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Economia

Modello tedesco, come funziona e perché piace a Renzi

Il premier si ispira alle riforme del mercato lavoro realizzate negli anni scorsi in Germania. Ecco quali sono

“La Germania non è un nostro nemico, ma un nostro modello”. Parola del presidente del consiglio, Matteo Renzi, che ieri ha presentato il programma di riforme dei mille giorni, dicendo esplicitamente di ispirarsi ai provvedimenti approvati negli anni passati a Berlino, soprattutto nel mercato del lavoro.

La frase pronunciata dal premier è apparsa come un segnale distensivo nei confronti dell'attuale cancelliera tedesca, Anglela Merkel, con cui il governo di Roma ha ingaggiato da tempo un braccio di ferro a distanza, per allentare le politiche di austerity che oggi guidano la politica economica europea. A ben guardare, però, più che alle politiche della Merkel, Renzi si ispira oggi a quelle del suo predecessore, il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, rimasto in carica fino al 2005.

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A partire dal 2003, il governo Schröder mise infatti in cantiere l'Agenda 2010, un programma di misure per aumentare la competitività del sistema-paese, che incontrò non poche opposizioni sul proprio cammino. Alla base dell'Agenda 2010 c'erano proprio alcune riforme del mercato del lavoro approvate in 4 fasi (tra il 2003 e il 2005) e ideate da Peter Hartz, direttore del personale ed ex-membro del consiglio di amministrazione della Volkswagen, oltre che esperto di relazioni industriali.
Ecco, di seguito, i principali pilastri delle misure approvate sotto il cancellierato di Schröder e poi perfezionate anche dalla Merkel.

I MINI-JOB
Sono nuovi contratti di lavoro a basso salario e con orario ridotto, che prevedono una paga di appena 450 euro al mese e sono soggetti a tasse e contributi modestissimi, quasi nulli. Secondo le stime, più di 7 milioni di tedeschi oggi svolgono un mini job. Per 2 milioni di persone è un secondo lavoro, mentre per altri 5 milioni è l'unica fonte di reddito. L'obiettivo che ha portato alla nascita di questi contratti era di far entrare nel mondo del lavoro regolare molte fasce di popolazione prima escluse (per esempio gli studenti o gli immigrati). L'utilizzo esteso dei mini-jobs, tuttavia, è stato criticato da più parti perché considerato una sfruttamento di manodopera malpagata.

UFFICI DI COLLOCAMENTO
Sono stati riformati gli uffici di collocamento pubblici, unificati nell'Agenzia Federale del Lavoro (con un modello di organizzazione che somiglia a quello di una struttura privata e che anche il governo Renzi vorrebbe adottare). Gli uffici dell'Agenzia Federale gestiscono direttamente i sussidi di disoccupazione mentre le aziende che inviano un preavviso di licenziamento al dipendente, con qualche mese in anticipo, devono darne immediata notizia alla stessa agenzia, in modo che il lavoratore inizi subito un percorso di reinserimentoprofessionale, ancor prima di diventare disoccupato.

AMMORTIZZATORI SOCIALI
È stato posto un limite alla durata dei sussidi di disoccupazione ordinaria, che non vengono erogati per più di 12 mesi (18 mesi per i lavoratori anziani over 55). È stato inoltre reso più severo il criterio per l'erogazione dell'indennità (che di solito arriva sino al 67% dell'ultimo stipendio). Chi rifiuta un'offerta di lavoro che proviene dall'ufficio di collocamento, infatti, in Germania perde il diritto all'assistenza statale. Si tratta di un sistema che in teoria è già in vigore anche in Italia, anche se spesso i nostri centri per l'impiego pubblici non riescono a gestire la domanda di lavoro dei disoccupati e a presentare delle offerte di impiego credibili.

REDDITO MINIMO
Sono stati introdotti dei criteri più stringenti per il sussidio sociale riservato ai disoccupati di lunga durata, cioè quelli che hanno perso il lavoro da molto tempo e che ricevono una sorta di reddito minimo garantito (già esistente da tempo nel sistema di welfare tedesco). È stato escluso dall'erogazione di questa indennità chi possiede dei risparmi personali superiori a una certa soglia (fissata inizialmente a 13mila euro circa) mentre è stato stabilito un tetto massimo (attorno a 330-350 euro al mese) per l'importo assegno, a cui però si aggiungono altri contributi per i figli o per gli affitti.

CONTRATTI DI LAVORO
Prima di approvare l'Agenda 2010, l'ex-cancelliere Schröder ventilò anche l'ipotesi di varare delle leggi ad hoc per rendere più flessibili gli accordi collettivi nazionali qualora le imprese e i sindacati non avessero firmato delle intese per rafforzare la contrattazione decentrata. Il che ha spinto le parti sociali tedesche a stipulare, nei singoli territori e nelle singole aziende, nuovi contratti per gestire con maggiore autonomia i turni, le ferie, gli orari e i salari, in modo aumentare la produttività del lavoro derogando agli accordi collettivi nazionali.

TASSE E CONTRIBUTI SOCIALI
Tra il 2004 e il 2006, per abbassare il costo del lavoro, è stato messa in cantiere una riduzione di oltre 2 punti della quota di contributi sui salari destinati al sistema sanitario nazionale. Il taglio è stato finanziato con una riduzione delle prestazioni mediche gratuite, imponendo ai pazienti un sistema di compartecipazione alle spese per le visite e per la prescrizione delle cure. Inoltre, sono state escluse dai benefit pubblici alcune prestazioni mediche non urgenti ma costose come alcuni tipi di cure odontoiatriche. A partire dal 2004, il governo di Berlino ha attuato anche un consistente taglio delle imposte personali, con l'obiettivo di rimettere in tasca ai consumatori quasi 22 miliardi di euro di risorse. La manovra fiscale ha portato a una riduzione dal 48,5 al 42% dell'aliquota fiscale sui redditi più elevati e dal 19,9 al 15% dell'aliquota sulle retribuzioni più basse. Il programma è stato finanziato con un piano di privatizzazioni e di tagli ai sussidi statali.

Analizzando nel dettaglio i provvedimenti attuati in Germania, dunque, si scopre senza dubbio che le riforme di Schröder furono tutt'altro che una passeggiata. Non a caso, l'Agenda 2010 provocò un'ondata di proteste nel paese e fu la principale causa della mancata rielezione del cancelliere socialdemocratico, sconfitto nel 2005 dalla Merkel, seppur di misura. Per imitare i tedeschi, insomma, ci vuole coraggio.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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