Pasqua prezzi 2023
(Ansa)
Economia

Cara Pasqua. Su i prezzi di uova al cioccolato e colombe

I prezzi della colomba schizzano per la Pasqua 2023, complici i rincari delle materie prime come zucchero e burro e il caro-energia che si è abbattuto sulle industrie dolciarie

Brutte notizie per gli amanti dei dolci tipici della Pasqua. I prezzi delle uova di cioccolato e delle colombe hanno subìto forti aumenti, in alcuni casi superiori al 70%. I classici dolci pasquali saranno quindi quest’anno particolarmente costosi per gli italiani: in base alle cifre fornite dal Codacons i rincari rischiano di determinare una stangata da 100 milioni di euro complessivi.

Dopo l’aumento del costo dell’energia, e il cenone e i regali di Natale più cari, anche a Pasqua gli italiani dovranno quindi pagare di più per festeggiare. A pesare, ad esempio per il prezzo delle uova è il costo del cioccolato, salito di circa il 7,5%. A questo va aggiunto il solito caro-bollette di cui si tarda ancora a vedere nel prezzo finale dei prodotti la riduzione del costo dell'energia delle ultime settimane. Anzi, il rischio è che ai livelli pre-aumenti non si tornerà tanto in fretta

«I prezzi delle materie prime sono molto più volatili di quelli che i consumatori pagano nei negozi - spiega Gabriel Debach, Market Analyst di eToro - e spesso l’effetto di riduzione è ritardato o assente. Prezzi di prodotti finiti che infatti spesso tendono a salire ma che difficilmente vengono poi ad essere rivisti al ribasso».

Una volta aumentati, dunque, i prezzi tendono a rimanere tali. «E a questo si aggiunge il peso dell’inflazione, che mostra i suoi peggiori effetti tra i cittadini a basso reddito, i quali subiscono il peso di questa tassa nascosta che erode il loro potere d’acquisto. La lotta all’inflazione non è ancora vinta e il percorso della BCE si rivela decisamente tortuoso», prosegue Debach.

Il Breakfast Commodity Index (basato sui prezzi spot di un paniere di nove prodotti tipici per la colazione: grano, zucchero, cacao, avena, carne di maiale, succo d’arancia, caffè, latte e tè) ha segnalato un aumento del 71% negli ultimi due anni. Per la birra si parla di “drinkflation” con un aumento del 62% dal 2020 a oggi. E l’indice relativo alla dieta mediterranea (cereali integrali, farine, verdura, frutta e pesce) segnalava in agosto un più 8,4% dei prezzi su base annua.

«La buona notizia è che questo calo dei prezzi delle materie prime dovrebbe riflettersi sui prezzi degli scaffali dei supermercati nei prossimi mesi. E questo, se unito alle proiezioni del governo, che vedono l’inflazione scendere al di sotto del 3% entro la fine di quest’anno, dovrebbe finalmente concedere alle famiglie un po’ di sollievo dal rincaro del costo della vita» conclude Debach.

Ciò che serve perché sia così sono la stabilità dei costi energetici e delle forniture. Il calo dei prezzi dell’ultimo anno può essere infatti attribuito alla diminuzione dei prezzi dell’alluminio e del latte: il latte è sceso del 36% rispetto a marzo 2021-2022 a causa dell’aumento dell’offerta da parte degli allevatori in risposta ai prezzi più elevati, mentre i prezzi dell’alluminio risentono dell’aumento dell’offerta globale da parte della Cina.

Per contro, i prezzi dello zucchero sono rimasti alti, con il Brasile, il maggior produttore al mondo, che è stato colpito da perturbazioni meteorologiche, mentre è aumentata la concorrenza per trasformare lo zucchero in etanolo, complici gli alti prezzi dell’energia.

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Francesca Catino