di scatenarle all'unisono.

Bella come ce ne sono poche, nessuna reticenza, soprattutto senza piagnistei, racconta la discesa agli inferi, la molta droga, uno stupro quando aveva 18 anni durante un rave, il difficile e doloroso rapporto con la prima figlia. E gli insuccessi con gli uomini. Candida confessa di essere innamorata e non ricambiata (e noi vorremmo vedere colui che non la ricambia, perché se non è ricambiata lei poche speranze restano a noi).

E poi, richiesta se ha avuto amori saffici, risponde diretta: «Non mi piace la vagina». La giornalista annuisce con un eloquente «Vabbè». Ma Bianca continua: «Prego il mio Dio di alleviarmi da questa attrazione verso il pene. È una piaga». Dopo le cavallette, la grandine, le tenebre, da oggi possiamo aggiungere la piaga del pene.

Per i social è la bomba tanto attesa.

C'è chi imperioso chiede che l'intervista entri di diritto nelle Teche Rai, mentre la top sale subito in tendenza su Twitter, diventandone la regina indiscussa: «Bianca Balti, una di noi», «Onesta», «La amo», «Quanta saggezza», «Ha espresso il pensiero del 98% delle donne. Qua si sta crescendo il maiale, per avere solo la salsiccia. Non si può fare 'sta vita», «L'intervista più
sincera mai vista a Belve».

Gli uomini si infilano il vestito della festa: «Ciao, sono Gianmarco, ho 31 anni e vivo a Milano», «Ho iniziato a seguirla, non si sa mai», «Ma perché vuoi alleviare questa attrazione?». Che il vento fosse cambiato lo si era già intuito guardando il proliferare di video su TikTok dove gruppi di ragazze lodavano l'organo maschile con un entusiasmo che non vedevamo da tempo.

Ma le beghine twittarole non mancano di postare il loro biasimo: «È sciroccata, ha usato troppe sostanze», «Imbarazzante», «Non pensavo fosse così volgare», «Annamo pene», «Non c'è più pudore». No, signora mia, non c'è più il pudore di una volta, in compenso c'è una valangata di ipocrito, noioso politically correct.

Siamo sommersi da frasi fatte e rifatte, monologhi, lamentele generazionali che ci hanno frantumato i neuroni. Ma lei, amore della zia, con quello sguardo da ragazzina cattivella, è riuscita in quella che oggi è un'impresa: dire ciò che pensa.

E, non paga, rincara la dose: le piace solo l'organo maschile, perché degli uomini farebbe tanto volentieri a meno.

Forse non siamo davanti alla complessità del pensiero di Simone de Beauvoir, ma la sua sincerità ha almeno un pregio. Inchioda il finto perbenismo che da anni ci propinano, come una di quelle flebo che ti attaccano e non sai cosa c'è dentro davvero.

Bianca, continua così, la verità è un fulmine che annienta.


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Terry Marocco