Occupazione, perché siamo tornati sotto il 60%
In Italia, la percentuale di chi lavora è ripiombata ai minimi dal 2002. In difficoltà anche gli altri paesi europei colpiti da crisi e austerità
Mai così in basso dal 2002. È il livello toccato dall'occupazione in Italia, secondo i dati da poco resi noti da Eurostat. Nella fascia di età compresa tra 20 e 64 anni, la quota di nostri connazionali che sono al lavoro è scesa a fine 2013 al di sotto dei 60 punti percentuali, per la precisione al 59,8%. Era da più di due lustri che non si registrava nella Penisola una statistica così poco incoraggiante, che ci pone ben lontani dalla media europea (68,5% nei 27 paesi Ue).
A ben guardare, i dati di Eurostat vanno letti con un po' di attenzione poiché il mercato del lavoro italiano, che certo ha dei problemi grossi come una casa, non è l'unico ad aver sofferto negli ultimi 6 o 7 anni, cioè da quando è arrivata la crisi economica. Il nostro paese, infatti, ha sempre avuto un tasso di occupazione più basso della media Ue. Nel 2007, per esempio, la percentuale di persone al lavoro nella Penisola era al 62,5%, conto il 69,8% del resto del continente. Il gap con l'Europa, dunque, oggi si è allargato di oltre un punto e il tasso di occupazione a sud delle Alpi è diminuito del 2,7% nell'arco di 6 anni.
Nell'Eurozona, però, c'è chi ha avuto delle performance ben peggiori delle nostre. In Grecia, per esempio, il tasso di occupazione è crollato dal 66 al 53% tra il 2007 e il 2013. In Spagna, dove il mercato del lavoro sembrava viaggiare con il turbo fino a 7 anni fa, la quota di occupati è scesa di 11 punti, dal 69,5 al 58,2%. Poco meglio se l'è passata l'Irlanda (con un calo dal 73,8 al 65,5%) e pure il Portogallo (con una flessione dal 72,6 al 65,6%). Di tutt'altro tenore sono invece i dati della Germania che, da quando è arrivata la crisi, ha visto crescere la quota di persone che lavorano dal 72,9% del 2007 al 77,1% di fine 2013, mentre in Austria il tasso di occupazione è salito dal 74,4 al 75,5% e in Francia è rimasto più o meno stabile attorno al 69-70%. Dunque, leggendo bene i dati, si scopre un'Europa a due velocità con la quota degli occupati che, guarda a caso, è crollata soltanto nei paesi che hanno fatto maggiori sacrifici negli ultimi anni. L'austerity dell'Eurozona, insomma, ha lasciato indiscutibilmente il segno.