Flat tax a 85.000 euro: chi ci guadagna davvero
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Flat tax a 85.000 euro: chi ci guadagna davvero

Una simulazione rivela i numeri della svolta fiscale: rispetto a un autonomo col regime forfettario, per lo stesso netto in busta un dipendente dovrebbe arrivare a 125.000 euro lordi all'anno

A guardare solo i numeri, non ci sarebbero dubbi. Secondo una simulazione realizzata per Panorama dallo studio Di Tanno Associati, con 85.000 euro lordi annui un lavoratore dipendente paga 30.333 euro, un valore ben più alto rispetto ai 7.522 euro euro di imposte pagate da un lavoratore autonomo che opera sotto il regime forfettario voluto dal governo Meloni nella manovra e con oltre cinque anni di attività (15% di flat tax). Il valore, poi si abbassa, a 2.507 euro (5%) per i giovani con meno di cinque anni di servizio.

Pallottoliere alla mano, il valore netto che un lavoratore si mette in tasca, oscilla tra i 54.667 di un dipendente e gli 82.493 di un giovane autonomo. Chi ha oltre cinque anni di anzianità prende comunque 77.478 euro netti. Tanto per intenderci, per prendere lo stesso valore netto di un autonomo, un dipendente devi guadagnare 125.000 euro.

Non è però oro tutto quello che luccica. Un lavoratore autonomo non percepisce il trattamento di fine rapporto, non ha la sicurezza del posto fisso, le ferie, la malattia e deve pagarsi in autonomia la pensione.

Come spiega a Panorama, Marco Sandoli, partner dello studio Di Tanno Associati, “Chi opera sotto il nuovo regime non paga le imposte sul reddito effettivo ma su un imponibile calcolato come differenza tra ricavi effettivi e costi forfettariamente determinati in base al settore di appartenenza. Nella nostra stima”, spiega Sandoli, “ho calcolato una media del 59% tra il minimo del 40% di ricavi e 60% di costi e il massimo di 78% di ricavi e 22% di costi. Su questo valore si applica la flat tax”.

La differenza è quindi evidente e sono stati in molti a gridare allo scandalo perché il timore è che a pagare le imposte saranno maggiormente i dipendenti e non gli autonomi.

In effetti, il rischio c’è. Secondo i dati del ministero dell’Economia relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2020, infatti, i dipendenti hanno versato il 61,1% di tutta l’Irpef netta a livello nazionale. I pensionati, invece, hanno versato il 35,2%. In tutto, come detto, si raggiunge il 96,3% del totale.

Secondo la Uil, “uno stato democratico deve fondarsi su un fisco equo e progressivo così come previsto dalla nostra costituzione”. Per questo la Uil chiede anche una battaglia vera contro l’evasione fiscale, che ogni anno “sottrae ai cittadini oltre 100 miliardi di euro, l’equivalente di tre leggi di bilancio”.

“Va detto”, aggiunge Sandoli, “che il nuovo regime forfettario ha il ha il merito di introdurre un importante correttivo. Con il nuovo sistema, chi supera i 100.000 euro perde i benefici fiscali subito, nello stesso anno fiscale. ll correttivo non serve a evitare l'evasione, visto che l'accumulo e incasso in un solo anno non era del tutto legittimo, ma assurdo. Prima, invece, si doveva attendere l’anno successivo. Questo è sicuramente positivo”, spiega. “Certo è che queste agevolazioni favoriscono gli stratagemmi utilizzati da alcuni contribuenti per stare nel regime della flat tax e pagare meno tasse. Un dipendente, invece, è obbligato sempre e comunque a pagare le imposte”.

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Gianluca Baldini

(Milano, 1980). Giornalista specializzato in finanza ed economia, ha mosso i primi passi nel giornalismo prima all'Adnkros e poi, come collaboratore, al Sole 24 Ore e a Milano Finanza. Dopo una parentesi nel mondo delle quattro ruote, dove ha lavorato per Alvolante.it, dal 2010 è in Blue financial communication, la casa editrice quotata in Borsa che edita i periodici e i siti di Bluerating, iFinance e Private. Ha vissuto negliStati Uniti e in Portogallo.

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