Economia

Manovra bis: Davos ci crede

Ecco perché per l'Italia è possibile una finanziaria di primavera

Per l’Italia un’ulteriore manovra finanziaria di primavera è possibile. Anzi, forse necessaria. Ne sono convinti l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti (che la quantifica in 14 miliardi) e l’economista del Pdl Renato Brunetta, che scommette invece su una correzione da 16 miliardi. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, prudentemente, dichiara che prima vuole vedere cosa troverà nascosto sotto il tappeto. Mario Monti manda messaggi: «Dipenderà dal voto». E dal World economic forum di Davos le opinioni degli economisti e dei banchieri internazionali sono quasi a senso unico.

Tutti concordi nel dire che il peggio, sia a livello di eurozona sia a livello di Italia, è passato. Ma tutti concordi anche nel ritenere che servirà di più per riportare in sicurezza la finanza pubblica italiana. Complici le imminenti elezioni, mai come quest’anno a Davos si era parlato di Italia. Sono stati in tanti, a cominciare da Lloyd Blankfein, numero uno della Goldman Sachs, a dichiarare che sia quasi scontato un aggiustamento dei conti pubblici italiani dopo le elezioni. Se è vero, ha detto Blankfein durante uno degli eventi di Davos, che il rischio Italia è ora minore che in passato, è altrettanto vero che è possibile serva un ulteriore sforzo di finanza pubblica entro settembre. La pensa in questo modo anche l’hedge fund manager più rispettato di Davos, Ray Dalio. Parlando con «Panorama», il fondatore di Bridgewater non ha avuto dubbi: «L’opera di Mario Monti è indiscussa, dato che ha ridato fiducia nel Paese agli investitori, ma questo non è sufficiente».

Il riferimento è ai circa 9 miliardi di euro di gap che secondo il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo mancano per raggiungere i target di bilancio nell’anno in corso, come ha detto a «Bloomberg». «Forse potrebbero essere anche di più, dato che la recessione e la riduzione dei consumi sono peggiori delle attese del Tesoro» ha detto Dalio. Radicale di natura, ma meno del solito, è stato Nouriel Roubini, abituato alle nevi di Davos. Il «Dr Doom» (destino) dell’economia mondiale ha rivisto le sue previsioni. L’euro è (per ora) salvo, l’eurozona forse, l’Italia è sulla buona strada. «Ma mancherà gli obiettivi di bilancio» ha previsto. In altre parole, anche per Roubini dovranno essere trovati altri soldi. «E così facendo, la recessione sarà ancora più pesante e lunga». Non certo lo scenario migliore per l’Italia.
*giornalista finanziario

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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