Spotify, in Italia l'alternativa legale alla pirateria
Economia

Spotify, in Italia l'alternativa legale alla pirateria

Tutte le canzoni che si vogliono, ovunque. Pagando. Dopo iTunes la musica si fa business

Quanti fan pensate di raccogliere? Target top secret. «Contiamo di avere lo stesso successo di altri Paesi europei». Qual è il Paese europeo con il maggior numero i iscritti? «Non forniamo dati disaggregati», resiste Veronica Diquattro, la giovane manager che guida lo sbarco di Spotify in Italia, il fenomeno svedese dello streaming musicale on demand.

Con 5 euro al mese (4,99) puoi ascoltare dal computer senza pubblicità (gratis se invece la accetti) tutti i brani e tutti gli artisti che vuoi, condividere playlist, sbirciare in quelle delle star. Raddoppi (9,99) e puoi farlo ovunque, sul tablet o sullo smartphone. Una svolta nelle abitudini di consumo digitale: dal possesso al consumo. Da iTunes a Spotify, che in pochi numeri significa: 20 milioni di utenti in 17 Paesi, di cui 5 a pagamento, 20 milioni di tracce che aumentano di 200mila ogni giorno. E adesso alla mappa del tesoro si aggiunge l’Italia, contemporaneamente alla Polonia e al Portogallo.

Veronica Diquattro è appena rientrata in patria dopo un’esperienza in Google a Dublino, dove si è occupata del lancio di GooglePlays. Ha solo 30 anni e a chi glielo fa notare con un pizzico di civetteria risponde: «È la stessa età del fondatore di Spotify Daniel Ek». Un business giovane per giovani. A lei abbiamo chiesto di raccontarlo e di anticipare le novità.

Spotify non è l’unico servizio di music on demand in streaming. Perché se ne parla tanto ed è tanto atteso?
Per diverse ragioni: la qualità del suono, l’ampiezza del catalogo, la facilità d’uso, la disponibilità delle radio, l’integrazione con i social network, la possibilità di scoprire la musica in un modo diverso.

Siete giovani e parlate ai giovani ma state facendo il lancio in occasione di Sanremo…
E’ solo una coincidenza! La data è stata decisa dal quartier generale di Stoccolma, dove non è che seguano molto il Festival, come può immaginare.

D’accordo ma a Sanremo andrete…
Certo, sarà un’occasione per farci conoscere e per conoscere l’ambiente musicale italiano. Abbiamo poi l’esclusiva streaming di Marco Mengoni, Simone Cristicchi, Daniele Silvestri, Elio e le Storie Tese, Max Gazzé e altri artisti, subito dopo l’esecuzione all’Ariston. Per i giovani avremo anche molti contenuti extra.

Avete già fatto accordi in Italia?
Sì. Con con le quattro principali etichette discografiche, con Merlin e altre etichette indipendenti tra cui Made in Etaly, Sugar e Pirames International e Artist First.

Che cosa permette di fare Spotify più di un jukebox digitale?
Socializzare. Farsi conoscere e conoscere attraverso la musica. E le novità che introdurremo nei prossimi mesi vanno in questo senso.

Ce le può anticipare?
Sono sostanzialmente due. Con Follow sarà possibile seguire gli artisti e i loro gusti musicale: che cosa ascoltano, quali playlist fanno. Discover invece sostituirà What’s new e proporrà i brani sulla base delle scelte dei propri amici, delle playlist create, degli artisti seguiti. Inoltre ci saranno le notifiche degli artisti seguiti per sapere se è uscito un album nuovo o se c’è un loro concerto dalle mie parti. E tutto questo senza che sia più necessario registrarsi attraverso Facebook.

Quindi puntate molto sulla socializzazione?
Assolutamente. Ci sarà anche il coinvolgimento di celebrity come Shakira o il presidente Obama. Ne stiamo reclutando anche in Italia. Ma il bello è che ciascuno potrà diventare una celebrity condividendo le proprie scelte musicali. Insomma presto avremo un social network in più.

In Italia la maggioranza dei download musicali sono ancora illegali. Non pensate che questo possa essere un ostacolo?
Spotify è stato creato dal fondatore, Daniel Ek, come un’alternativa legale alla pirateria. Ha già dato 500 milioni di dollari all’industria musicale ed è la seconda fonte di ricavi digitali per le case discografiche in Europa. In Svezia da quando esiste il nostro servizio, cioè dal 2009, il download illegale è sceso del 25%. Mi auguro che grazie a un prodotto gratuito, semplice e rapido, in grado di offrire tutta la musica che si può desiderare, succeda lo stesso anche in Italia.

I più letti

avatar-icon

Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

Se avete voglia di leggermi, eccomi su Facebook

Su Twitter mi trovate come @gioiozzia

Per saperne di più: Linkedin

Read More