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(Ansa)
Economia

Sara il platino il prossimo collo di bottiglia dell’automotive?

Si parla sempre molto di auto elettrica, senza però fare i conti con le materie prime e le problematiche che si portano dietro a livello geopolitico, economico, ambientale

La "riduzione del carico", definisce eufemisticamente in Sud Africa l’essenza della crisi energetica che attanaglia il paese. Oggi, oltre l'80% dell'elettricità del Sudafrica è generata da centrali elettriche a carbone ed il paese è classificato come il 14° più grande emettitore mondiale di CO2 nonostante la sua economia sia, a livello globale, solo al 33° posto. Le interruzioni di corrente a livello nazionale sono quotidiane e durano, a volte, per 10 o più ore: nel 2022 sono stati segnalati almeno 155 giorni di blackout.

In realtà vi sono sempre maggiori segnali che l'intera rete potrebbe persino collassare con un potenziale scenario di settimane di oscurità incessante e probabili disordini sociali. Quanto accade è il risultato di anni di caos nella gestione di Eskom, l’azienda pubblica che gestisce l’energia elettrica in Sudafrica, la cui flotta di centrali elettriche, per lo più obsolete, è sistematicamente colpita da problemi di manutenzione e sabotaggi veri e propri. La ragione risiede in una miscela di corruzione, omicidi, avvelenamenti, incendi e furti di cavi gestiti da potenti cartelli e politici.

La crisi è ad un livello tale che sono stati inviati i militari a sorvegliare alcune centrali elettriche e ad accompagnare i convogli di camion che trasportano carbone per evitare che venga rubato o scambiato con carbone di pessima qualità. Sullo sfondo vi sono le tensioni della provincia carbonifera di Mpumalanga, dove lavoratori e i sindacati sono preoccupati per le significative perdite di posti di lavoro se dovesse essere approvato il Just Energy Transition (JET), un pacchetto di sovvenzioni e prestiti da 8,5 miliardi di dollari, da parte di un gruppo di nazioni occidentali pensato per guidare il Sudafrica verso un’economia a basse emissioni di carbonio basata sulle energie rinnovabili.

E non manca, nel sindacato dei minatori, chi fa notare le contraddizioni occidentali, in particolare tedesche, con il ministro dell'Economia Habeck (Il fallimento energetico della Germania - Panorama) che promette al governo sudafricano il sostegno finanziario della Germania per finanziare l'eliminazione graduale del carbone con oltre un miliardo di euro mentre, allo stesso tempo, i fornitori di energia tedeschi importano enormi quantità di carbone proprio da quel paese per sostituire il gas russo.

Ma i problemi energetici del Sud Africa potrebbero condizionare l'industria automobilistica globale che è il più grande consumatore mondiale di questi metalli. Oltre il 70% dei metalli del gruppo del platino, di cui il Sud Africa è il primo produttore globale, sono utilizzati nei convertitori catalitici dei motori a combustione interna, sia benzina che diesel, per ridurre le emissioni di gas serra.

Principali settori di utilizzo dei metalli del gruppo dei PGM. Fonte: JM PGM Market Report.

La concentrazione geografica delle riserve di metalli del gruppo del platino, noti come PGM (platino, palladio, rodio, iridio, rutenio e osmio), fa sì che il numero di aziende che estraggono e raffinano questi metalli sia esiguo e soprattutto concentrato prevalentemente proprio in Sud Africa: il complesso del Bushveld rappresenta circa il 75% della produzione mondiale di platino ed il 40% di quella del palladio. Le compagnie minerarie sono estremamente dipendenti per la loro elettricità dal servizio pubblico di Eskom che, con la sua “riduzione del carico”, le costringe a limitare la produzione. Già in calo tra il 2021 ed il 2022, come evidenziato dal Servizio geologico statunitense, USGS, pare certo che il mercato del platino sia destinato a scivolare in un deficit significativo nel 2023 ed oltre.

La domanda globale di platino nel primo trimestre del 2023 è aumentata del 28% pari a circa 12.500 chilogrammi che, combinata con il calo della produzione primaria e del riciclo proveniente dai convertitori catalitici e dalla gioielleria, porta a ritenere che il deficit per l’intero anno in corso potrebbe attestarsi a oltre 27.000 chilogrammi. Il platino è 30 volte più raro dell'oro: viene parzialmente sostituto con il palladio, visto il suo prezzo storicamente più basso, ed oltre l'80% del palladio prodotto viene assorbito dal mercato automotive.

Il problema, ai fini della stabilità della supply chain globale, è che l’altro grande produttore di palladio è la russa Norilsk Nickel. Nornickel ha recentemente annunciato l'intenzione di investire 35 miliardi di dollari in aggiornamenti infrastrutturali tra il 2021 e il 2030 per aumentare la sua produzione di metalli. Restano comunque sullo sfondo le incognite della guerra della Russia in Ucraina per il settore minerario russo: per quanto attualmente l'offerta dalla Russia sia rimasta in linea con quanto atteso, potenziali interruzioni della catena di approvvigionamento globale restano un rischio tangibile.

Resta il fatto che, nel breve termine, si prevede che l'introduzione di standard più severi per le emissioni dei veicoli a motore contribuirà alla crescita della domanda di platino, palladio e rodio utilizzati nella produzione di catalizzatori. Anche l'aumento dell'adozione della tecnologia delle celle a combustibile a idrogeno contribuirà alla crescita della domanda di questi metalli. Mentre un'auto con motore a combustione interna utilizza solo circa 5 grammi di platino per il suo convertitore catalitico, ne servono tra i 40 ed i 50 grammi per cella a combustibile utilizzata per alimentare un veicolo a idrogeno.

Il mese scorso, il World Platinum Investment Council, WPIC, ha previsto che l'industria dell'idrogeno potrebbe essere il più grande segmento della domanda di platino alla fine del 2030, soprattutto perché si prevede che sarà l'idrogeno il vettore energetico destinato a sostituire i combustibili fossili per il trasporto pesante, i treni e la navigazione. I PGM costituiscono inoltre alcune delle materie prime più critiche per un vettore energetico chiave in un sistema energetico a basse emissioni di carbonio: l'idrogeno verde prodotto mediante elettrolizzatori. La resistenza alla corrosione chimica di questi metalli è essenziale negli elettrolizzatori a membrana a scambio protonico, PEM, che contengono iridio e platino, rispettivamente per il 65% ed il 35%.

Supply chain dei metalli del gruppo del platino: il dominio di Sud Africa e Russia.

Per quanto esistano allo studio altri prototipi di elettrolizzatori oggi le tipologie pronte per il mercato sono due: gli elettrolizzatori alcalini ed i PEM per l’appunto. Entrambe le tipologie hanno pro e contro ed entrambe presentano delle criticità nella catena di approvvigionamento delle materie prime necessarie alla loro realizzazione. La dipendenza da alcuni materiali critici per l'energia a basse emissioni di carbonio è cosa diversa, per alcuni aspetti, dalla dipendenza dai combustibili fossili: se il flusso dei metalli fosse interrotto, gli elettrolizzatori già in funzione continuerebbero a produrre idrogeno. Ma se l'industria dell'idrogeno verde mira a crescere rapidamente, una catena di approvvigionamento di materie prime radicata quasi interamente nell'Africa meridionale e in Russia sembra una vulnerabilità critica.

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Giovanni Brussato