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Tecnologia

Come sarà un mondo senza Facebook

Presto il social network come lo conosciamo non esisterà più, grazie al Gdpr, il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione europea. Con queste conseguenze

Ci avviciniamo velocemente alla fine di maggio, quando il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione europea (Gdpr nell'acronimo inglese: General Data Protection Regulation) obbligherà le multinazionali a restringere il loro campo di azione sulle informazioni dei cittadini europei. Il caso Facebook-Cambridge Analytica è stato l’ultimo smacco alla privacy delle persone, quello che potrebbe costare carissimo a Zuckerberg. Il motivo? Oggi tutti hanno innalzato i livelli di attenzione sul traffico dei dati, capendo forse una volta per tutte il valore che questi hanno per le aziende.

L’arrivo del GDPR

Un assunto della General Data Protection Regulation, che si applica a qualsiasi società gestisca elementi riconducibili a individui residenti nei paesi dell’Unione Europea, è che non si può più lavorare su contenuti sensibili senza che i possessori conoscano le finalità di una certa attività. L’enorme bolla dei non so, chissà perché, non è colpa nostra, termini abusati dalle big dell’hi-tech sin dal Datagate originale (quello di Edward Snowden), non potrà più sussistere, pena multe salate e pesanti restrizioni sul business all’interno della UE.

Cosa sta cambiando

Forse non ce ne rendiamo ancora conto ma siamo al crocevia di un cambiamento radicale a favore del controllo dei dati personali che viaggiano per l’etere. La spinta normativa, in essere già da un paio di anni ma effettiva solo dal 25 maggio 2018, ci renderà più forti, rendendo un concreto diritto quello che finora era solo un’opzione di rivendica dei propri dati.

Dietro l’angolo c’è un mondo senza Facebook, cioè privo del social network come lo conosciamo, fatto di regole buone sulla carta ma difficilmente applicate, per paura di perdere investimenti e quattrini da parte di enti e privati (sapete, per via degli annunci e della necessità di raggiungere il più vasto pubblico possibile con i messaggi e i banner che fanno comodo).

Nessuna centralità

Lo scrivevano qualche tempo fa: sistemi come la blockchain possono salvare Facebook o almeno quello che rimane dell’impero di Zuckerberg. L’idea è di decentralizzare la gestione del potere informativo dando a blocchi di utenti la responsabilità di salvaguardare la piattaforma, rilasciando i dati solo per processi verificati. Quali? Siti web e applicazioni che danno la possibilità di fare il login con l’account del social ma che garantiscono la protezione degli elementi acquisiti nei confronti di terzi.

Il business sottobosco di Facebook non potrà più esservi perché dai suoi server non passerà nient’altro che la pubblicazione dei post, foto e video compresi ovviamente, ma non il diritto di abusare e concedere ad altri i comportamenti tenuti online. In quest’ottica, la rete dalla grande F diventerà un’autostrada gestita dai suoi stessi visitatori; ci saranno sempre autogrill pronti a offrirci i prodotti che ritengono migliori ma con l’opportunità di dire no, grazie e procedere oltre.

La pubblicità etica

Questo è un discorso che vale per chiunque, non solo Facebook. Più volte abbiamo citato i cookie come anima del commercio digitale. Le orme che lasciamo durante la navigazione permettono ai siti web di costruire offerte commerciali ad-hoc, specifiche per ognuno di noi. Sotto un certo punto di vista è utile per farci risparmiare del tempo ma anche indice dell’estremo controllo di cui è vittima la nostra essenza fatta di bit.

Concetti come opt-in e opt-out diventeranno presto ciò che promettono: una scelta autentica e definitiva verso la possibilità di farci tracciare o meno da un portale, un’app sullo smartphone o un servizio. Browser come DuckDuckGo e motori di ricerca come Qwant sono un buon inizio nella direzione della privacy, che presto anche altri adotteranno.

L’economia dei dati

Tenetelo a mente: il 2020 sarà l’anno degli avvocati del digitale, figure esperte in temi legati alla difesa dei diritti dei bit personali, pronti a controbattere alle poche ortodosse misure di salvaguardia da parte dei social network. Una sorta di fiduciari sempre presenti, figure del genere potranno seguire tutta la vita telematica di un individuo, per rispondere a singoli soprusi circa le proprie informazioni ed evitare di essere monitorati, analizzati e impacchettati da piccole e grandi aziende.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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