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In amore sei una crocerossina o un infermiere?

Curare, accudire , alleviare le sofferenze di un uomo problematico. Sembra che ormai se lo si vuole si può uscire dalla sindrome della crocerossina. Non capita solo alle donne. Più raramente, ma esiste anche per gli uomini di essere crocerossino o infermiere.

Parliamo delle donne che troppo spesso devono fare tutto loro per far star bene il proprio compagno. Si sa la donna è in grado di fare più cose con spirito organizzativo e multi funzione incorporata. Sobbarcandosi spesso oltre al proprio stress quello del compagno. Le lacune affettive, i complessi non risolti con il proprio Io, creano problemi, tanto da non essere in grado di amare o farci amare? E in cambio disperati facciamo di tutto per delle briciole d'amore. La donna crocerossina crede di poter gestire e salvare l'umanità offrendo in cambio tutte le attenzioni che inconsciamente crede di non meritare. Un circolo vizioso dal quale è possibile uscire, grazie ad una potente alleata: l'autostima. Ne parliamo con un gruppo di psicologi del poliambulatorio Take care di Milano. - Che cosè questa sindrome che rende insoddisfatte sempre più donne ed alcuni uomini? La sindrome della crocerossina definisce una configurazione identitaria e una modalità relazionale tipica di persone, che appaiono protettive nei confronti del partner o, di altre persone significative. Il comportamento di chi soffre di tale sindrome è sempre finalizzato a compiacere, gratificare e giustificare l'altro con dedizione e abnegazione assolute, sacrificando i propri interessi e bisogni. - Qual è l'identikit della crocerossina o crocerossino? E una sorta di angelo: se io ti salvo, posso meritare un po del tuo amore? - Quali sono i meccanismi psicologici che determinano questo comportamento, a volte autolesionistico? Le motivazioni spesso sono correlabili con un'affettività che può essere vissuta con una modalità incentrata sulla dipendenza e sul bisogno reciproco. Chi ha questa sindrome non può desiderare davvero l'altro perché ripropone nel rapporto con il partner un copione relazionale inconscio sofferente, in genere riconducibile a dolorose esperienze affettive dell'infanzia, come quando si è cresciuti in contesti familiari nei quali ci si è dovuti confrontare con situazioni difficili come l'abbandono, una separazione o una malattia. Nella vita adulta chi soffre di tale sindrome ripropone inconsapevolmente lo stesso atteggiamento, mettendo da parte se stessa per dedicarsi completamente all'altro. L'amore è visto esclusivamente come accudimento, perché si è prigionieri di esperienze emozionali non risolte, e pertanto, non è possibile concepire relazioni affettive adulte incentrate sul desiderio e sullo scambio reciproco. - E un metodo per espiare una colpa inconscia? La persone che soffre di questa sindrome ha sperimentato relazioni familiari di mancanza di affetto da parte dei genitori o di altre figure affettive importanti. E imprigionata per cercare di sentirsi all'altezza e fare contenta-o chi ama. E un copione identitario di disistima e di continuo bisogno di consenso da parte degli altri; per questo cerca nel partner qualcosa di importante che possa farle passare l'inadeguatezza con delle premiazioni. Esiste un senso di onnipotenza che le fa credere di essere speciale perché riesce a salvare o ad ottemperare a tutti i bisogni richiesti. Nell'illusione della favola che il principe le sia riconoscente. Lei si trascura perché tutte le energie vanno verso l'altro. Serve per colmare un vuoto esistenziale molto profondo. L'uomo che riceve le cure o donna è tendenzialmente un partner fragile che si stanca di tante attenzioni e rivendica la propria indipendenza, alimentando nella crocerossina un senso di vuoto , di perdita, di paura atavica dell'abbandono. La crocerossina si annebbia nel suo dolore verso il partner imprendibile,il bello e dannato e muore abbandonandosi alla depressione o cercando di trovare un altro da salvare. Infatti se ci riesce dimentica velocemente il partner precedente senza più soffrirne. Anzi lo disistima e talvolta lo rinnega, perché in realtà ha un rapporto infantile con lui o lei e non basato sullo scambio. Il processo di trasformazione sociale, culturale, familiare e lavorativo rende meno rigida al differenza dei ruoli, per questo la sindrome ora è anche dei maschietti. Un percorso di psicoterapia, per districare i propri nodi emozionali è consigliato, quando diventa necessario sperimentare un benessere autentico, levandosi di dosso l'immaturità di un processo relazionale incastrato e non soddisfacente. Se si percepisce che l'amore che proviamo per qualcuno è deviato, perché sproporzionato, ci fa stare male, non è di scambio, non è trasparente, non è puro o incondizionato, dobbiamo recuperare noi stessi per crescere. L'amore deve fare bene e dare bene. Se così non è , facciamoci delle domande.

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Susanna Messaggio